Salta al contenuto

La caduta di Costantinopoli: cause e conseguenze

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

La caduta di Costantinopoli nel 1453 rappresenta uno degli eventi più drammatici e simbolici della storia, segnando la fine definitiva dell’Impero Bizantino e l’ascesa dell’Impero Ottomano. Costantinopoli, la gloriosa capitale dell’impero d’Oriente per oltre un millennio, era stata a lungo considerata la roccaforte della cristianità e un baluardo contro l’espansione islamica. Tuttavia, le pressioni interne e esterne, la debolezza politica e militare, nonché l’inarrestabile avanzata degli Ottomani, portarono inevitabilmente alla caduta della città e alla fine di una delle più grandi potenze dell’antichità e del Medioevo.

Perché Costantinopoli cade: le premesse storiche

Le radici della caduta di Costantinopoli affondano nelle secolari difficoltà politiche, economiche e militari che afflissero l’Impero Bizantino a partire dall’XI secolo. La progressiva perdita di territori, la frammentazione politica interna e le continue guerre contro vari nemici indebolirono progressivamente l’impero, rendendolo vulnerabile a invasioni esterne. Già nel 1204, durante la Quarta Crociata, Costantinopoli era stata saccheggiata dai crociati, un evento che segnò l’inizio di una fase di declino irreversibile.

Uno dei fattori chiave fu la crescente pressione degli Ottomani, un impero emergente nato sulle rovine del Sultanato di Rum e che, grazie a una politica militare espansionistica, si stava espandendo rapidamente nell’area balcanica e anatolica. A partire dal XIV secolo, gli Ottomani iniziarono a minacciare seriamente i territori bizantini, conquistando città e regioni che erano state per secoli sotto il controllo di Costantinopoli. Nonostante vari tentativi di resistere, l’impero bizantino era ormai ridotto a una piccola porzione di territori attorno alla capitale e alla Morea (il Peloponneso).

L’impero soffriva anche di divisioni interne. I conflitti tra le fazioni della nobiltà bizantina e i dissidi religiosi tra l’Ortodossia e il Cattolicesimo indebolirono ulteriormente il tessuto sociale e politico dell’impero. I tentativi di ottenere aiuto dall’Europa occidentale attraverso l’unione delle chiese (Ortodossa e Cattolica) non portarono ai risultati sperati, poiché l’Occidente, impegnato nelle proprie guerre, rispose in modo debole e inefficace.

Infine, l’impero soffriva di una cronica mancanza di risorse economiche. L’antica prosperità bizantina, basata sul commercio e la tassazione dei ricchi territori dell’Asia Minore, era ormai un lontano ricordo. La perdita di queste regioni a favore degli Ottomani privò l’impero delle sue principali fonti di ricchezza, lasciando Costantinopoli isolata e vulnerabile.

L’assedio di Costantinopoli: gli eventi principali

L’ultimo assalto contro Costantinopoli ebbe luogo nella primavera del 1453, sotto la guida del sultano ottomano Maometto II, noto come Maometto il Conquistatore. Deciso a fare della città il cuore del suo impero, Maometto II preparò un imponente assedio che avrebbe visto l’impiego di innovazioni militari mai viste prima in quel contesto storico.

L’assedio iniziò il 6 aprile 1453, quando l’esercito ottomano, composto da circa 80.000 uomini, circondò le mura teodosiane di Costantinopoli. La città era difesa da un piccolo esercito bizantino, di circa 7.000 soldati, rinforzato da alcuni mercenari genovesi sotto il comando di Giovanni Giustiniani Longo, un esperto comandante militare.

Uno degli elementi chiave dell’assedio fu l’uso di artiglieria pesante, in particolare un enorme cannone costruito da un ingegnere ungherese di nome Orban. Questo cannone, in grado di lanciare proiettili di pietra di oltre 500 kg, fu impiegato per bombardare incessantemente le possenti mura della città, che per oltre un millennio avevano resistito a numerosi attacchi. Nonostante la potenza distruttiva dell’artiglieria ottomana, le mura di Costantinopoli, con le loro doppie linee di fortificazione, resistettero per diverse settimane.

Maometto II, tuttavia, non si affidò solo alla forza bruta. Attuò una serie di manovre strategiche che dimostrarono la sua abilità militare. Una delle mosse più sorprendenti fu il trasporto di una flotta di navi ottomane su terraferma, attraverso colline e boschi, per aggirare le difese bizantine nel Corno d’Oro, la baia interna della città, che fino a quel momento era stata protetta da una catena gigante e da navi cristiane.

Il momento decisivo dell’assedio arrivò il 29 maggio 1453. Dopo quasi due mesi di assedio, durante i quali i difensori erano ormai allo stremo delle forze, Maometto II lanciò un attacco finale. Le truppe ottomane riuscirono a penetrare nelle mura della città attraverso una breccia aperta dai cannoni e da un attacco simultaneo su più fronti. L’ultimo imperatore bizantino, Costantino XI Paleologo, cadde eroicamente combattendo durante l’assalto finale.

Con la caduta di Costantinopoli, l’Impero Bizantino, che per oltre mille anni aveva rappresentato l’erede dell’Impero Romano d’Oriente, giunse alla sua definitiva conclusione. La città fu saccheggiata per tre giorni, come era consuetudine nelle conquiste dell’epoca, e Maometto II entrò trionfalmente nella capitale, proclamando Costantinopoli nuova capitale dell’Impero Ottomano.

L’espansione degli Ottomani

La caduta di Costantinopoli segnò l’inizio di una nuova era per l’Impero Ottomano e per la storia del Mediterraneo e dell’Europa orientale. Maometto II, conquistata la città, non solo consolidò il potere ottomano nel Mediterraneo, ma pose le basi per un’ulteriore espansione verso l’Europa e l’Asia.

Il sultano trasformò Costantinopoli in una città cosmopolita, aperta a diverse etnie e religioni, anche se sotto il controllo islamico. La città divenne il cuore pulsante dell’impero e fu ribattezzata Istanbul. Maometto II si dedicò a restaurare la città, ripopolandola e incentivando la costruzione di moschee, scuole, ospedali e mercati. L’antica basilica di Santa Sofia, uno dei simboli più potenti del cristianesimo orientale, fu convertita in una moschea, rappresentando un chiaro segnale del trionfo ottomano.

Dopo la caduta di Costantinopoli, l’Impero Ottomano proseguì la sua espansione territoriale. Nel corso del XVI secolo, sotto il governo di sultani come Solimano il Magnifico, gli Ottomani conquistarono gran parte dell’Europa orientale, spingendosi fino all’Ungheria e mettendo sotto pressione il Sacro Romano Impero. Le loro forze arrivarono persino ad assediare Vienna nel 1529.

Il Mediterraneo divenne una zona di contesa tra l’Impero Ottomano e le potenze europee, in particolare la Spagna e Venezia. Le battaglie navali, come quella di Lepanto del 1571, segnarono gli scontri tra la flotta ottomana e le forze cristiane, in un conflitto che perdurò per secoli. Tuttavia, l’ascesa degli Ottomani fu inarrestabile, e l’impero raggiunse il suo apice di potenza territoriale, culturale e economica nel XVI secolo, divenendo una delle più grandi potenze del mondo.

La caduta di Costantinopoli non fu solo la fine di un impero, ma l’inizio di una nuova era di dominazione ottomana che avrebbe segnato il destino dell’Europa e del Medio Oriente per secoli a venire.