Personaggi e storie nell’Orlando Furioso di Ariosto
Nel panorama della letteratura cavalleresca del Rinascimento, l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto rappresenta una delle opere più complesse, raffinate e ricche di intrecci della tradizione occidentale. Composto in ottave e pubblicato per la prima volta nel 1516 (poi rivisto nel 1521 e nel 1532), il poema prosegue le vicende dell’Orlando Innamorato di Boiardo, portandole però su un piano più articolato, maturo e profondamente rinascimentale.
All’interno di questa architettura narrativa si muove una moltitudine di personaggi, ciascuno con il proprio carattere, le proprie debolezze, i propri desideri e la propria evoluzione. Le loro storie, ora eroiche, ora grottesche, ora malinconiche, offrono uno straordinario specchio della complessità dell’animo umano, in una visione che alterna l’ironia alla tragedia, la magia alla realtà.
- Orlando: l’eroe che impazzisce per amore
- Angelica: una donna libera e inafferrabile
- Ruggiero e Bradamante: l’amore tra due pari
- Astolfo: la razionalità che recupera la follia
- Rodomonte: l’eccesso della forza
- Alcine, Atlante e il mondo della magia
- I personaggi minori: tra ironia e riflessione
- La ricchezza dell’umano nell’epopea ariostesca
Orlando: l’eroe che impazzisce per amore
Al centro dell’opera troviamo Orlando, paladino di Carlo Magno e simbolo della tradizione cavalleresca. Ma Ariosto lo priva della sua consueta dimensione epica e lo trasforma in un personaggio tragicamente umano. Il cavaliere, il più forte tra i cristiani, non combatte contro i Saraceni né per la fede, ma viene travolto dalla passione amorosa per Angelica, una passione che lo condurrà alla follia.
L’episodio della pazzia di Orlando, una delle sezioni più celebri del poema, rappresenta una vera e propria decostruzione del modello epico tradizionale. La mente del cavaliere, incapace di sopportare la vista dell’amata tra le braccia di un altro uomo, si spezza, e il suo comportamento diventa irrazionale, animalesco, violento. La sua armatura viene abbandonata, i suoi gesti si fanno convulsi, il suo nome, carico di gloria, si svuota di senso.
Solo con l’intervento di Astolfo, che sale sulla Luna per recuperare il senno perduto di Orlando, l’eroe potrà ritrovare la propria identità. Questo episodio, ricco di simbolismo e ironia, riflette la visione ariostesca dell’umanità: grandezza e miseria coesistono nell’animo umano, e nessun eroe è al riparo dal potere devastante dell’amore.
Angelica: una donna libera e inafferrabile
Angelica, la principessa del Catai, è il motore del desiderio maschile per eccellenza. Desiderata da molti (Orlando, Rinaldo, Ferraù, Sacripante), è la figura che mette in crisi l’ordine della cavalleria, scompaginando le alleanze e provocando duelli, tradimenti e follie. Tuttavia, Angelica non è una semplice “donna da salvare”: Ariosto le conferisce una personalità autonoma, fatta di astuzia, libertà e determinazione.
Nel poema, Angelica fugge continuamente, sottraendosi al controllo dei cavalieri che la inseguono. Quando incontra Medoro, un giovane soldato saraceno ferito, se ne innamora e lo cura. Questo amore, così umile e sincero, rappresenta un rovesciamento radicale rispetto agli stereotipi cavallereschi: Angelica non sceglie l’eroe invincibile, ma un giovane ignoto. Questo gesto scatena la crisi di Orlando, e mostra come Ariosto voglia sovvertire le aspettative del lettore, attribuendo alla donna un potere attivo e decisionale.
Angelica, quindi, incarna la forza dell’eros sovversivo, ma anche la volontà femminile di sottrarsi al dominio patriarcale, scegliendo liberamente il proprio destino.
Ruggiero e Bradamante: l’amore tra due pari
Tra le storie più importanti e centrali del poema vi è quella di Ruggiero e Bradamante, due personaggi che simboleggiano l’unione tra il mondo pagano e quello cristiano, nonché l’origine mitica della casata estense, a cui Ariosto dedica l’opera. Ruggiero è un cavaliere saraceno, valoroso e nobile, destinato a convertirsi al cristianesimo; Bradamante è una guerriera cristiana, sorella di Rinaldo, abile con la spada e dotata di coraggio pari ai suoi compagni maschi.
La loro storia d’amore è tormentata da ostacoli, inganni e separazioni, ma si fonda su una relazione di reciprocità, di rispetto e di coraggio condiviso. Bradamante non è la classica damigella da salvare: è una donna autonoma, che combatte, prende decisioni, rifiuta di sposarsi se non alle proprie condizioni. Il suo amore per Ruggiero è sincero, ma mai sottomesso.
