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Francesco d'Assisi: vita e opere dell'autore

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Francesco d’Assisi è una delle figure più emblematiche della spiritualità cristiana e della cultura medievale. Fondatore dell’Ordine francescano, è venerato per la sua semplicità, il suo amore per la natura e la sua vita dedicata alla povertà e all’aiuto dei più deboli. La sua influenza si estende non solo alla sfera religiosa, ma anche a quella letteraria e culturale, grazie alle sue opere scritte in volgare.

La vita di Francesco d’Assisi

Francesco d’Assisi, nato con il nome di Giovanni di Pietro Bernardone nel 1181 o 1182, era figlio di un ricco mercante di stoffe, Pietro di Bernardone, e di una nobildonna provenzale, Pica Bourlemont. Cresciuto in un ambiente agiato, Francesco ebbe un’infanzia privilegiata e si dedicò fin da giovane alle attività commerciali del padre. Tuttavia, la sua vita cambiò radicalmente a partire dal 1204, quando, in seguito a una malattia e a un fallito tentativo di arruolarsi come cavaliere nelle guerre di conquista della città di Assisi, iniziò a interrogarsi sul senso della vita e sul significato della ricchezza materiale.

L’evento chiave nella vita di Francesco avvenne nel 1205, quando, dopo aver sentito una voce divina nella chiesa di San Damiano, abbandonò le sue ricchezze e si dedicò completamente a Dio, vivendo in povertà. Il suo gesto più radicale fu quello di restituire i vestiti e il denaro al padre, rinunciando così alla vita mondana. Da quel momento, si dedicò alla predicazione e all’assistenza dei poveri, attirando attorno a sé un gruppo di seguaci, i primi frati minori, che vivevano secondo il suo ideale di povertà e semplicità.

Nel 1209, Francesco e i suoi compagni si recarono a Roma per ottenere l’approvazione papale del loro modo di vivere. Papa Innocenzo III, colpito dalla loro umiltà e fervore, approvò verbalmente la Regola francescana, consentendo loro di predicare. Questo segnò l’inizio dell’Ordine francescano, che si diffuse rapidamente in tutta Europa. Francesco divenne un punto di riferimento non solo per i suoi seguaci, ma anche per la Chiesa stessa, che vedeva in lui un rinnovamento spirituale.

La vita di Francesco fu segnata da episodi di grande intensità mistica, come la ricezione delle stigmate nel 1224 sul monte della Verna, un segno che la tradizione cristiana interpreta come la partecipazione fisica alle sofferenze di Cristo. Francesco morì il 3 ottobre 1226 ad Assisi, lasciando un’eredità spirituale immensa. Venne canonizzato nel 1228 da papa Gregorio IX, e la sua tomba, situata nella basilica di San Francesco ad Assisi, è tuttora meta di pellegrinaggi.

Il volgare di Francesco d’Assisi

Uno degli aspetti più rivoluzionari di Francesco d’Assisi fu la scelta di scrivere anche in volgare, la lingua parlata dal popolo, in un’epoca in cui il latino era ancora la lingua dominante per la letteratura e i testi sacri. Questa decisione fu profondamente legata alla sua missione di avvicinare le persone comuni al messaggio evangelico, rompendo con la tradizione elitista che relegava la conoscenza e la religione agli ambienti colti e alle classi elevate. Nonostante ciò, comunque la maggior parte degli scritti dell’autore sono in lingua latina.

Scrivere in volgare rappresentava per Francesco un modo per comunicare direttamente con il popolo, trasmettendo il messaggio della fede in una forma semplice e accessibile. Il suo obiettivo era quello di rendere il Vangelo comprensibile a tutti, senza mediazioni culturali o linguistiche che ne complicassero la comprensione. In questo senso, Francesco può essere considerato uno dei pionieri della letteratura volgare italiana, contribuendo alla nascita di una tradizione che si svilupperà poi con autori come Dante Alighieri, Petrarca e Boccaccio.

Francesco non era un letterato di professione, ma un uomo di fede che utilizzava la parola come strumento di predicazione. Tuttavia, la sua scrittura è permeata da una poetica naturale e sincera, in cui il linguaggio semplice e diretto si intreccia con una profondità spirituale straordinaria. La sua opera più celebre, il Cantico delle creature, ne è un esempio emblematico: un inno alla bellezza del creato, scritto in un volgare umile e comprensibile, ma di grande potenza espressiva.

