La pazzia di orlando: riassunto, parafrasi e analisi
La pazzia di Orlando rappresenta uno degli episodi più emblematici e intensi dell’“Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto. Questo momento cruciale del poema mette in luce la fragilità dell’animo umano di fronte alle passioni e alle delusioni amorose, offrendo al contempo una profonda riflessione sulla natura dell’amore e della ragione.
- La pazzia di Orlando: il riassunto
- L'analisi del passo
- Il tema della follia nell'Orlando Furioso
- Il recupero del senno e il significato della guarigione di Orlando
La pazzia di Orlando: il riassunto
Nel ventitreesimo canto dell’“Orlando Furioso”, il paladino Orlando, eroe invincibile e simbolo di virtù cavalleresche, si trova a vagare per le foreste della Francia in cerca della sua amata Angelica. Durante il suo peregrinare, giunge in una radura che reca evidenti tracce di un recente soggiorno amoroso: incisioni sugli alberi e sulle rocce celebrano l’amore tra Angelica e un certo Medoro. Inizialmente, Orlando rifiuta di credere a ciò che vede, attribuendo quelle iscrizioni a mere coincidenze o a tentativi di inganno. Tuttavia, la realtà si rivela in tutta la sua crudezza quando un pastore locale gli racconta dettagliatamente della relazione tra Angelica e Medoro, mostrando persino un anello che la donna gli aveva donato in segno di gratitudine.
Di fronte all’evidenza, Orlando è sopraffatto dal dolore e dalla gelosia. La sua sofferenza interiore si manifesta in un’esplosione di follia: distrugge tutto ciò che lo circonda, si spoglia delle sue armi e delle sue vesti, simboli della sua identità di cavaliere, e vaga nudo per i boschi, preda di una furia incontrollabile. Questa crisi rappresenta la completa perdita del senno da parte di Orlando, che abbandona la ragione e si lascia dominare dalla disperazione.
L’analisi del passo
L’episodio della pazzia di Orlando è ambientato in un contesto ricco di simbolismo. La radura in cui il paladino scopre le tracce dell’amore tra Angelica e Medoro è descritta come un locus amoenus, un luogo idilliaco caratterizzato da una natura rigogliosa e armoniosa. Questo scenario, tradizionalmente associato alla pace e alla serenità, contrasta fortemente con il tumulto interiore di Orlando, amplificando l’intensità del suo dramma personale.
La scelta di Ariosto di collocare questo episodio al centro esatto del poema, tra la fine del ventitreesimo e l’inizio del ventiquattresimo canto, non è casuale. Essa sottolinea l’importanza centrale del tema della follia all’interno dell’opera e rappresenta un punto di svolta nella narrazione. La pazzia di Orlando diventa così il fulcro attorno al quale ruotano le vicende degli altri personaggi e gli sviluppi successivi della trama.library.
La descrizione della follia di Orlando è caratterizzata da un crescendo drammatico. Inizialmente, il paladino cerca di negare l’evidenza, aggrappandosi a spiegazioni razionali per giustificare ciò che vede. Tuttavia, man mano che le prove dell’amore tra Angelica e Medoro si accumulano, la sua resistenza psicologica cede, culminando in un’esplosione di rabbia e dolore che lo porta a perdere completamente la ragione. Questo processo è descritto con grande maestria da Ariosto, che utilizza una serie di immagini potenti e simboliche per rappresentare la discesa di Orlando nella follia..
Il tema della follia nell’Orlando Furioso
La follia di Orlando non è un episodio isolato, ma si inserisce in un più ampio contesto tematico che attraversa l’intero poema. Ariosto esplora la sottile linea che separa la ragione dalla pazzia, mostrando come le passioni, in particolare l’amore, possano condurre anche l’uomo più valoroso e razionale alla perdita di sé. Questo tema riflette le inquietudini del Rinascimento, un’epoca caratterizzata da grandi scoperte e progressi, ma anche da profonde crisi esistenziali e morali.
La rappresentazione della follia di Orlando si distingue da quella tradizionale della letteratura epica medievale, in cui il cavaliere è solitamente un eroe invincibile e inossidabile, capace di superare ogni ostacolo senza vacillare. Ariosto, invece, umanizza il suo protagonista, mostrandolo vulnerabile e soggetto alle stesse emozioni e debolezze degli uomini comuni. Questa rappresentazione anticipa in parte le riflessioni moderne sulla psicologia umana, dando al poema una straordinaria modernità.
Un altro aspetto rilevante della follia di Orlando è il rapporto con la natura. Dopo aver perso il senno, il paladino si spoglia dei suoi abiti e delle sue armi, abbandonando così non solo il suo ruolo di cavaliere, ma anche la sua stessa identità. A partire da questo momento, Orlando diventa una figura selvaggia, simile a una bestia, che si aggira nei boschi senza meta, distruggendo ciò che incontra sulla sua strada. Questo ritorno alla dimensione primitiva dell’essere umano riflette la perdita della razionalità e il dominio degli istinti più incontrollabili.
Il recupero del senno e il significato della guarigione di Orlando
La follia di Orlando non è irreversibile. Nel Canto 34, grazie all’intervento del paladino Astolfo, il senno di Orlando viene recuperato in un luogo simbolico e straordinario: la Luna. Qui, secondo Ariosto, vengono conservate tutte le cose che gli uomini perdono sulla Terra, comprese la ragione, la gloria e le speranze vane. Astolfo, dopo aver raggiunto la Luna con l’aiuto di San Giovanni Evangelista, trova l’ampolla contenente il senno di Orlando e gliela riporta. Una volta annusato il liquido al suo interno, il paladino recupera la ragione e torna in sé.
Il viaggio di Astolfo sulla Luna è uno degli episodi più emblematici e filosofici dell’Orlando Furioso. Ariosto suggerisce che la follia non è una condizione definitiva e irreversibile, ma uno stato dal quale è possibile risvegliarsi, a patto che si riconosca l’insensatezza delle proprie passioni. Il senno può essere perduto, ma anche recuperato, e questo messaggio introduce un tema di speranza e possibilità di redenzione.
Tuttavia, il ritorno alla ragione non implica una trasformazione profonda del personaggio. Orlando, pur avendo recuperato il senno, non si libera completamente della sua natura passionale, e la sua esperienza non lo conduce a un cambiamento radicale. Questo elemento è particolarmente significativo: Ariosto sembra suggerire che l’uomo, per quanto possa superare le proprie crisi, rimane sempre prigioniero delle sue debolezze e delle sue emozioni.