Il loro legame rappresenta un ideale rinascimentale di armonia, in cui eros e valore si fondono, e in cui l’unione tra culture diverse – cristiana e musulmana – si trasforma in un progetto politico di pacificazione e progresso.
Astolfo: la razionalità che recupera la follia
Personaggio singolare e talora comico, Astolfo, duca d’Inghilterra, rappresenta l’elemento fantastico e razionale al tempo stesso. Con la sua lancia d’oro, il corno magico e l’ippogrifo, egli attraversa mondi straordinari, affronta giganti e demoni, e diventa il protagonista di uno degli episodi più simbolici dell’opera: la salita sulla Luna.
In questo viaggio ultraterreno, Astolfo visita il Paradiso Terrestre, incontra San Giovanni Evangelista e giunge in un luogo dove sono custodite tutte le cose perdute sulla Terra, tra cui il senno di Orlando, conservato in un’ampolla. Questo episodio, che mescola allegoria, religione, fantasia e ironia, mostra la capacità di Ariosto di fondere sapienza e comicità, spiritualità e parodia.
Astolfo, pur essendo un personaggio marginale nella trama cavalleresca, diventa strumento di salvezza e di equilibrio, restituendo senso alla follia e riportando l’ordine laddove regnava il caos.
Rodomonte: l’eccesso della forza
Il saraceno Rodomonte, re d’Algeri, è l’incarnazione della forza brutale e smisurata, dell’eroismo portato all’eccesso fino alla tracotanza. Il suo nome è diventato emblematico di un comportamento arrogante e sopra le righe. È fiero, impetuoso, invincibile sul campo di battaglia, ma anche incapace di contenere le proprie passioni.
Rodomonte è innamorato di Doralice, ma non riesce a conquistarla. Quando viene a sapere della conversione di Ruggiero al cristianesimo, si sente tradito e sfida l’antico amico in un duello mortale, che termina con la sua sconfitta. Il suo destino tragico rivela come la forza cieca e l’orgoglio non possano nulla contro il valore equilibrato e razionale.
Rodomonte è uno dei personaggi più teatrali del poema, e la sua figura simboleggia la perdita di misura e il fallimento dell’eroismo isolato, incapace di evolversi.
Alcine, Atlante e il mondo della magia
Ariosto popola il suo universo narrativo di maghi, fate, castelli incantati e oggetti magici, che diventano strumenti narrativi per ritardare, confondere, trasformare il corso delle vicende. Tra i personaggi più affascinanti vi è Alcina, maga seduttrice che vive su un’isola incantata dove trasforma in piante o animali gli amanti abbandonati.
Quando Ruggiero approda sull’isola, viene sedotto dai suoi incanti, dimentica Bradamante e resta prigioniero del piacere. Solo l’intervento della maga Melissa, che rompe l’incantesimo, lo libera. La vicenda ha un chiaro significato allegorico: il piacere sensuale, se non contenuto dalla ragione e dalla memoria, porta alla perdita di sé.
Anche Atlante, il mago che cerca di impedire a Ruggiero di partecipare alla guerra per paura che muoia, costruisce una fortezza illusoria dove i cavalieri vagano senza scopo. Questi elementi fantastici, pur ispirandosi alla tradizione medievale, sono rielaborati da Ariosto in chiave umanistica, come simboli delle illusioni e dei pericoli dell’esistenza umana.
I personaggi minori: tra ironia e riflessione
Accanto ai grandi protagonisti, l’Orlando Furioso è popolato da una miriade di personaggi minori, alcuni comici, altri tragici, altri ancora semplicemente pittoreschi. Figure come Grifone e Aquilante, Gabrina, Marganorre, Pinabello, contribuiscono a creare un mondo narrativo vasto e complesso, dove ogni storia ha una funzione, un colore, un insegnamento.
Questi personaggi permettono ad Ariosto di esplorare tipi umani diversi, di inserire episodi morali, satire sociali, e di giocare con le aspettative del lettore. Anche se non centrali, essi sono essenziali per la costruzione del tono ironico e polifonico del poema, che alterna continuamente il comico al drammatico, il nobile al grottesco.
La ricchezza dell’umano nell’epopea ariostesca
I personaggi dell’Orlando Furioso non sono semplici maschere del genere cavalleresco: sono esseri complessi, contraddittori, profondamente umani. Ariosto non costruisce eroi monolitici, ma figure vive, capaci di emozionare, sorprendere, commuovere. La loro molteplicità riflette quella del mondo rinascimentale, un mondo in cui la certezza assoluta lascia spazio al relativismo, alla mobilità, alla ricerca del senso.
Attraverso le loro vicende, l’autore disegna un affresco straordinario, in cui il destino individuale si intreccia con quello collettivo, e in cui la libertà del desiderio, la potenza dell’amore e il peso del caso determinano le sorti degli uomini. Nell’Orlando Furioso, la narrazione diventa specchio dell’uomo moderno, e ogni personaggio è una finestra sulla sua fragilità e grandezza.