Guerra di Crimea, cronologia e protagonisti delle battaglie
Il ruolo di campione della difesa della Cristianità, ma anche l’egemonia sulle rotte commerciali del Mediterraneo, diedero vita a un conflitto evitabile, cercato e voluto da tutte le parti in causa
La Guerra di Crimea si combatte dal 1854 al 1856 tra l’Impero russo e una coalizione formata da Francia, Inghilterra e Regno di Sardegna a sostegno dell’Impero ottomano. Un conflitto evitabile, eppure voluto da tutte le parti in causa, che finirà sostanzialmente senza vinti né vincitori, ma che non sarà trascurabile sotto il profilo geopolitico per gli avvenimenti storici che seguiranno, come il processo che condurrà all’unità d’Italia.
Origini del conflitto
Lo scoppio della Guerra di Crimea viene ricondotto all’episodio di Balaklava, datato 25 ottobre 1854, quando l’artiglieria russa stermina un’unità della cavalleria leggera inglese, lanciatasi in una sorta di missione suicida che passerà alla storia come “la carica dei 600”. In realtà, però, più che di casus belli si dovrebbe parlare di pretesto, perché la grande partita a scacchi sul Mar Nero giocata tra le grandi potenze europee, che non si affrontavano direttamente dalla fine delle guerre napoleoniche, è iniziata da tempo. Inghilterra e Francia all’epoca dei fatti, al fianco dell’Impero ottomano, stanno già cingendo d’assedio Sebastopoli, città russa della Crimea, sul Mar Nero. Occorre allora riavvolgere il nastro della storia per capire come si sia arrivati a una tale escalation.
L’Impero ottomano di metà Ottocento è un gigante dai piedi d’argilla, gli Stati europei ne sono consapevoli e lo zar Nicola I lo paragona a “un uomo molto malato”. Il tramonto turco fa particolarmente gola a Francia e Russia, aspiranti campioni della difesa del cristianesimo, cattolico da un lato e ortodosso dall’altro, e interessati a divenire custodi dei luoghi santi in Palestina. L’Impero russo, inoltre, è attratto dalla prospettiva di un controllo definitivo sul Bosforo e sui Dardanelli e soprattutto da quell’accesso sul Mediterraneo da sempre obiettivo zarista. D’altro canto la Francia, e successivamente l’Inghilterra, sono preoccupate dalla concorrenza che si scatenerebbe nella gestione dei traffici con l’Oriente. Mentre Nicola I si vede però rifiutare dal Sultano la richiesta di riconoscere formalmente che tutti i suoi sudditi di fede ortodossa, nonché tutti i luoghi sacri della Cristianità, passino sotto la protezione dello Zar, Napoleone III, che porta sulle spalle la pesante eredità dello zio Napoleone Bonaparte, ed è in cerca di occasioni per aumentare il suo prestigio, salta i convenevoli e nel 1852, minacciando direttamente il Sultano, lo costringe ad acconsentire a tutte le pretese avanzate dal gabinetto di Parigi.
La reazione russa non si fa attendere e le truppe zariste invadono i principati danubiani di Moldavia e Valacchia, sudditi dell’Impero ottomano, aprendo la crisi internazionale. Il Sultano, forte della protezione garantitagli da francesi e inglesi, che hanno già iniziato ad inviare le proprie flotte a Costantinopoli, il 23 ottobre del 1853 dichiara guerra alla Russia, che apre le ostilità un mese dopo, a novembre, distruggendo la flotta ottomana a Sinope, sul Mar Nero. A questo punto Francia e Inghilterra gettano la maschera e lanciano un ultimatum allo Zar: cessare le ostilità entro il marzo del 1854.
Cronologia
- Tra l’aprile e il maggio del 1854, una flotta anglofrancese con i primi 50.000 soldati franco-britannici raggiunge le acque di Sebastopoli. Il piano prevede lo sbarco in Crimea, l’assalto alla base navale russa e la distruzione della flotta zarista, il tutto progettato per essere conseguito nell’arco di 12 settimane. Non basteranno dodici mesi.
- In estate, le forze “alleate” occupano numerosi depositi militari russi presenti sulla penisola, dai quali attaccano le unità navali del Mar Nero. Uno di questi depositi si trova a Balaklava, teatro della carica dei 600, che pur seguendo temporalmente la battaglia del fiume Alma, formalmente segna l’inizio del conflitto.
- Dal maggio del 1855, anche il regno di Sardegna entra ufficialmente in guerra in Crimea al fianco delle forze alleate. Il primo ministro Camillo Benso conte di Cavour, ansioso di entrare nel consesso delle grandi forze europee, non ha dubbi quando Francia e Inghilterra lo invitano a partecipare all’assedio di Sebastopoli, inviando un corpo di spedizione dei bersaglieri formato da 18mila uomini e affidato al generale Alfonso La Marmora. Le perdite in termini di vite umane saranno pesantissime per i soldati piemontesi, decimati più che dai russi, da una terribile epidemia di colera, che ne ucciderà circa 2000. Un sacrificio che consentirà però a Cavour di sedere al tavolo dei vincitori e di portare le istanze del regno che, qualche anno più tardi, sarebbe diventato l’Italia unita.
- All’inizio dell’estate, le truppe inglesi, francesi ed italiane aprono finalmente una breccia a Sebastopoli.
- L’11 settembre, dopo un ultimo, disperato, contrattacco, i Russi evacuano la città, dall’inizio dell’assedio sono passati ben 389 giorni.
- La caduta di Sebastopoli non pone però fine alla resistenza russa, che continua a combattere, generando una situazione di stallo in cui l’esercito dello Zar, pur non essendo ancora vinto, non riesce più a contrattaccare, mentre gli alleati, pur trovandosi in una posizione di vantaggio, non riescono a sferrare l’attacco finale. A rompere l’equilibrio è l’Austria, che volta le spalle alla Russia, costringendola a cedere.
- Nel febbraio del 1856, il nuovo zar Alessandro II chiedere la resa e di partecipare ai colloqui di pace.
- Il 30 marzo del 1856, con il Trattato di Parigi, si conclude la guerra di Crimea. Il Mar Nero rimane chiuso alle navi da guerra della Russia, come a quelle delle potenze europee; l’Impero Ottomano conserva la propria integrità, mantenendo una sovranità almeno nominale sui Balcani, ma si impegna a rispettare i diritti dei propri sudditi cristiani. La Francia di Napoleone III non ottiene risultati concreti, ma recita un ruolo da protagonista nei trattati di pace, accrescendo il proprio prestigio internazionale. Il regno di Sardegna, infine, ammesso al congresso tra i vincitori, ne approfitta per sollevare la “questione Italiana”, gettando il seme dell’unità.