La scelta del volgare non era solo un fatto linguistico, ma anche un atto di umiltà e di prossimità. Francesco non voleva parlare dall’alto di un pulpito, ma stare vicino al popolo, usando le stesse parole e condividendo le stesse esperienze quotidiane. La sua attenzione per la lingua comune riflette il suo desiderio di una Chiesa vicina ai poveri e alle persone semplici, in cui la parola di Dio potesse essere davvero compresa e vissuta da tutti.

Le opere di San Francesco d’Assisi

Le opere di San Francesco d’Assisi riflettono il suo profondo legame con la spiritualità e la natura, il suo amore per la povertà e la sua visione di una vita dedicata interamente a Dio. La sua produzione letteraria non è vasta, ma è caratterizzata da una grande intensità spirituale e da un linguaggio semplice, adatto a trasmettere messaggi profondi in modo diretto.

Uno dei testi fondamentali è la Regola francescana, un insieme di norme che regolano la vita dei frati minori. La prima regola, detta Regola non bollata, fu redatta nel 1210 e successivamente rivista e approvata definitivamente da papa Onorio III nel 1223 con la Regola bollata. In questi testi, Francesco descrive lo stile di vita che i frati devono seguire: la povertà assoluta, la predicazione itinerante, l’umiltà e l’obbedienza alla Chiesa.

Un’altra opera importante è la Lettera ai fedeli, una sorta di esortazione spirituale rivolta non solo ai membri del suo ordine, ma a tutti i cristiani. In questo scritto, Francesco invita a vivere una vita di fede autentica, basata sulla carità, l’umiltà e il distacco dai beni materiali.

Le Lodi di Dio Altissimo sono una breve preghiera composta da Francesco, che esprime la sua gratitudine e devozione a Dio. Anche in questo caso, la semplicità del linguaggio si unisce a una profondità spirituale che rende questo testo uno dei più amati della tradizione francescana.

Tuttavia, l’opera più famosa e celebrata di Francesco è senza dubbio il Cantico delle creature, conosciuto anche come Cantico di Frate Sole, che rappresenta un inno alla bellezza del creato e alla bontà di Dio.

Il Cantico delle creature o Cantico di Frate Sole di Francesco d’Assisi

Il Cantico delle creature, conosciuto anche come Cantico di Frate Sole, è probabilmente l’opera più famosa e significativa di Francesco d’Assisi. Scritto intorno al 1224, è considerato uno dei primi testi poetici in lingua volgare italiana e rappresenta un inno alla creazione, alla bellezza del mondo naturale e alla lode di Dio.

Il Cantico delle creature è un esempio straordinario di come la spiritualità francescana sia profondamente radicata nella contemplazione della natura. Francesco vedeva nel creato una manifestazione diretta della bontà e della potenza di Dio. Ogni elemento della natura – il sole, la luna, le stelle, il vento, l’acqua, il fuoco, la terra – viene celebrato come un dono divino e come un fratello o una sorella dell’uomo. Questa visione di fratellanza universale, che include anche gli elementi naturali, è uno degli aspetti più innovativi e affascinanti del pensiero di Francesco.

Il messaggio centrale del Cantico è l’invito a lodare Dio per tutte le sue creature e per il dono della vita stessa. Francesco non esalta solo gli aspetti positivi della natura, come la luce del sole o la purezza dell’acqua, ma include anche il dolore e la morte, che considera parte integrante del disegno divino. Nella parte finale del Cantico, Francesco loda Dio anche per la "sora nostra Morte corporale", accettando con serenità il destino umano e la fine della vita terrena come un passaggio necessario verso la vita eterna.

Il linguaggio semplice e diretto del Cantico riflette la volontà di Francesco di comunicare un messaggio di speranza e gratitudine a tutti, senza distinzioni di ceto o di cultura. La sua umiltà traspare in ogni verso, così come il suo amore per la vita e per il creato. Questo testo, pur nella sua semplicità, è considerato una delle più grandi espressioni della letteratura religiosa e spirituale di tutti i tempi.