Mio padre è stato per me l'assassino di Saba: testo e parafrasi
La poesia “Mio padre è stato per me l’assassino” di Umberto Saba esplora il complesso rapporto tra il poeta e la figura paterna, offrendo una profonda riflessione sulle dinamiche familiari e sulle influenze che queste esercitano sull’identità individuale.
- Mio padre è stato per me l'assassino: testo e parafrasi
- Struttura e analisi della poesia
- Mio padre è stato per me l'assassino: le figure retoriche
- L'influenza della psicoanalisi nella poesia di Saba
- L’umanità della figura paterna
Mio padre è stato per me l’assassino: testo e parafrasi
Testo della poesia:
Mio padre è stato per me l'”assassino”,
fino ai vent’anni che l’ho conosciuto.
Allora ho visto ch’egli era un bambino,
e che il dono ch’io ho da lui l’ho avuto.
Aveva in volto il mio sguardo azzurrino,
un sorriso, in miseria, dolce e astuto,
Andò sempre pel mondo pellegrino;
più d’una donna l’ha amato e pasciuto.
Egli era gaio e leggero; mia madre
tutti sentiva della vita i pesi.
Di mano ei gli sfuggì come un pallone.
“Non somigliare – ammoniva – a tuo padre”.
Ed io più tardi in me stesso lo intesi:
eran due razze in antica tenzone.
Parafrasi:
Mio padre è stato per me “l’assassino” fino ai miei vent’anni, quando l’ho incontrato. Allora ho compreso che era come un bambino e che il dono che possiedo l’ho ereditato da lui. Aveva il mio stesso sguardo azzurro e, nonostante la povertà, un sorriso dolce e furbo. Ha sempre viaggiato per il mondo; diverse donne lo hanno amato e sostenuto. Era allegro e spensierato; mia madre, al contrario, sentiva su di sé tutti i pesi della vita. Lui le sfuggì di mano come un pallone. “Non assomigliare a tuo padre”, mi ammoniva. E io, più tardi, ho compreso dentro di me: erano due nature in eterno conflitto.
Struttura e analisi della poesia
Umberto Saba compose questa poesia nel 1924, inserendola nella raccolta “Autobiografia“, successivamente confluita nel “Canzoniere“. In questo componimento, Saba affronta il tema del rapporto con il padre, Ugo Edoardo Poli, che abbandonò la famiglia prima della sua nascita. Cresciuto con la madre, Felicita Rachele Cohen, il giovane Umberto sviluppò un’immagine negativa del padre, influenzata dai racconti materni che lo dipingevano come un “assassino” delle sue speranze e della stabilità familiare. Solo all’età di vent’anni, incontrando finalmente il padre, Saba rivede questa percezione, riconoscendo in lui tratti di leggerezza e spensieratezza, in contrasto con la serietà e il senso di responsabilità della madre. Il poeta comprende così di aver ereditato dal padre non solo caratteristiche fisiche, come lo sguardo azzurrino, ma anche una certa inclinazione alla leggerezza e alla creatività. Il messaggio centrale della poesia risiede nella presa di coscienza delle proprie radici e nell’accettazione delle dualità interiori derivanti dall’eredità genitoriale.
La poesia è un sonetto composto da due quartine e due terzine di endecasillabi, con schema rimico ABAB ABAB CDE CDE. Questa struttura tradizionale conferisce al componimento una musicalità armoniosa, mentre il linguaggio semplice e diretto avvicina il lettore all’esperienza personale del poeta. L’uso di termini quotidiani e di costruzioni sintattiche lineari riflette l’intento di Saba di rendere la poesia accessibile e sincera, in linea con la sua concezione di una poesia “onesta” e priva di artifici.
Mio padre è stato per me l’assassino: le figure retoriche
Nel sonetto, Saba impiega diverse figure retoriche per arricchire il testo di sfumature e significati profondi. Una delle figure più evidenti è la metonimia, utilizzata al verso 5 con l’espressione “sguardo azzurrino”, che sostituisce la più diretta “occhi azzurri”. Questa scelta conferisce maggiore intensità all’immagine, enfatizzando non solo un tratto fisico, ma anche un’eredità emotiva e simbolica legata al padre. Un altro elemento significativo è l’antitesi, presente al verso 6, dove l’accostamento di “sorriso, in miseria, dolce e astuto” sottolinea la complessità della personalità paterna. Qui convivono tratti apparentemente contraddittori, come la dolcezza e l’astuzia, che riflettono un carattere sfaccettato e ricco di contrasti.
