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Guerra fredda: gli eventi più importanti dello scontro

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

L’evoluzione della geopolitica mondiale nel corso del XX secolo ha visto avvicendarsi momenti di tensione e distensione, ma pochi periodi possono vantare un’importanza paragonabile a quella della Guerra Fredda. Tra il 1947 e il 1991, il mondo ha vissuto una contrapposizione senza precedenti tra due superpotenze, gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica, rappresentanti di due sistemi politici, economici e ideologici opposti.

Non si trattava solo di una lotta per la supremazia globale, ma anche di un conflitto profondo tra capitalismo e comunismo, tra democrazia liberale e autoritarismo socialista. Sebbene non sia mai degenerata in un confronto armato diretto tra le due potenze, la Guerra Fredda ha influenzato pesantemente la politica internazionale, dando origine a guerre per procura, crisi nucleari e una corsa agli armamenti senza paragoni.

Il mondo prima della Guerra Fredda

Prima dell’inizio della Guerra Fredda, il mondo era in uno stato di profondo cambiamento e riassestamento. La fine della Seconda Guerra Mondiale nel 1945 aveva lasciato un paesaggio geopolitico completamente trasformato:

  • l’Europa, teatro di due devastanti conflitti in meno di mezzo secolo, era in rovina, con nazioni intere da ricostruire e economie distrutte.
  • le colonie europee in Africa, Asia e Medio Oriente aspiravano all’indipendenza, mettendo in discussione il vecchio ordine imperialista.
  • gli Stati Uniti emergevano dalla guerra come la principale potenza economica e militare occidentale.
  • l‘Unione Sovietica, pur avendo subito perdite devastanti, si consolidava come una superpotenza militare, estendendo la sua influenza sull’Europa orientale.

La cooperazione tra alleati durante la guerra stava cedendo il passo a diffidenze e sospetti, in particolare riguardo alle intenzioni sovietiche in Europa e all’espansione del comunismo. La conferenza di Yalta e quella di Potsdam, che avevano cercato di stabilire un’agenda post-bellica, avevano seminato i semi della divisione, con profonde divergenze su come gestire la ricostruzione dell’Europa e la questione tedesca. Questo scenario post-bellico, caratterizzato da potenze emergenti, nazionalismi nascenti e l’ombra delle armi nucleari, ha creato il terreno fertile per l’insorgere della Guerra Fredda, un confronto che avrebbe dominato la scena mondiale per decenni a venire.

Cominform e Comecon: Architettura dell’influenza sovietica nella Guerra Fredda

Il periodo post-bellico e l’ascesa della Guerra Fredda furono contrassegnati dalla creazione di strutture e organizzazioni che avevano lo scopo di consolidare e ampliare l’influenza delle superpotenze nelle loro rispettive sfere di controllo. Dal lato sovietico, due di queste istituzioni fondamentali furono il Cominform e il Comecon, entrambe essenziali nella promozione e nel mantenimento della leadership dell’URSS nell’Europa orientale e oltre.

Il Cominform (Bureau d’Informazione dei Partiti Comunisti e Operai), istituito nel 1947, aveva lo scopo di coordinare le attività dei partiti comunisti in tutta Europa e di garantire che seguissimo la linea di Mosca. Era essenzialmente un mezzo per Stalin di esercitare un controllo diretto sui partiti comunisti stranieri, specialmente in un momento in cui temeva la diluizione dell’ideologia comunista e possibili deviazioni dalla visione sovietica. Attraverso il Cominform, Mosca poteva dirigere le politiche dei partiti comunisti in altri paesi, assicurandosi che questi rimanessero leali all’URSS e rispondessero alle sue esigenze strategiche.

Il Comecon (Consiglio per la Mutua Assistenza Economica), fondato nel 1949, aveva invece un obiettivo economico. Era stato creato come risposta al Piano Marshall proposto dagli Stati Uniti per aiutare nella ricostruzione dell’Europa occidentale. Il Comecon intendeva promuovere la cooperazione economica tra i paesi socialisti, garantendo che le economie dell’Europa orientale fossero legate a quella sovietica e dipendessero da essa. Questo ha anche facilitato l’integrazione economica dei paesi dell’Europa orientale, con l’URSS che forniva risorse naturali, soprattutto energia, in cambio di prodotti manifatturieri e agricoli.

