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Festa del 2 Giugno: la nascita della Repubblica Italiana

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

Il 2 giugno è una delle date più significative nella storia dell’Italia moderna. Ogni anno, in questa giornata, il Paese celebra la Festa della Repubblica, un momento di profonda riflessione civica e identitaria. Si tratta di una ricorrenza che ricorda la scelta storica compiuta dal popolo italiano al termine della Seconda guerra mondiale: l’abbandono della monarchia e la nascita della Repubblica democratica italiana.

Il 2 giugno non è soltanto una festa nazionale, ma rappresenta un punto di svolta epocale, il simbolo della rinascita di una nazione ferita dalla guerra e dalla dittatura, che sceglie di fondare il proprio futuro sulla partecipazione popolare, sui diritti civili e sui valori democratici.

Il contesto storico: l’Italia tra monarchia e repubblica

Per comprendere appieno l’importanza della Festa del 2 Giugno è necessario analizzare il contesto storico che ha preceduto questo evento. L’Italia, nel periodo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, era una monarchia costituzionale, guidata dalla casa reale dei Savoia. Tuttavia, la monarchia perse progressivamente legittimità agli occhi dei cittadini, soprattutto per il suo ruolo ambiguo e spesso complice nel corso del ventennio fascista.

Il re Vittorio Emanuele III, infatti, nel 1922 non si oppose all’ascesa al potere di Benito Mussolini e del suo partito, anzi, gli affidò il governo legittimandone l’autorità. Nel corso degli anni successivi, firmò senza esitazioni le leggi fascistissime, accettò la soppressione delle libertà civili e sostenne l’aggressiva politica estera che portò l’Italia alla guerra.

Durante la Seconda guerra mondiale, il legame tra monarchia e fascismo si fece ancora più evidente. L’Italia, alleata della Germania nazista, entrò in guerra nel 1940, subendo una serie di pesanti sconfitte militari. Nel 1943, con il paese in ginocchio, Mussolini fu destituito, ma la monarchia non riuscì a ristabilire l’ordine né a riscattarsi agli occhi degli italiani.

Nacque così una profonda spaccatura: il Nord Italia fu occupato dai nazisti e governato dalla Repubblica Sociale Italiana, mentre il Sud fu liberato dagli Alleati e affidato a un governo provvisorio. La guerra civile, la devastazione e l’umiliazione del regime portarono l’opinione pubblica a maturare una crescente sfiducia nella monarchia e il desiderio di un cambiamento radicale.

Il Referendum del 2 giugno 1946

Terminato il conflitto, il futuro dell’Italia era tutt’altro che definito. Il Paese usciva distrutto, economicamente e moralmente, da una guerra sanguinosa e da oltre vent’anni di dittatura. In questo contesto difficile, fu indetto un referendum istituzionale per decidere se l’Italia dovesse restare una monarchia o diventare una repubblica. La data scelta fu il 2 giugno 1946, e l’evento rappresentò un momento di straordinaria importanza per la storia nazionale.

Per la prima volta, il diritto di voto fu esteso anche alle donne, che parteciparono in massa, dimostrando una straordinaria consapevolezza e senso civico. Questo elemento segnò un salto epocale nella partecipazione politica e nella parità dei diritti, conferendo al referendum un valore ancora più profondo.

Il risultato del voto fu chiaro: circa il 54% degli italiani scelse la Repubblica, mentre il 46% si pronunciò per la Monarchia. Nonostante alcune contestazioni e polemiche, soprattutto da parte dei sostenitori monarchici, la scelta fu ratificata ufficialmente, e l’Italia divenne a tutti gli effetti una Repubblica. Lo stesso giorno si tennero anche le elezioni per l’Assemblea Costituente, incaricata di redigere la nuova Costituzione, che sarebbe entrata in vigore il 1º gennaio 1948. Il 2 giugno 1946 segnò quindi non solo una trasformazione istituzionale, ma anche l’inizio di un nuovo percorso fondato su libertà, diritti e rappresentanza democratica.

L’esilio dei Savoia e l’inizio della Repubblica

All’indomani del referendum, Umberto II, salito al trono da appena un mese dopo l’abdicazione del padre Vittorio Emanuele III, fu costretto a lasciare il Paese. Partì per l’esilio in Portogallo, dove visse fino alla sua morte nel 1983. Con lui terminò ufficialmente la monarchia in Italia, e venne sancito l’inizio di una nuova era repubblicana.

Per rafforzare la rottura con il passato monarchico, la nuova Costituzione italiana, approvata nel 1947, vietò ai membri maschi della famiglia Savoia di rientrare in Italia. Questo divieto restò in vigore fino al 2002. La Repubblica italiana, nei suoi primi anni di vita, fu guidata da personalità come Enrico De Nicola, primo Capo provvisorio dello Stato, e da presidenti come Luigi Einaudi, che contribuirono a costruire una nuova legittimità democratica, fondata su valori di uguaglianza, solidarietà e responsabilità.

La transizione non fu priva di difficoltà. Il Paese doveva ricostruire le sue istituzioni, la sua economia e la sua identità, ma il passaggio dalla monarchia alla repubblica rappresentò un elemento fondante per la rinascita nazionale, simbolo di un’Italia che, dopo aver conosciuto dittatura e guerra, decideva finalmente di affidare il proprio destino alla sovranità del popolo.

La Festa della Repubblica: celebrazioni e significato

La Festa della Repubblica fu celebrata per la prima volta nel 1948, e da allora rappresenta uno dei momenti più solenni della vita pubblica italiana. Ogni anno, il 2 giugno, le istituzioni organizzano eventi commemorativi e cerimonie in tutto il territorio nazionale, ma è Roma il centro simbolico delle celebrazioni.

Il momento più suggestivo è la parata militare ai Fori Imperiali, alla presenza del Presidente della Repubblica, delle più alte cariche dello Stato, dei rappresentanti delle Forze Armate e di delegazioni internazionali. Durante la giornata, il Capo dello Stato depone anche una corona d’alloro presso il Milite Ignoto, al Vittoriano, in memoria di tutti i soldati italiani caduti per la patria. Le celebrazioni coinvolgono anche il Quirinale, che spesso apre i suoi giardini al pubblico, e numerose città organizzano eventi culturali, concerti, conferenze e iniziative per ricordare la storia e il valore della Repubblica.

La Festa della Repubblica ha un significato che va oltre la semplice commemorazione storica. È un’occasione per rinnovare il senso di appartenenza alla comunità nazionale, per ricordare che la democrazia è un bene prezioso, frutto di scelte difficili e sacrifici. In un tempo in cui i valori della partecipazione e del dialogo democratico vengono spesso messi in discussione, il 2 giugno ci ricorda l’importanza di difendere le istituzioni repubblicane, i diritti civili e la dignità di ogni cittadino.

La Festa della Repubblica è molto più di una semplice giornata festiva: è il simbolo di una scelta storica collettiva, compiuta da un popolo che, dopo anni di guerre, dittature e sofferenze, decise di cambiare rotta e costruire un futuro diverso. Il 2 giugno 1946 rappresenta la nascita di una nuova Italia, libera, democratica e fondata sulla sovranità popolare.

Ricordare e celebrare questa data significa riconoscere il valore della nostra Costituzione, il peso della storia che ci ha portati fin qui e la responsabilità che ogni cittadino ha nel contribuire alla crescita di una società giusta e inclusiva. La Repubblica non è solo un’istituzione, ma un patto civile che ci unisce e ci impegna ogni giorno.