L'Orlando Furioso raccontato da Italo Calvino
Il viaggio attraverso le pagine dell’Orlando Furioso raccontato da Calvino è un’esperienza che unisce meraviglia e riflessione, ironia e profondità. Quando uno dei massimi scrittori italiani del Novecento si confronta con uno dei poemi più amati della letteratura rinascimentale, il risultato è una riscoperta critica e narrativa, capace di restituire all’opera di Ariosto la sua vitalità originaria, pur interpretandola alla luce della sensibilità contemporanea.
Italo Calvino, nel suo adattamento del poema ariostesco pubblicato nel 1970, non si limita a riassumere o semplificare, ma intraprende un’operazione culturale di grande intelligenza: traduce per i lettori moderni non solo il linguaggio, ma anche il gusto narrativo e l’impianto mentale dell’Ariosto, restituendo l’essenza di un’opera che è insieme epica e gioco, eroismo e disincanto, amore e follia.
L’Orlando Furioso, nella versione calviniana, diventa una mappa di storie intrecciate, dove il lettore è chiamato a perdersi con piacere, seguendo il filo sottile che lega il cavaliere e il narratore, la memoria e l’invenzione, la letteratura e la vita.
- Il metodo di Calvino: riscrivere senza tradire
- L’Orlando Furioso come “romanzo delle storie”
- Il ruolo dell’ironia: un’epica rovesciata
- Le figure femminili: Angelica, Bradamante e l’ambiguità dell’amore
- Astolfo sulla Luna: la memoria perduta dell’uomo
- La funzione educativa dell’adattamento
Il metodo di Calvino: riscrivere senza tradire
Il punto di partenza dell’opera calviniana è una domanda precisa: come restituire la complessità del Furioso a un lettore moderno senza snaturarlo? La scelta dell’autore non è quella della parafrasi scolastica o della riduzione didattica. Al contrario, Calvino decide di scrivere un nuovo testo, che pur ispirandosi fedelmente all’Ariosto, segua le leggi della narrativa moderna.
Il risultato è un’opera che si muove tra adattamento e interpretazione, con uno stile limpido, controllato, eppure capace di evocare la ricchezza fantastica del poema originale. Calvino seleziona gli episodi più significativi, li collega attraverso un tessuto narrativo coerente e li racconta con la leggerezza e l’intelligenza tipiche della sua prosa, riuscendo così a valorizzare la struttura reticolare dell’opera di Ariosto senza sacrificarne la complessità.
L’operazione di Calvino si rivela anche un atto di mediazione culturale: egli prende per mano il lettore moderno, lo guida attraverso l’intrico delle avventure, ma non lo protegge dal disorientamento. Anzi, ne fa un elemento fondamentale dell’esperienza di lettura, rinnovando così il principio di sospensione e digressione che è alla base della poetica ariostesca.
L’Orlando Furioso come “romanzo delle storie”
Una delle intuizioni centrali di Calvino è quella di leggere il poema di Ariosto come un romanzo delle storie, un intreccio infinito di vicende che si interrompono, si riprendono, si incrociano in modo inaspettato. Questa struttura a episodi, che per secoli è stata considerata una debolezza rispetto all’unità dell’epica classica, viene invece da Calvino valorizzata come elemento di modernità.
Nel suo adattamento, Calvino mantiene questa pluralità di fili narrativi, ma li organizza con maestria, facendo emergere una coerenza profonda sotto l’apparente frammentarietà. Il lettore segue le avventure di Orlando, Ruggiero, Astolfo, Angelica, Bradamante e gli altri, ma è sempre consapevole di trovarsi in un universo in cui il centro si sposta continuamente, e dove la digressione è una regola, non un’eccezione.
Questo modo di raccontare si avvicina al gusto del lettore moderno, abituato alle narrazioni frammentate, seriali, postmoderne. Calvino, con il suo sguardo acuto, mostra come Ariosto fosse già autore del nostro tempo, maestro del molteplice e del paradossale, e non semplice cantore di cavalieri e incantamenti.
