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Costantino, vita e pensiero politico dell'imperatore romano

Durante i suoi 31 anni al potere si mise in luce per aver permesso la diffusione del Cristianesimo e, al tempo stesso, la libertà religiosa mediante la promulgazione dell'Editto di Milano, ma anche per il profondo restyling attuato nell'amministrazione e nell'esercito e per la creazione di una nuova capitale ad oriente: Costantinopoli

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

“Eguale agli apostoli”: è il titolo riconosciuto a Costantino nei calendari liturgici della Chiesa ortodossa e di quelle di rito orientale, che lo venerano come un santo. Il suo nome, però, non è presente nel Martirologio Romano della Chiesa cattolica.

Chi era Costantino

Flavio Valerio Aurelio Costantino nacque a Naissus, nell’attuale Serbia, tra il 271 e il 275 (presumibilmente il 27 febbraio 274) da Costanzo Cloro, militare, politico e futuro imperatore di origini illiriche, e da Flavia Giulia Elena, natia di Drepana. Fu di madrelingua latina ed ebbe per tutta la vita grosse difficoltà con il greco, nonostante fosse l’idioma parlato dal ramo materno della famiglia, al punto da doversi circondare d’interpreti ellenofoni. Si conosce pochissimo della sua infanzia e della sua adolescenza, periodo in cui si ritiene gli venne assegnato il soprannome dispregiativo ‘Trachala’, vale a dire ‘viscido come una lumaca’. Affidato all’Augusto di Oriente Diocleziano, si trasferì a Nicomedia, dove iniziò la carriera militare – col grado di ‘tribunus ordinis primi’ – e si distinse nelle campagne in Egitto e in quelle contro i Sasanidi in Persia e contro i Sarmati sui confini danubiani. Nel 305 suo padre succedette a Massimiano e Costantino lo raggiunse in Britannia, al fianco del quale condusse alcune operazioni militari nell’isola. L’anno seguente, però, Costanzo Cloro morì nei pressi dell’odierna York e il generale germanico Croco proclamò Costantino nuovo Augusto di Occidente. L’omologo d’Oriente, Galerio, che aveva nel frattempo sostituito Diocleziano, non vide di buon occhio tale investitura, salvo poi tornare sui propri passi ed accettare Costantino nel collegio imperiale, pur col rango di Cesare, promuovendo piuttosto Flavio Severo come Augusto di Occidente. Costantino accettò tale decisione e cedette a quest’ultimo il controllo della diocesi Iberica, tenendo per sé il governo delle Gallie e della Britannia. Mentre era impegnato sul confine renano a combattere – con successo – contro i Franchi, a Roma scoppiò una guerra civile che portò all’uccisione di Flavio Severo e alla fuga di Galerio nell’Illirico. Il figlio di Massimiano, Massenzio, si era infatti autoproclamato imperatore con l’appoggio dei pretoriani, dell’aristocrazia senatoria e della plebe urbana. Massimiano, mosso dall’obiettivo di farsi un nuovo influente alleato, raggiunse Costantino a Treviri nel 307 offrendogli in sposa la figlia Fausta e il titolo di Augusto. La situazione cambiò nel 308 quando, durante un convegno svoltosi a Carnuntum tra Galerio, Massimiano e Diocleziano, venne nominato Augusto Liciniano Licinio, con Costantino nuovamente declassato a Cesare. Massimiano, privato di ogni potere e col figlio Massenzio dichiarato ‘nemico pubblico’, iniziò a tramare contro il genero, impegnato a sedare una sollevazione dei Franchi, si autoproclamò imperatore e si arroccò a Marsiglia. Costantino pose d’assedio la città e risparmiò la vita al suocero. L’esito fu però opposto nel 310 quando, grazie all’abilità di Fausta, riuscì ad eludere un nuovo complotto. Dopo la morte di Massimiano, Costantino si riappropriò del titolo di Augusto, stavolta col placet di Galerio, che passò a miglior vita nel 311. Costantino, allora, radunò un esercito di 90mila fanti e 8mila cavalieri composto anche da barbari prigionieri di guerra, Germani, popolazioni celtiche e della Britannia e sconfisse Massenzio a Torino, Verona e, definitivamente, nella battaglia di Ponte Milvio, il 28 ottobre del 312: tutta la penisola italiana era ora nelle sue mani. In quest’occasione apportò le prime vere modifiche all’organizzazione dell’esercito romano: negli anni sciolse il reparto di cavalleria degli ‘equites singulares’ e la guardia pretoriana, quest’ultima sostituita dalle schole palatine, la guida dell’esercito fu sottratta ai prefetti del pretorio ed affidata al ‘magister peditum’ per la fanteria e al ‘magister equitum’ per la cavalleria (ma le due cariche potevano essere ricoperte dalla stessa persona) ed introdusse i ‘duces’, che avevano il comando territoriale di specifici tratti di frontiera provinciale. Inoltre, assegnò ai generali un ruolo simile a quello dei ‘ministri della guerra’, introducendo le cariche del ‘magister equitum praesentalis’ e del ‘magister peditum praesentalis’ per il comando effettivo sul campo.

