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La poetica del fanciullino di Pascoli

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

La poetica del fanciullino di Giovanni Pascoli rappresenta uno dei concetti chiave per comprendere l’idea di poesia e il modo in cui l’autore concepiva il ruolo del poeta e della poesia nella vita umana. Il fanciullino, secondo Pascoli, è quella parte infantile, pura e incontaminata che ogni essere umano conserva dentro di sé anche durante l’età adulta. Questa figura diventa simbolo della capacità di meravigliarsi, di cogliere la realtà con uno sguardo innocente e spontaneo, e di vivere l’esperienza poetica in maniera immediata e genuina. Attraverso la poetica del fanciullino, Pascoli propone una visione della poesia come strumento di scoperta, di consolazione e di riconnessione con le verità più profonde e semplici dell’esistenza.

La poetica del fanciullino di Pascoli

La poetica del fanciullino nasce dall’idea che dentro ogni essere umano esista un “fanciullino”, una sorta di entità interiore che, come un bambino, è in grado di vedere il mondo con occhi nuovi, stupiti e meravigliati. Pascoli introduce questo concetto nel saggio intitolato Il fanciullino, pubblicato nel 1897, in cui elabora la sua teoria poetica. Il fanciullino non è altro che quella voce interna, pura e priva di pregiudizi, che permette all’uomo di percepire la realtà con immediatezza, di scorgere il lato nascosto delle cose e di accedere a una dimensione poetica che sfugge alla razionalità.

Secondo Pascoli, il fanciullino è il vero poeta, colui che sa cogliere la bellezza nelle piccole cose, che si meraviglia di fronte alla natura e che sa tradurre le emozioni in parole semplici ma profonde. Mentre l’adulto è appesantito dall’esperienza, dalla razionalità e dalla conoscenza, il fanciullino conserva la capacità di stupirsi e di sognare. Questo bambino interiore, che Pascoli identifica come il poeta che esiste in ogni individuo, è capace di vedere oltre l’apparenza delle cose, di dare voce alle emozioni più nascoste e di esplorare le verità universali con lo stesso spirito di un bambino che scopre il mondo per la prima volta.

La poetica del fanciullino si contrappone alla visione tradizionale della poesia come arte alta e intellettuale. Per Pascoli, la poesia non deve essere complessa o cerebrale, ma piuttosto deve esprimere la spontaneità e la semplicità dell’animo umano. La bellezza della poesia sta nella sua capacità di evocare sentimenti autentici e genuini, di comunicare con il cuore del lettore senza bisogno di artifici stilistici o intellettuali. Il poeta, come il fanciullino, deve mantenere vivo questo sguardo innocente e capace di vedere la verità nascosta nel quotidiano, trasformando anche le esperienze più banali in poesia.

Pascoli considera il fanciullino non solo una figura poetica, ma anche una metafora del rapporto tra l’uomo e il mondo. Il fanciullino è colui che, pur vivendo in un mondo adulto e razionale, non smette di cercare la meraviglia, di interrogarsi sulla realtà e di dare un senso alla vita attraverso l’immaginazione e il sentimento. Questo atteggiamento rappresenta per Pascoli una sorta di resistenza alla perdita di sensibilità che spesso caratterizza l’età adulta, un tentativo di preservare quel legame con la dimensione del sogno e della fantasia.

La poesia e la sua funzione consolatrice

Per Pascoli, la poesia svolge una funzione fondamentale nella vita umana: è uno strumento di consolazione e di comprensione, che permette all’uomo di affrontare le sofferenze e le difficoltà dell’esistenza. La figura del fanciullino si ricollega strettamente a questa concezione della poesia, poiché è proprio attraverso il fanciullino che l’uomo riesce a trovare sollievo dalle inquietudini della vita. La capacità di vedere il mondo con uno sguardo innocente e meravigliato permette di trascendere la realtà, di dare voce alle emozioni più profonde e di trovare un senso anche nelle esperienze più dolorose.

La poesia, secondo Pascoli, ha la capacità di riconciliare l’uomo con la natura e con se stesso, offrendo uno spazio di rifugio in cui l’animo può esprimersi liberamente. Il fanciullino, con la sua semplicità e il suo stupore, è in grado di cogliere il mistero della vita, di scoprire la bellezza nascosta nelle cose e di creare un dialogo tra l’uomo e il mondo. Questa capacità di riconoscere la bellezza e di esprimere le emozioni autentiche rappresenta la vera forza della poesia, che diventa così un mezzo per superare il dolore e per trovare una forma di serenità interiore.

Pascoli vede nella poesia una funzione terapeutica, capace di guarire le ferite dell’animo e di offrire una via di consolazione. Il fanciullino, con la sua innocenza e la sua sensibilità, diventa il tramite attraverso cui la poesia può compiere questo ruolo. Nelle sue poesie, Pascoli esprime spesso un senso di malinconia e di solitudine, ma è proprio attraverso la poesia che riesce a dare voce a questi sentimenti e a trovare una forma di conforto. La natura, spesso presente nelle sue opere, non è solo un elemento estetico, ma diventa un rifugio spirituale, un luogo in cui il fanciullino può ritrovare il suo legame con il mondo e con la propria interiorità.

Inoltre, la poesia pascoliana non è solo individuale, ma ha una funzione universale. Il fanciullino, infatti, non è solo il poeta, ma anche il lettore che si confronta con la poesia. La lettura delle poesie permette al lettore di riscoprire il proprio fanciullino interiore, di ritrovare quella parte di sé che è capace di stupirsi e di emozionarsi. In questo senso, la poesia diventa un dialogo tra il poeta e il lettore, un percorso di condivisione emotiva che aiuta entrambi a trovare sollievo dalle difficoltà della vita.