Nei versi 7, 10 e 11 emerge invece l’uso dell’anastrofe, cioè l’inversione dell’ordine naturale delle parole. Questa figura retorica dona al testo una sfumatura più ricercata e poetica, richiamando le tradizioni classiche e conferendo maggiore musicalità ai versi. L’enjambement tra i versi 9 e 10 svolge un ruolo cruciale nella costruzione del ritmo e del significato. La frase si estende oltre la fine del verso, creando un legame fluido tra le immagini del padre e della madre. Questo collegamento sottolinea il contrasto tra le loro nature opposte, rendendo più evidente la tensione tra leggerezza e responsabilità. Infine, l’allitterazione si manifesta al verso 12, con la ripetizione dei suoni “n” e “z” nell’espressione “Non somigliare – ammoniva – a tuo padre”. Questo espediente sonoro amplifica l’insistenza e la forza dell’ammonimento materno, evidenziando il peso dell’influenza della figura genitoriale sulle scelte del poeta. Complessivamente, queste figure retoriche si intrecciano armoniosamente, arricchendo il testo di significati e creando un dialogo profondo tra forma e contenuto.
L’influenza della psicoanalisi nella poesia di Saba
L’opera di Saba è profondamente influenzata dalle teorie psicoanalitiche di Sigmund Freud, che il poeta aveva approfondito durante la sua vita. In “Mio padre è stato per me l’assassino”, l’analisi del rapporto con il padre riflette un percorso di autoanalisi volto a comprendere le radici dei propri conflitti interiori. La presa di coscienza delle dinamiche familiari e delle influenze genitoriali rappresenta un tentativo di riconciliazione con il proprio passato e di integrazione delle diverse componenti della propria identità.
Un elemento centrale della poesia è l’immagine delle “due razze in antica tenzone”. Questa metafora, posta al termine del sonetto, rappresenta il conflitto tra le nature opposte dei genitori, una dicotomia che Saba avverte come parte integrante della propria personalità. Da un lato, il padre incarna la leggerezza, l’indipendenza e un’esistenza dominata dall’istinto e dal desiderio di libertà; dall’altro, la madre rappresenta il peso della responsabilità, il sacrificio e il radicamento alle difficoltà della vita quotidiana. La “tenzone” suggerisce non solo un conflitto, ma anche un equilibrio necessario, dove entrambe le forze contribuiscono alla formazione dell’identità del poeta. Questa consapevolezza conduce Saba verso una maturazione emotiva e una pacificazione interiore, permettendogli di accettare le sue contraddizioni.
“Mio padre è stato per me l’assassino” è un esempio paradigmatico della capacità di Saba di intrecciare il personale e l’universale. La poesia parte da un’esperienza strettamente autobiografica – il confronto con un padre assente e poi ritrovato – ma si apre a temi più ampi, quali la ricerca delle proprie radici, il peso dell’eredità familiare e la tensione tra opposti che caratterizza la condizione umana. L’uso del termine “assassino” non è casuale: oltre a indicare la colpa attribuita al padre per l’abbandono, il termine evoca una rottura, un trauma originario che segna il rapporto del poeta con la figura paterna. Tuttavia, questo trauma diventa un punto di partenza per una riflessione più ampia, che trascende l’individualità per esplorare dinamiche universali tra genitori e figli.
L’umanità della figura paterna
Nel corso della poesia, la figura del padre si evolve da “assassino” a “bambino”, mostrando una progressiva umanizzazione. Saba scopre nel genitore tratti di fragilità e tenerezza che, fino a quel momento, gli erano stati preclusi. Il ritratto del padre non è idealizzato, ma realistico: un uomo dalle molteplici relazioni amorose, sempre in movimento, incapace di assumersi le responsabilità familiari. Tuttavia, è proprio questa complessità a renderlo umano, trasformandolo da figura mitizzata (in negativo) a persona reale, con pregi e difetti. Attraverso questa scoperta, il poeta giunge a una maggiore comprensione di sé stesso.
La poesia suggerisce che l’identità del poeta sia il risultato di un’eredità complessa, composta da elementi contrastanti. Saba riconosce in sé stesso tratti del padre e della madre, rappresentanti di due mondi opposti ma complementari. Questa dualità, inizialmente fonte di conflitto, diventa una risorsa creativa e intellettuale. L’idea di “dono” – menzionata nel verso “e che il dono ch’io ho da lui l’ho avuto” – implica che anche le caratteristiche problematiche o difficili del padre abbiano contribuito a formare il poeta, fornendogli strumenti per affrontare la vita e arricchire la propria arte.
“Mio padre è stato per me l’assassino” rappresenta un momento di sintesi nella poetica di Umberto Saba. Attraverso il confronto con il padre, il poeta non solo esplora il passato familiare, ma intraprende un percorso di comprensione e accettazione delle proprie radici. La poesia, con il suo linguaggio semplice ma denso di significati, si colloca al crocevia tra autobiografia e riflessione universale, dimostrando la capacità di Saba di trasformare esperienze personali in patrimonio condiviso. Questo componimento, pur nella sua brevità, racchiude temi fondamentali della condizione umana: il rapporto tra genitori e figli, il peso dell’eredità, il conflitto tra opposti e il potere della memoria. Attraverso questi elementi, Saba ci invita a guardare oltre le apparenze e a riconoscere la complessità delle relazioni umane, trasformando il rancore in comprensione e il dolore in poesia.