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Giornata della Memoria, cos’è e quando ricorre

Il 27 gennaio 1945, giorno in cui fu liberato il campo di concentramento di Auschwitz, è dedicato al ricordo delle vittime dell’Olocausto

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

Il 27 gennaio 1945 ricorre in larga parte del mondo il Giorno della Memoria per ricordare i milioni di vittime dell’Olocausto nazista. Una data simbolica, legata al giorno della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, dove furono sterminati ebrei, Rom, Sinti, testimoni di Geova e tutti coloro che erano considerati nemici della Germania di Hitler.

“Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo”.

Nelle parole di Anna Frank è contenuto il senso del Giorno della Memoria nato non solo per ricordare la Shoah, ma anche affinché sia da monito per l’umanità.

La liberazione di Auschwitz

È circa mezzogiorno del 27 gennaio 1945 quando un’avanguardia della 60ª Armata del generale Viktor Kurockin, gli esploratori del 1° Fronte Ucraino del maresciallo Ivan Konev, nei pressi della città polacca di Oswiecim (Auschwitz), si accorgono dell’esistenza del campo di concentramento.

“La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles ed io i primi a scorgerla […] Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che delimitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi”

Così Primo Levi, uno dei prigionieri italiani rinchiusi in quel campo, descriverà i momenti che precedono l’arrivo dell’Armata Rossa sovietica, che svelerà al mondo gli orrori di un piano di annientamento, la folle Soluzione Finale pianificata dai nazisti, senza precedenti nella storia europea.

L’Armata Rossa, nella sua inesorabile avanzata dalla Vistola all’Oder, ha messo in allarme i nazisti, che da qualche settimana hanno iniziato ad evacuare Auschwitz: distruggendo gran parte delle strutture, tra le quali i forni crematori, portando con sé la maggior parte dei prigionieri e abbandonando alla loro sorte i circa 7.000 considerati di intralcio a una rapida fuga, anziani, bambini e malati. La battaglia che precede la liberazione è breve ma cruenta, almeno 200 sovietici perdono la vita. Intorno alle 3 del pomeriggio è tutto finito e i russi abbattono il cancello e fanno il loro ingresso nel campo, segnando simbolicamente la fine della persecuzione del popolo ebraico.

Shoah, genocidio

Le persecuzioni nei confronti degli ebrei iniziarono in Germania nel 1933 con l’ascesa al potere del partito nazionalsocialista di Adolf Hitler e applicate via via a tutti i paesi conquistati. L’Italia, alleata dei tedeschi dal 1936, introdusse le leggi razziali nel 1938. Dal 1941 gli ebrei vennero sistematicamente rastrellati e deportati in luoghi segreti, che solo alla fine della Seconda Guerra Mondiale si rivelarono in tutto il loro orrore. Fu nel corso del Processo di Norimberga, tra il 1945 e il 1946, che venne usata per la prima volta la parola genocidio, neologismo coniato nel 1944 dal giurista polacco di origine ebraica Raphael Lemkin unendo il termine greco “genos”, che significa stirpe, e quello latino “cidio”, che significa uccidere. Il genocidio è un piano che mira alla sistematica eliminazione dei membri di un gruppo nazionale, etnico, religioso, politico, solo perché appartenenti a questo gruppo. Si calcola che nel corso della Shoah sia stato sterminato un terzo della popolazione di religione ebraica.

Il Giorno della Memoria in Italia

Auschwitz è stato anche il campo degli italiani. Tra gli ebrei deportati dall’Italia, infatti, la quasi totalità fu destinata ad Auschwitz. Furono oltre 7mila le vittime italiane della Shoah, circa il 13% dei cittadini italiani di razza ebraica. Primo Levi, Remo Jona, Bruno Piazza, Corrado Saralvo, il piccolo Luigi Ferri e le gemelline Andra e Tatiana Bucci furono tra i presenti al momento della liberazione, il 27 gennaio, data che dal 20 luglio del 2000 è per legge la Giornata della Memoria in Italia. La legge numero 211 è composta da due semplici articoli che istituiscono:

  • una commemorazione pubblica non soltanto della Shoah, ma anche delle leggi razziali approvate sotto il fascismo, di tutti gli italiani, ebrei e non, che sono stati uccisi, deportati ed imprigionati, e di tutti coloro che si sono opposti alla “soluzione finale” voluta dai nazisti
  • l’organizzazione di cerimonie, incontri ed eventi commemorativi e di riflessione, rivolti in particolare alle scuole e ai più giovani affinché simili eventi non possano mai più accadere

La risoluzione dell’ONU

Cinque anni più tardi dell’Italia, il 1° novembre del 2005, anche l’ONU ha proclamato ufficialmente, in occasione dei 60 anni dalla liberazione dei campi di concentramento, il 27 gennaio “Giornata della Memoria”. Nella risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite:

  • è prevista l’istituzione di una task force internazionale per l’educazione, la ricerca e il ricordo
  • viene rifiutato in modo netto qualunque tentativo di negazione dell’Olocausto come evento storico, sia totale che parziale
  • si invita alla preservazione dei luoghi che un tempo ospitavano campi di concentramento, di lavoro e di sterminio
  • si condanna infine senza riserve l’intolleranza, l’odio e l’aggressività verso persone e comunità motivate da differenze religiose ed etniche

Significato

La Giornata della Memoria non ha solamente il compito di commemorare le vittime. Ma anche quello di conoscere e ricordare uno dei capitoli più bui della nostra storia per far sì che non si ripeta mai più.

“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”.

Il monito di Primo Levi che ha ispirato la risoluzione che designa il 27 gennaio “Giornata internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto”, tramite la quale le Nazioni Unite esortano gli Stati membri a “sviluppare programmi educativi per infondere la memoria della tragedia nelle generazioni future e impedire che il genocidio si ripeta”.