L’ascesa al potere di Costantino

Fu proprio durante la trionfale campagna italiana che Costantino si avvicinò al Cristianesimo: secondo Eusebio di Cesarea, infatti, fu Torino che avvenne la celebre apparizione della croce sovrastata dalla scritta ‘In hoc signo vinces’. Ad ogni modo, nel 313, i due Augusti Licinio e Costantino emanarono – a Nicomedia – quello che viene impropriamente chiamato Editto di Milano, mediante il quale si riconosceva la libertà di culto anche ad oriente. Ai cristiani, per anni perseguitati da Diocleziano, venivano pertanto restituiti tutti i luoghi di culto. Nonostante il matrimonio di Licinio con la sorella di Costantino, Costanza, i due entrarono ben presto in conflitto. Se nel 314 l’Augusto d’Occidente ‘strappò’ al rivale l’Illirico, dieci anni più tardi Costantino si impose prima ad Adrianopoli e poi a Crisopoli, fece uccidere Licinio e rimase come unico Augusto a capo dell’impero. La sua ascesa al potere coincise con una serie di omicidi, a partire dal primogenito Crispo, avuto dalla prima moglie Minervina e sospettato di avere una relazione con la matrigna Fausta. Sorte analoga spettò poi a Liciniano, figlio di Licinio e della sorella Costanza, e quindi alla stessa Fausta. Il rimorso per queste morti, tuttavia, avvicinò ulteriormente Costantino al Cristianesimo (al punto che secondo molti storici si fece battezzare in punto di morte), in quanto unica religione che garantiva il perdono dei peccati. Ad ogni modo, la priorità del nuovo imperatore fu quella di assicurare ai territori orientali la costruzione di una fiorente, moderna e potente capitale, che nel 330 prese ufficialmente il suo nome: Costantinopoli, l’odierna Istanbul. Riformò anche l’amministrazione, riprendendo la divisione della riforma tetrarchica dioclezianea che prevedeva due Augusti e due Cesari, con la creazione di quattro prefetture: delle Gallie (Gallia transalpina, Spagna e Britannia), d’Italia (tutta la penisola più Sicilia, Sardegna, Corsica e l’Africa dalle Sirti alla Mauretania Caesariensis), d’Oriente (tutte le province orientali ad eccezione delle isole di Lemno, Imbro e Samotracia, più l’Egitto, la pentapoli di Libia, la Tracia e la Mesia inferiore) e d’Illirico (Macedonia, Tessaglia, Creta, Ellade, i due Epiri, Illiria, Dacia, Triballia, Mesia superiore e le Pannonie fino alla Valeria). All’interno delle prefetture – ognuna composta da tredici diocesi, a loro volta suddivise in province – il potere politico venne rigidamente separato da quello militare, così come venne snellito l’apparato burocratico e redatta una riforma monetaria, necessaria anche per fare fronte alla scarsità di monete d’oro: venne introdotto il solidus d’oro, più leggero rispetto all’aureo, e ripristinato il sistema bimetallico di Augusto, coniando la siliqua d’argento. Al termine di numerose, trionfali campagne contro le ‘genti barbare’, negli ultimi anni ripartì l’impero tra i figli cesari, assegnando a Costantino II Gallia, Spagna e Britannia, a Costanzo II le province asiatiche, l’Oriente e l’Egitto e a Costante I l’Italia, l’Illirico e le province africane. Si spense il 22 maggio 337 ad Achyrona, nei pressi di Nicomedia, mentre preparava un nuovo attacco contro i Sasanidi.