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Dante e Boccaccio a confronto

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Dante Alighieri e Giovanni Boccaccio rappresentano due pilastri fondamentali nella storia della letteratura italiana. Sebbene entrambi appartengano al Medioevo e abbiano contribuito in modo significativo alla lingua e alla cultura italiana, i loro approcci, le tematiche e lo stile delle loro opere li rendono figure uniche e profondamente diverse.

Da una parte, Dante incarna una visione mistica e teologica della realtà, con un’opera che rispecchia una dimensione profondamente morale e spirituale; dall’altra, Boccaccio esplora l’umanità con uno sguardo terreno e realistico, ponendo al centro l’esperienza quotidiana e le sfumature della vita umana.

Dante e Boccaccio: le differenze

Pur condividendo una profonda passione per la poesia e la narrazione, Dante e Boccaccio si collocano in contesti culturali e artistici distinti. Dante fu uno dei principali esponenti del Dolce Stilnovo, movimento letterario che si sviluppò nel XIII secolo e che portò una nuova concezione dell’amore come forza spirituale e purificatrice. I poeti stilnovisti, tra cui Guinizzelli, Cavalcanti e lo stesso Dante, celebravano un amore etereo, legato alla nobiltà d’animo e alla bellezza interiore, spesso associato a una dimensione trascendente. La poesia stilnovista di Dante riflette questa visione elevata dell’amore, che trova la sua massima espressione nella figura di Beatrice, simbolo di perfezione spirituale e guida verso la salvezza.

Boccaccio, invece, non appartiene al Dolce Stilnovo e rappresenta un’evoluzione del pensiero letterario che si distacca dalla poetica dantesca. Egli è considerato un precursore dell’umanesimo, e con il Decameron introduce una visione più terrena e concreta dell’amore e delle passioni umane. Lontano dagli ideali stilnovisti, Boccaccio esplora i vizi, le virtù, e le debolezze degli uomini, con un approccio che privilegia la realtà e il mondo sensoriale. Questa differenza di visione tra i due autori riflette il cambiamento culturale in atto nel XIV secolo, dove l’interesse si sposta progressivamente dalla dimensione ultraterrena a quella umana e sociale.

Il tema dell’amore in Dante e Boccaccio

L’amore rappresenta un tema fondamentale per entrambi gli autori, ma viene trattato con sensibilità molto diverse. Dante, fedele agli ideali stilnovisti, concepisce l’amore come un’energia che eleva l’anima e avvicina l’uomo a Dio. La sua amata Beatrice non è solo una donna, ma una guida spirituale che conduce il poeta verso la salvezza e la comprensione della verità divina. L’amore in Dante è una forza redentrice, un’esperienza mistica che trascende i sensi per assumere una valenza simbolica e religiosa. In questa concezione, l’amore terreno è solo un riflesso dell’amore divino, e la bellezza della donna amata rappresenta l’eternità e la perfezione del creato.

Boccaccio, al contrario, affronta l’amore da una prospettiva più realistica e pragmatica. Nel Decameron, l’amore è spesso legato alle passioni terrene e alle vicende quotidiane, privo di quel carattere idealizzato che si riscontra in Dante. Boccaccio descrive un amore che può essere giocoso, carnale, ma anche ingannevole e pericoloso. Questa rappresentazione riflette la visione umanistica dell’autore, che si concentra sulla natura umana in tutte le sue contraddizioni. L’amore, in Boccaccio, non è né puramente spirituale né totalmente carnale, ma viene descritto in tutte le sue sfumature, dall’attrazione fisica alla tenerezza e al desiderio di connessione emotiva.

La Divina Commedia e il Decameron a confronto

Le due opere più celebri di Dante e Boccaccio, la Divina Commedia e il Decameron, rappresentano due visioni del mondo radicalmente differenti, pur avendo alcuni punti di contatto. La Divina Commedia è una delle opere più monumentali della letteratura universale, un viaggio allegorico attraverso i regni dell’aldilà, dove Dante esplora la condizione dell’anima umana in relazione alla giustizia divina. Attraverso la struttura dell’Inferno, Purgatorio e Paradiso, Dante compone un affresco teologico e morale, in cui ogni peccato e ogni virtù trovano il proprio posto in un disegno cosmico ordinato e giusto. La Divina Commedia è una celebrazione della fede e della salvezza, dove il destino dell’anima è guidato da principi eterni e universali.

Il Decameron, d’altra parte, è un’opera terrena, incentrata sulla vita quotidiana e sulle esperienze degli uomini e delle donne del XIV secolo. Composto da cento novelle, il Decameron riflette una società che si interroga sulle questioni morali senza ricorrere a una visione teologica. Le storie narrate sono spesso ironiche e pungenti, con protagonisti che cercano di sfuggire ai rigidi codici morali della loro epoca. Boccaccio non giudica i suoi personaggi con la severità morale di Dante, ma li presenta con uno sguardo comprensivo, talvolta indulgente, lasciando che il lettore tragga le proprie conclusioni.

Nonostante queste differenze, vi sono elementi comuni tra le due opere. Sia nella Divina Commedia che nel Decameron, emerge un profondo interesse per la condizione umana e per i dilemmi morali che essa comporta. Tuttavia, mentre Dante cerca risposte nel divino, Boccaccio le trova nella complessità dell’esperienza umana. La Divina Commedia è un viaggio verso la redenzione, mentre il Decameron è un viaggio attraverso la varietà delle esperienze umane, dove la verità non è unica e assoluta, ma molteplice e sfaccettata.