Città vecchia di Saba: testo, parafrasi e analisi
La poesia “Città vecchia” di Umberto Saba offre uno sguardo profondo sulla vita quotidiana del quartiere più antico di Trieste, mettendo in luce l’umanità delle persone che lo abitano e riflettendo sul legame tra umiltà e spiritualità.
- Città vecchia: testo e parafrasi della poesia
- Città vecchia: il significato della poesia
- Città vecchia: la struttura, lo stile e le figure retoriche
- Città vecchia: temi e simboli
Città vecchia: testo e parafrasi della poesia
Testo:
Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un’oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.
Qui tra la gente che viene che va
dall’osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l’infinito
nell’umiltà.
Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore,
la tumultuante giovane impazzita
d’amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s’agita in esse, come in me, il Signore.
Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.
Parafrasi:
Spesso, per tornare a casa mia, percorro una via buia della città vecchia. La luce gialla di qualche lampione si riflette nelle pozzanghere, e la strada è affollata. Qui, tra la gente che va e viene dall’osteria alla casa o al bordello, dove merci e uomini sono gli scarti di un grande porto di mare, io ritrovo, passando, l’infinito nell’umiltà. Qui, la prostituta e il marinaio, il vecchio che bestemmia, la donna che litiga, il soldato che siede alla friggitoria, la giovane agitata e impazzita d’amore, sono tutte creature della vita e del dolore; in esse, come in me, si manifesta il Signore. Qui, in compagnia degli umili, sento il mio pensiero diventare più puro proprio dove la via è più sordida.
Città vecchia: il significato della poesia
“Città vecchia” è stata composta da Umberto Saba nel 1912 e inserita nella raccolta “Trieste e una donna” (1910-1912), parte del suo celebre “Canzoniere“. In questo periodo, Saba esplora temi legati alla sua città natale, Trieste, focalizzandosi sugli aspetti più umili e autentici della vita urbana. La poesia descrive una scena quotidiana nel quartiere più antico e malfamato di Trieste, popolato da figure marginali come prostitute, marinai, vecchi bestemmiatori e giovani innamorate. Saba osserva queste persone con empatia, riconoscendo in loro l’essenza della vita e del dolore umano. Egli percepisce una connessione profonda tra l’umiltà di queste esistenze e una dimensione spirituale superiore, affermando che “s’agita in esse, come in me, il Signore”. Questo indica una visione religiosa immanente, dove il divino è presente in ogni creatura, indipendentemente dalla sua condizione sociale.
Il messaggio centrale della poesia sottolinea come, attraverso l’osservazione delle vite semplici e spesso trascurate, si possa riscoprire una purezza interiore. Saba trova nell’umiltà e nella sofferenza di queste persone una forma di infinito, un legame universale che unisce tutti gli esseri umani. La sua riflessione porta a una purificazione del pensiero proprio nei luoghi più degradati, evidenziando una profonda solidarietà umana e spirituale.
Un aspetto rilevante di “Città vecchia” è la visione religiosa di Umberto Saba, che si discosta da una concezione trascendente di Dio per abbracciarne una immanente. Il poeta non cerca il divino nei cieli o nei luoghi di culto, ma lo trova nelle vite comuni, persino in quelle più degradate. La frase “s’agita in esse, come in me, il Signore” sintetizza questa prospettiva: il divino si manifesta nelle emozioni, nei gesti e nelle sofferenze di ogni essere umano. Questa visione è profondamente radicata nel contesto storico e culturale di Saba. Trieste, città di confine e crocevia di culture, rappresenta un microcosmo di diversità e complessità umana. La “città vecchia” diventa quindi un luogo simbolico dove convivono sacro e profano, umiltà e grandezza, degradazione e redenzione.
Trieste, con le sue strade, il porto e i quartieri popolari, è uno degli elementi più ricorrenti nell’opera di Saba. La città non è solo uno sfondo, ma un vero e proprio protagonista delle sue poesie. In “Città vecchia”, il quartiere degradato diventa un luogo di rivelazione spirituale, dove il poeta riesce a cogliere l’essenza dell’umano. Trieste rappresenta per Saba un rifugio e una fonte inesauribile di ispirazione. La sua posizione geografica e la sua storia multiculturale offrono al poeta una prospettiva unica sulla vita, permettendogli di osservare il mondo da una prospettiva di confine, in cui si mescolano culture, lingue e tradizioni diverse. Questa ricchezza si riflette nella varietà di personaggi e situazioni che animano la sua poesia.
