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Struttura metrica di una poesia: come si fa e cosa non fare

La metrica è la struttura ritmica di un componimento poetico, descritta attraverso lunghezza, tipo e accentuazione dei versi e del tipo di rime utilizzate

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

La metrica è la struttura ritmica di un componimento poetico, descritta attraverso lunghezza, tipo e accentuazione dei versi e del tipo di rime utilizzate.

Caratteristiche generali

Il testo poetico, come la prosa, è costituito da proposizioni. Rispetto alla prosa però presenta una differenza essenziale. Mentre, infatti, i testi in prosa non hanno in genere schemi fissi, il testo in versi è costituito da due aspetti specifici:

a) da una parte i ritmi e i metri: fenomeni che si possono definire a livello del verso

b) dall’altra le rime e le strofe: fenomeni che si possono definire a livello dei rapporti fra (gruppi di) versi.

Sia i ritmi e metri che le rime e le strofe rendono il testo in versi legato ad una certa disciplina formale a cui l’autore si attiene più o meno consapevolmente. Si dice ad esempio che Dante pensasse in terzine.

Il verso

L’unità basilare della poesia è il verso. Ogni verso si trova su una singola riga ed è separato dagli altri versi dallo strumento dell’”a capo”. Le unità di misura del verso sono le sillabe e gli accenti, che gli conferiscono il ritmo; ed è proprio la metrica a darci contezza del ritmo. Nella maggior parte dei casi, il verso è definito dal numero di sillabe che contiene. Vediamo alcuni esempi:

  • Endecasillabo: Verso di undici sillabe. “Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo” (Foscolo)
  • Senario: Verso di sei sillabe. “Che pace la sera!” (Pascoli)
  • Ottonario: Verso di otto sillabe. “Dolcemente muor febbraio”(D’Annunzio)

Nella poesia italiana prevale il cosiddetto verso sillabico, costituito dall’alternanza di sillabe toniche e atone. Le sillabe toniche, rispetto a quelle atone, sono più lunghe e portano un accento dinamico più o meno energico. Contando il numero delle vocali in un verso otteniamo il numero delle sillabe (il dittongo ha valore di una sola sillaba), bisognerà però tener conto di quattro figure metriche principali: la sineresi, la dieresi, la sinalefe e la dialefe.

  • La sineresi è il fenomeno della fusione in una sola sillaba di due vocali vicine nella stessa parola: «Dirò dell’altre cose ch’io v’ho scorte»
  • La dieresi è lo stacco di due vocali contigue della stessa parola. «Dolce color d’oriental zaffiro»
  • La sinalefe è l’elisione ritmica o la fusione in una sola sillaba della vocale finale di una parola e della vocale iniziale della parola successiva. “…e il naufragar m’è dolce in questo mare”
  • La dialefe è una pausa all’interno di uno iato. “O animal grazioso e benigno”

Una volta messe a fuoco queste figure metriche, è possibile definire ulteriormente i tipi di verso, che potrà essere piano, sdrucciolo o tronco.

  • Verso piano: se termina con una parola piana ossia con accento tonico sulla penultima.
  • Verso sdrucciolo: se termina con una parola sdrucciola ossia con accento tonico sulla terzultima.
  • Verso tronco: se termina con una parola tronca ossia con accento tonico sull’ultima sillaba.

La rima

La rima consiste in una perfetta identità di suono di una o più sillabe di due parole a partire dall’ultima vocale accentata. I tipi di rima più usati sono:

  • Baciata: quando si trovano due rime l’una dopo l’altra. AA BB
  • Alternata: quando rimano i versi alterni. ABAB
  • Incrociata: quando il primo verso rima con il terzo, il secondo con il quarto, e così via. ABBA
  • Incatenata: quando il primo rima con il terzo mentre il secondo con il secondo con il primo e con il terzo della sestina seguente. ABA BCB

Esistono poi delle altre tipologie particolari:

Rimalmezzo: se la rima è tra l’ultima parola di un verso e una parola all’interno del verso seguente;

Rima interna: se la rima si trova dentro al verso;

Assonanza: se sono uguali le vocali ma differenti le consonanti;

Consonanza: se sono uguali le consonanti e diverse le vocali;

Rime sciolte: se accade che i versi di una poesia non rimino tra di loro.

La strofa

I versi della poesia italiana si possono raggruppare secondo regole determinate in unità metriche che formano strofe. Le strofe più comuni sono:

  • Distico: due versi rima baciata o alternata. AA BB CC
  • Terzina: strofa di tre versi con rima incatenata. ABA BCB CDC
  • Quartina: strofa di quattro versi a rima alternata o incrociata. ABAB o ABBA
  • Sestina: strofa di sei versi con rime varie. (ABABCC)
  • Ottava: strofa di otto versi, i primi sei a rima alternata gli ultimi due a rima baciata. ABABABCC
  • libera: il numero di versi non è fisso.

Il ritmo

Lavorare sul ritmo di un componimento è una fase fondamentale nell’organizzazione della struttura metrica, Il ritmo dei versi cambia a seconda di dove cade l’accento tonico. Sappiamo che nella lingua italiana ogni parola ha un suo accento tonico (ad esempio: pìzza, menabò, crostàta). In poesia, gli accenti tonici contribuiscono a scandire il ritmo e il suo andamento. Le sillabe su cui cade il tono (detto “ictus” in latino) sono appunto toniche, mentre le altre sono atone. Dunque, quando componiamo una poesia possiamo definire l’effetto ritmico che vogliamo, con la velocità che più desideriamo: lento, disteso, veloce, martellante o misto. Le figure di accento che si riferiscono al comportamento dell’accento tonico sono:

Sistole: si verifica quando l’accento tonico di una parola si ritrae verso l’inizio di questa;

Diastole: si comporta all’opposto della sistole, indica lo spostamento dell’accento verso la fine della parola;

Gli accenti determinano anche il tipo di rima che andrà a configurarsi:

Rima piana: presenta l’accento sulla penultima sillaba ed è quella considerata normale;

Rima tronca: si riscontra tra parole con accento sull’ultima sillaba;

Rima sdrucciola: si verifica tra parole con accento sulla terzultima sillaba;

Struttura metrica ed errori più comuni

Abbiamo analizzato tutti gli elementi della metrica utili a darle una struttura, basterà combinarli nella maniera più giusta e armoniosa per ottenere dei risultati. La libertà assoluta di scegliere il componimento più congeniale al proprio obiettivo è certamente uno degli elementi più stimolanti, attenzione però a non cadere in alcune banali ma ricorrenti ingenuità, che minerebbero alla base il risultato del lavoro. Eccone alcuni dei più comuni:

Confondere la poesia con la prosa: non basta scrivere un testo con un linguaggio particolare e costellato di “a capo” per credere di aver scritto una poesia, tuttalpiù si tratterà di una prosa, che non segue una regola metrica, che non comprende versi e rime, per un contenuto che tenderà al discorsivo:

Penalizzare l’italiano per le licenze poetiche: non dovrebbe mai accadere che nella costruzione di un periodo che abbini un nesso logico ad una corretta sintassi ed ortografia si decida di far prevalere la licenza poetica. Un sacrificio intollerabile, che renderà il contenuto forzato e grottesco.

Abusare della rima baciata: è il primo errore che si commette quando ci si accosta alla poesia, il cui risultato è la banalità di un contenuto che, al netto della bontà delle rime, risulterà limitato. In realtà come abbiamo visto le rime a disposizione non mancano, dalle alternate, alle incrociate, alle incatenate, passando per tutta una serie di possibili variazioni, usiamole.