Entrambe queste organizzazioni hanno giocato un ruolo cruciale nell’influenzare la direzione e la natura della Guerra Fredda. Attraverso il Cominform e il Comecon, l’URSS ha potuto assicurarsi che i paesi dell’Europa orientale rimanessero saldamente nella sua orbita, sia ideologicamente che economicamente. Questo ha contribuito a cristallizzare la divisione dell’Europa in blocchi orientali e occidentali, una divisione che sarebbe diventata una delle caratteristiche definitorie della Guerra Fredda e la presenza di queste strutture ha anche rinforzato la percezione, in particolare nell’Occidente, di un blocco orientale monolitico e unito sotto la guida sovietica, accentuando ulteriormente la divisione ideologica e geopolitica del periodo.

Origini e sviluppo della Guerra di Corea

La Guerra di Corea, svoltasi tra il 1950 e il 1953, è stata uno degli eventi più significativi del periodo della Guerra Fredda, simbolo della crescente tensione tra Occidente e Oriente. Le origini di questo conflitto affondano nelle decisioni prese alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Al termine del conflitto globale, la Corea, precedentemente sotto il dominio giapponese dal 1910, venne liberata e suddivisa lungo il 38° parallelo: la Corea del Nord sotto l’occupazione sovietica e la Corea del Sud sotto l’occupazione statunitense. Questa divisione era intesa come temporanea, ma le crescenti tensioni tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica la resero permanente.

Il Nord, sotto la guida di Kim Il-sung e con il sostegno sovietico, adottò un sistema comunista, mentre il Sud, sotto Syngman Rhee e con il patrocinio americano, seguì un percorso capitalista. Entrambe le parti rivendicavano la legittimità su tutta la penisola coreana, e entrambe erano determinate a riunificarla sotto la propria ideologia e leadership. Questa rivalità raggiunse il culmine il 25 giugno 1950, quando le truppe del Nord invasero il Sud, dando inizio al conflitto.

Gli Stati Uniti, sotto l’egida delle Nazioni Unite, intervennero a sostegno della Corea del Sud, mentre la Cina, temendo una presenza militare statunitense al suo confine, intervenne a favore della Corea del Nord nel novembre 1950. Questo conflitto, divenuto una sorta di “guerra per procura” tra potenze maggiori, vide alterne fortune sul campo di battaglia, con territori che cambiavano costantemente mano tra le forze del Nord e del Sud.

Sebbene sia il Nord che il Sud abbiano ottenuto vittorie, nessuna delle parti è riuscita a ottenere un vantaggio decisivo. Tre anni di combattimenti sanguinosi portarono a un armistizio il 27 luglio 1953. La penisola rimase divisa lungo una zona demilitarizzata, e non fu mai firmato un trattato di pace ufficiale. La Guerra di Corea ha lasciato un’eredità di diffidenza e ostilità tra Nord e Sud, una divisione che perdura ancora oggi.

Il Patto di Varsavia e la Guerra in Vietnam: due punti chiave della Guerra Fredda

Il Patto di Varsavia e la Guerra in Vietnam rappresentano due momenti cardine nell’evoluzione della Guerra Fredda, mettendo in luce le tensioni tra le due superpotenze, USA e URSS, e il loro impegno in aree geografiche diverse, attraverso guerre per procura.

Firmato nel 1955, il Patto di Varsavia nasceva come risposta diretta al NATO (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) e segnava un rafforzamento dell’alleanza tra l’Unione Sovietica e le sue nazioni satellite dell’Europa dell’Est. Questo trattato militare aveva lo scopo di garantire mutua assistenza in caso di aggressione, consolidando l’influenza sovietica sull’Europa orientale e simboleggiando la divisione dell’Europa in due blocchi contrapposti. La creazione del Patto di Varsavia non fece altro che accrescere la percezione di una Cortina di Ferro che divideva l’Est comunista dall’Ovest capitalista.

Quasi un decennio dopo la firma del Patto di Varsavia, la Guerra in Vietnam diventò il teatro di un altro scontro tra le ideologie capitalista e comunista. Iniziata come una resistenza anticoloniale contro i francesi, la lotta in Vietnam si trasformò presto in una guerra civile tra il Vietnam del Nord, comunista e sostenuto dall’URSS e dalla Cina, e il Vietnam del Sud, anticomunista e sostenuto dagli Stati Uniti. L’intervento militare americano a pieno titolo nel 1965 trasformò la guerra in un conflitto di proporzioni maggiori, rappresentando l’intenzione degli Stati Uniti di contenere la diffusione del comunismo in Asia.