Città vecchia: la struttura, lo stile e le figure retoriche
La poesia è composta da tre strofe di lunghezza variabile, con una predominanza di endecasillabi. La prima strofa è una quartina con schema rimico ABBA, mentre le successive presentano una struttura più libera, con rime e assonanze che conferiscono musicalità al testo. Saba utilizza un linguaggio semplice e diretto, ricorrendo a termini colloquiali e quotidiani per descrivere la scena urbana. Questa scelta stilistica riflette la sua volontà di avvicinarsi alla realtà delle persone comuni, evitando artifici retorici complessi. L’uso di immagini concrete, come “qualche fanale” che “si specchia” in una “pozzanghera”, contribuisce a creare un’atmosfera vivida e tangibile. La struttura metrica varia tra endecasillabi, settenari e versi più brevi, creando un ritmo dinamico che rispecchia il movimento della folla descritta. Le rime e le assonanze, sebbene non sempre regolari, legano i versi tra loro, conferendo coesione al componimento.
Saba impiega diverse figure retoriche per arricchire il testo e approfondire il significato delle sue osservazioni. L’anafora di “Qui” all’inizio di più versi sottolinea l’importanza del luogo descritto e crea un effetto di insistenza che guida il lettore attraverso la scena. L’ossimoro “l’infinito nell’umiltà” mette in risalto il contrasto tra l’immensità del divino e la semplicità delle vite umane osservate. L’iperbato, come in “Giallo in qualche pozzanghera si specchia qualche fanale”, altera l’ordine naturale delle parole per enfatizzare l’immagine visiva. L’antitesi tra “puro” e “turpe” nell’ultimo verso evidenzia la contrapposizione tra la purezza del pensiero del poeta e la degradazione dell’ambiente circostante.
La poesia riflette appieno la poetica di Umberto Saba, caratterizzata da un linguaggio semplice e diretto, lontano dagli artifici letterari tipici del Decadentismo o del Futurismo. Saba adotta un realismo lirico, capace di trasformare scene quotidiane in riflessioni universali. Il suo approccio si distingue per la sincerità e l’immediatezza, qualità che gli permettono di instaurare un dialogo empatico con il lettore. La scelta di descrivere personaggi umili e situazioni marginali non è casuale. Saba intende dare voce a chi è spesso ignorato o disprezzato, celebrando la dignità intrinseca di ogni essere umano. Questo aspetto avvicina la sua poetica a quella di altri grandi autori del Novecento, come Cesare Pavese o Pier Paolo Pasolini, che condividono una visione profondamente umanistica.
Città vecchia: temi e simboli
Uno dei temi principali della poesia è la solidarietà umana. Saba si sente parte della comunità che descrive, riconoscendo negli umili e nei marginali un legame universale che li accomuna. Questo senso di appartenenza è espresso attraverso l’immagine del “Signore” che “s’agita” tanto in loro quanto in lui, simbolo della presenza divina che unisce tutti gli esseri viventi. La dualità tra purezza e degrado è un altro tema fondamentale. Il poeta trova una bellezza spirituale nei luoghi più sordidi, dimostrando che la purezza non è necessariamente associata alla perfezione morale o estetica. Al contrario, è proprio nella “via più turpe” che il pensiero del poeta diventa “più puro”. Questo messaggio risuona profondamente nella visione umanistica di Saba, che privilegia l’empatia e la comprensione rispetto al giudizio.
Il simbolismo gioca un ruolo cruciale nella poesia. La “pozzanghera” riflette non solo i lampioni, ma anche l’ambiente degradato che tuttavia contiene una forma di luce. Allo stesso modo, le figure descritte (prostituta, marinaio, vecchio bestemmiatore) non rappresentano solo se stesse, ma diventano archetipi universali di sofferenza, amore e lotta per la sopravvivenza.