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Caccia alle streghe: storia, cause e significato culturale

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

La caccia alle streghe è uno dei fenomeni più inquietanti e complessi della storia europea. Tra il XV e il XVIII secolo, decine di migliaia di persone – in maggioranza donne – furono accusate di stregoneria, processate, torturate e messe a morte con l’accusa di aver praticato arti magiche o aver stretto un patto con il diavolo.

Ben lontano dall’essere solo un episodio folklorico o superstizioso, la caccia alle streghe fu il prodotto di profondi cambiamenti culturali, religiosi e politici, legati al passaggio tra Medioevo ed Età Moderna. Fu anche uno strumento di controllo sociale e una manifestazione delle paure collettive che attraversavano le comunità europee in un’epoca di crisi e trasformazione.

Le origini del concetto di stregoneria

La figura della strega ha origini antiche, legate a credenze popolari, pratiche magico-religiose precristiane e superstizioni contadine. Tuttavia, nel corso del Medioevo, la Chiesa cattolica iniziò a trasformare l’immagine della strega in quella di un essere demoniaco, serva del male, associata al culto del diavolo.

Mentre nell’alto Medioevo la magia veniva spesso tollerata o giudicata in modo blando, a partire dal XIII secolo, con l’azione dell’Inquisizione e la crescita della teologia scolastica, la stregoneria fu reinterpretata come eresia, e quindi perseguita con sempre maggiore durezza. La svolta si ebbe nel 1487, con la pubblicazione del famigerato Malleus Maleficarum (Il martello delle streghe) da parte dei domenicani Heinrich Kramer e Jakob Sprenger.

Questo testo divenne un vero e proprio manuale per identificare, processare e condannare le streghe, contribuendo in modo determinante a istituzionalizzare la persecuzione.

Le cause della caccia alle streghe

Le cause della caccia alle streghe furono molteplici e intrecciate. Innanzitutto, essa si sviluppò in un periodo di profonda instabilità politica, economica e religiosa. L’Europa del tardo Medioevo e della prima età moderna fu segnata da carestie, guerre, pestilenze, mutamenti sociali e conflitti confessionali, che alimentarono un clima diffuso di paura e bisogno di capri espiatori.

In questo contesto, le donne – soprattutto anziane, vedove, levatrici o erboriste – vennero spesso accusate di causare sventure attraverso incantesimi, malefici o patti col diavolo. Il genere femminile fu il bersaglio principale perché considerato, secondo la mentalità dell’epoca, più debole spiritualmente, più incline al peccato e più facilmente manipolabile dal demonio.

La Riforma protestante e la successiva Controriforma cattolica intensificarono il fenomeno, poiché entrambe le confessioni cercavano di purificare la società e rafforzare l’ortodossia, scatenando un clima di intolleranza religiosa. In questo contesto, le autorità ecclesiastiche e civili cooperarono nell’eliminare ogni forma di devianza.

Anche le rivalità tra famiglie, le vendette personali e le dinamiche locali di potere contribuirono alla diffusione delle accuse: bastava una semplice voce, un sospetto o una denuncia per far scattare un processo.

I processi e i metodi di accusa

Le persone sospettate di stregoneria venivano sottoposte a processi iniqui e violenti, spesso accompagnati da torture fisiche per estorcere confessioni. L’accusa tipica era quella di aver partecipato a un sabba (riunione notturna con altre streghe e con il demonio), di aver causato malattie, morte del bestiame, aborti o disgrazie naturali.

Tra i metodi usati per “provare” la colpevolezza vi erano:

  • la prova dell’acqua (la sospetta veniva gettata in un fiume: se galleggiava era colpevole, se affondava era innocente);
  • la ricerca del marchio del diavolo sul corpo, insensibile al dolore;
  • la confessione forzata, anche sotto tortura;
  • le testimonianze di vicini e membri della comunità, spesso basate su superstizioni o rancori personali.

Questi processi non garantivano alcuna forma di difesa. Una volta dichiarata colpevole, la strega veniva condannata al rogo, simbolo di purificazione, oppure strangolata e poi bruciata.

La diffusione geografica del fenomeno

La caccia alle streghe fu un fenomeno europeo, ma con intensità variabile da regione a regione. Le aree più colpite furono:

  • la Germania centrale e meridionale, con migliaia di vittime;
  • la Svizzera e le regioni alpine;
  • la Francia orientale;
  • la Scozia e i paesi nordici (Norvegia, Svezia, Danimarca).

In Italia il fenomeno fu più limitato, anche se processi celebri si svolsero in Val Camonica, in Piemonte e in alcune zone alpine. La Chiesa cattolica, pur perseguitando l’eresia, fu in alcuni casi più cauta dell’Inquisizione protestante.

Nel Nuovo Mondo, il caso più noto è quello dei processi di Salem, avvenuti nel 1692 nella colonia del Massachusetts, dove furono giustiziate venti persone in un clima di isteria collettiva.

Il declino della caccia alle streghe

A partire dalla seconda metà del XVII secolo, il fenomeno cominciò a declinare. Le ragioni principali furono:

  • la diffusione del razionalismo e del pensiero scientifico, che mise in discussione le credenze sulle magie e gli spiriti;
  • la nascita del diritto moderno, che richiedeva prove più rigorose e condannava l’uso della tortura;
  • la perdita di potere delle autorità religiose nei confronti dello Stato laico;
  • la trasformazione delle mentalità collettive, che iniziarono a vedere le accuse di stregoneria come frutto di superstizione e fanatismo.

L’ultima esecuzione per stregoneria in Europa avvenne alla fine del XVIII secolo. Tuttavia, il fenomeno lasciò un’impronta profonda nella memoria collettiva e nella cultura popolare, dando origine a miti, leggende, letteratura e narrazioni che arrivano fino a oggi.