Il ruolo dell’ironia: un’epica rovesciata
Uno degli aspetti più evidenti nell’adattamento calviniano è la valorizzazione dell’ironia ariostesca. Calvino riconosce in Ariosto un narratore disincantato, capace di giocare con le convenzioni dell’epica e di smascherarne le illusioni senza mai cadere nel cinismo. È proprio questa leggerezza intelligente, questo equilibrio tra partecipazione e distacco, che rende l’Orlando Furioso un’opera modernissima.
Nel raccontare l’amore di Orlando per Angelica, la follia del paladino, le guerre tra cristiani e saraceni, le magie di Atlante o le discese sulla Luna, Calvino mette in risalto l’elemento comico, paradossale, surreale, che attraversa l’intero poema. L’eroismo si alterna al grottesco, la passione al gioco, la morte alla risata.
Calvino non moralizza mai, non semplifica i personaggi, ma lascia che parlino attraverso le loro contraddizioni, mostrando come la vera forza di Ariosto stia nel rifiuto di ogni assoluto, nel movimento continuo tra generi e registri. L’ironia, così, diventa strumento di conoscenza, chiave per accedere a un mondo in cui nulla è stabile, ma tutto è possibile.
Le figure femminili: Angelica, Bradamante e l’ambiguità dell’amore
Un elemento particolarmente interessante nella lettura calviniana è il modo in cui vengono trattate le figure femminili, spesso trascurate o ridotte a stereotipi nella critica tradizionale. Angelica, ad esempio, non è semplicemente l’oggetto del desiderio di Orlando, ma una figura autonoma, sfuggente, imprevedibile, che rifiuta il ruolo passivo assegnatole e agisce secondo una logica tutta sua.
Calvino restituisce a Angelica la sua complessità, il suo essere desiderata ma mai posseduta, figura di libertà e di destabilizzazione. Allo stesso modo, Bradamante, la guerriera innamorata di Ruggiero, è un personaggio che rompe gli schemi del genere, incarnando un’idea di eroismo femminile che sfida le convenzioni.
Attraverso queste figure, l’adattamento di Calvino fa emergere un tema cruciale: l’amore come forza ambigua, destabilizzante, spesso distruttiva. L’Orlando Furioso, sotto la superficie dell’avventura cavalleresca, è un’opera che riflette sull’inconsistenza del desiderio, sulla follia dell’innamoramento, sulla fragilità della ragione quando è travolta dalla passione.
Astolfo sulla Luna: la memoria perduta dell’uomo
Tra gli episodi più emblematici del Furioso, quello del viaggio di Astolfo sulla Luna occupa un posto speciale. Calvino lo racconta con particolare attenzione, riconoscendone il valore simbolico e filosofico. Nella Luna, Ariosto colloca tutto ciò che sulla Terra è stato perduto: lacrime, promesse, amori dimenticati, parole inutili. Ma anche — ed è qui il paradosso — il senno di Orlando, impazzito per amore.
Questo episodio, che fonde fantasia e riflessione, assume nelle mani di Calvino una valenza moderna, quasi metafisica. La Luna diventa il luogo della memoria smarrita, dell’assurdo e del possibile, un archivio dell’umano in cui tutto ciò che si crede perduto trova una nuova forma di esistenza.
Attraverso questo racconto, Calvino sembra suggerire che la letteratura, come il viaggio di Astolfo, è un atto di recupero, una forma di esplorazione di ciò che è stato dimenticato o trascurato. E in questo senso, l’Orlando Furioso stesso è una luna di carta, piena di frammenti dispersi, di echi, di verità nascoste.
La funzione educativa dell’adattamento
Sebbene Calvino rifiuti ogni intento didascalico in senso stretto, il suo adattamento del Furioso ha una chiara funzione formativa e culturale. Non si tratta solo di rendere accessibile un testo difficile, ma di offrire al lettore gli strumenti per comprendere una forma mentis diversa, per entrare in un universo letterario dove l’identità non è unitaria, ma molteplice.
Calvino si rivolge a lettori giovani, ma non semplifica mai oltre il necessario. Al contrario, li sfida a seguire il filo del racconto, a comprendere l’ironia, a muoversi tra le digressioni. In questo modo, il testo diventa un esercizio di lettura attiva, un invito a vivere la letteratura come un gioco serio, come uno spazio in cui si può ridere, pensare, immaginare.