Questa guerra divenne ben presto un punto doloroso per gli Stati Uniti, con pesanti perdite e crescenti proteste domestiche contro l’intervento. Nel 1973, gli Stati Uniti ritirarono le loro truppe, e due anni dopo, Saigon, la capitale del Vietnam del Sud, cadde nelle mani dei comunisti. Questo evento fu visto da molti come un fallimento della politica di contenimento americana e contribuì a un crescente sentimento di sfiducia nei confronti delle azioni estere degli Stati Uniti.

Entrambi questi eventi, il Patto di Varsavia e la Guerra in Vietnam, intensificarono le tensioni della Guerra Fredda e illustrarono la determinazione con cui entrambe le superpotenze cercavano di estendere la loro sfera di influenza, spesso a spese delle nazioni coinvolte.

La caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione dell’URSS: la fine di un’era

La caduta del Muro di Berlino nel 1989 e la successiva dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991 rappresentano due degli eventi più significativi del XX secolo, segnando la fine della Guerra Fredda e l’inizio di una nuova era geopolitica.

Per quasi trent’anni, il Muro di Berlino non era stato solo una divisione fisica tra Berlino Est e Berlino Ovest, ma era stato simbolo della spaccatura ideologica tra Est e Ovest, comunismo e capitalismo. Eretto nel 1961, era diventato un simbolo tangibile della “Cortina di Ferro” che separava il blocco orientale dal blocco occidentale. Tuttavia, alla fine degli anni ’80, l’Europa dell’Est vide una serie di movimenti di protesta e riforme. Il desiderio di libertà e le richieste di democrazia, uniti alle crescenti difficoltà economiche, portarono a pressioni sempre maggiori sulle leadership comuniste e, nel novembre 1989, in mezzo a crescenti manifestazioni e alla fuga dei cittadini dell’Est attraverso paesi confinanti, le autorità della Germania Est annunciarono che i cittadini potevano attraversare il confine. Quella notte, migliaia di persone si riversarono al muro, celebrando, abbracciandosi e iniziando a demolire fisicamente quella barriera. La caduta del muro fu il preludio all’inevitabile: la riunificazione della Germania meno di un anno dopo.

Parallelamente a questi eventi, l’Unione Sovietica stava attraversando una profonda crisi. Sotto la leadership di Michail Gorbačëv, che introdusse riforme come “Perestrojka” (ristrutturazione) e “Glasnost” (apertura), cercando di modernizzare l’economia sovietica e di concedere maggiore libertà di espressione, le cose comunque non funzionavano. Queste riforme, pur ben intenzionate, accelerarono il declino dell’URSS.

Nazionalismi repressi iniziarono a emergere nelle repubbliche sovietiche, e manifestazioni e richieste di indipendenza divennero sempre più frequenti. Nel 1991, un tentato colpo di stato a Mosca mirava a restaurare il controllo centrale, ma fallì, indebolendo ulteriormente l’autorità di Gorbačëv. Nel dicembre dello stesso anno, la Russia, l’Ucraina e la Bielorussia firmarono un trattato che effettivamente dissolse l’Unione Sovietica, ponendo fine a sette decenni di dominio comunista e cambiando radicalmente il panorama geopolitico mondiale.

Questi avvenimenti non solo segnarono la fine della divisione ideologica dell’Europa e del dominio sovietico, ma gettarono le basi per la nascita di nuove nazioni, la diffusione della democrazia nell’Europa dell’Est e l’inizio di un nuovo ordine mondiale.

Mappa mentale della Guerra fredda: USA vs URSS

Più volte, nel corso del Novecento, il mondo intero ha avuto paura di essere coinvolto nella Terza Guerra Mondiale anche se, fortunatamente, tale evento non si è mai verificato. Tuttavia, per quasi mezzo secolo, una specie particolare di conflitto, indiretto, intermittente e a bassa intensità, si è combattuto tra i due blocchi contrapposti che, all’epoca, governavano il mondo: da un lato le potenze della NATO e dall’altro i Paesi riuniti nel Patto di Varsavia.

Almeno tre sono i conflitti, combattuti o soltanto sfiorati, a causa dei quali la guerra da “fredda” avrebbe potuto trasformarsi in “calda”, cioè combattuta in modo aperto e devastante dalle due superpotenze atomiche:

  • la guerra di Corea (1950-53),
  • la crisi dei missili di Cuba (1962),
  • la guerra nel Vietnam (1955-75).

Per stampare la mappa con gli avvenimenti principali della Guerra fredda, scarica il pdf in bianco e nero qui:

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