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Petrarca: la poetica e il dissidio interiore nel Secretum

L'autore, fondatore della poesia lirica moderna, durante la sua vita si trovò spesso di fronte a un bivio: la difficile scelta tra virtù terrene e quelle divine

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

La poetica di Petrarca

Amante dei classici, soprattutto quelli latini, grande conoscitore delle opere di Dante e del Dolce stilnovo e insofferente nei confronti della cultura della sua epoca, Francesco Petrarca – secondo la sua stessa testimonianza – incontrò per la prima volta Laura, l’amore che diventerà l’argomento principale delle sue poesie in volgare, nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone il giorno di Venerdì Santo del 1327. Conosciuto in tutta Europa in qualità di uomo di grande cultura e di scrittore raffinato, gli venne offerto l’alloro poetico, il più grande riconoscimento del tempo, sia dall’Università di Parigi che da quella di Roma: scelse di farsi ‘incoronare’ nella seconda città nella quale, nel 1342, elaborò il nucleo della raccolta poetica in volgare il Canzoniere. Tornato in Provenza, trovò nella sua casa in Valchiusa il luogo ideale dove comporre e riflettere. Scrisse in latino il saggio ‘De Viris Illustribus’ e il poema epico ‘Africa’, incentrato sulle imprese di Scipione e la definitiva sconfitta di Cartagine nella Seconda Guerra Punica, quindi si dedicò alla composizione di numerose lettere poi ordinatamente raccolte in ‘familiares’, ‘seniles’ e ‘sine nomine’. Nel 1351 iniziò invece a lavorare ai ‘Trionfi’ in lingua volgare: si tratta di un poemetto allegorico che rappresenta il trionfo di sei valori fondamentali, vale a dire Amore, Pudicizia, Morte, Fama, Tempo ed Eternità. Il tema fondamentale della riflessione di Francesco Petrarca riguarda l’idea dell’uomo intesa come l’insieme dei suoi limiti e delle sue capacità, un argomento che il poeta cercò di far comprendere anche agli intellettuali suoi contemporanei, affermando che tra la cultura latina e la civiltà cristiana non esiste opposizione, bensì continuità. Si trattò, in sostanza, di una visione totalmente nuova della cultura pagana, oltre che un’eredità che Petrarca trasmise agli uomini del Quattrocento, rendendolo, di fatto, il precursore dell’Umanesimo.

Il Secretum

Nel 1347 iniziò a dedicarsi al Secretum, un’opera scritta in prosa sotto forma di dialogo tra lo stesso Petrarca e Sant’Agostino, alla presenza della Verità, che appare al poeta in veste di una donna che cerca di aiutarlo a guardare dentro di sé. È quindi la Verità a coinvolgere Sant’Agostino, al fine di far riflettere Petrarca sulla morte, di fargli comprendere i valori fondamentali della vita e di fargli riconoscere i suoi peccati. Inoltre, il Santo spiega al poeta che il suo amore per Laura, oltre a quello per la gloria terrena (come fama e successo), altro non sono che due catene che lo tengono legato alla Terra: per tale motivo, la sua anima è impossibilitata a seguire i valori religiosi. Così, seppur convinto dalla veridicità di tali riflessioni, Francesco Petrarca ammette la propria debolezza e la propria incapacità di perseguire solo ed esclusivamente tali dettami, affermando che il dissidio interiore è una condizione da accettare, in quanto propedeutica alla formazione dell’uomo moderno.

Il dissidio interiore

Il dissidio interiore può essere considerato come l’aspetto più intimo della personalità di Petrarca, espresso magistralmente nelle sue opere. Il poeta, nel corso della sua vita, si trovò sovente di fronte all’ardua decisione tra virtù terrene e virtù divine: la dicotomia nasce dal fatto che, da un lato, è totalmente in balia dei sentimenti nei confronti dell’amata Laura, mentre dall’altro prova una sorta di estasi per la bellezza di Dio e del Creato. Pur nella consapevolezza che tutto ciò che esiste sul pianeta ha una data di scadenza, a differenza delle realtà metafisica che è di per sé eterna, Petrarca non riuscì mai a svincolarsi del tutto dall’attrazione verso i fascini terreni. Quest’aspetto viene trattato dal poeta nella lettera inviata a Dionigi da Borgo San Sepolcro, in cui afferma come il fratello Gherardo – che aveva preso i voti per entrare in convento – fosse stato più coraggioso di lui. Afferma di aver scelto una strada diversa, apparentemente più semplice, ma in realtà più complicata e che gli causa continuo dolore.