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Tipi di avverbi: quali sono ed esempi

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

Li usiamo continuamente, sia quando parliamo, che quando scriviamo, a volte senza neanche rendercene conto, sono gli avverbi. Avverbi di tutti i tipi e per tutti gli usi. Ma cosa sono? E come si riconoscono? Quali esempi abbiamo a disposizione per capirne meglio la funzione e l’utilità? Scopriamolo insieme, partendo dall’inizio…

Che cos’è un avverbio

La parola avverbio deriva dal latino ad verbum e significa “vicino al verbo”. Insieme alle altre parti del discorso (congiunzioni, preposizioni e interiezioni), è invariabile, ovverosia ha una struttura fissa, non modificabile o declinabile. L’avverbio è un modificatore semantico e ha la funzione di accompagnare un verbo, un nome, un aggettivo, un altro avverbio o un’intera frase per precisarne o modificarne il significato. È per questo motivo, che l’avverbio è anche detto “modificante”. All’interno di una frase, questa parte del discorso occupa una posizione differente a seconda dell’elemento al quale si riferisce. L’avverbio si colloca dopo il verbo nel caso di tempi semplici e tra il participio e l’ausiliare nel caso dei composti. Precede invece solitamente il nome, l’aggettivo o un altro avverbio.

Come distinguere gli avverbi

Nonostante siano un elemento invariabile, come nel caso dei nomi, anche gli avverbi si distinguono principalmente in gruppi di appartenenza, che vengono prima della classificazione legata al loro utilizzo. Le tre tipologie principali sono:

  • Avverbi primitivi: non prendono origine da nessun’altra parola, assumono una forma propria. Ad esempio: bene, male, poi, presto, sempre;
  • Avverbi derivati: nascono da un’altra parola e prendono forma con l’aggiunta di un suffisso. Questa tipologia di avverbi può scaturire da aggettivi (femminili che terminano in -a), da nomi o da verbi. Ad esempio: beatamente, coraggiosamente oppure cavalcioni, ruzzoloni;
  • Avverbi composti: sono costituiti da una sola parola che deriva però dall’unione di due o più elementi diversi. Ad esempio: soprattutto (sopra+tutto), almeno (al+meno), intanto (in+tanto).
  • Locuzioni avverbiali: sono gruppi di due o più parole, che svolgono la funzione di avverbi. Ad esempio: per di qua, fra poco, senza dubbio, alla svelta, per sempre.

Dividere gli avverbi in gruppi

E’ poi possibile identificare diversi gruppi di avverbi, che si suddividono in:

  • avverbi di modo (e locuzioni avverbiali di modo);
  • avverbi di tempo (e locuzioni avverbiali di tempo);
  • avverbi di luogo (e locuzioni avverbiali di luogo);
  • avverbi di quantità (e locuzioni avverbiali di quantità);
  • avverbi di affermazione, negazione, dubbio (e locuzioni avverbiali di affermazione, negazione, dubbio);
  • avverbi interrogativi (e locuzioni avverbiali interrogative);
  • avverbi esclamativi (e locuzioni avverbiali esclamative);
  • avverbi presentativi (e locuzioni avverbiali presentative).

Quali sono gli avverbi di modo

Gli avverbi di modo (detti anche qualificativi) indicano le modalità di svolgimento dell’azione espressa dal verbo oppure precisano un aggettivo o un altro avverbio, qualificandoli. Rispondono alla domanda “In che modo?”. Rientrano i questa categoria:

  • gli avverbi che terminano in -mente: ansiosamente, gentilmente, pubblicamente;
  • gli avverbi che terminano in -oni: carponi, tastoni, gattoni;
  • gli avverbi dati da un aggettivo qualificativo (nella forma maschile singolare) con funzione avverbiale: chiaro, forte, giusto;
  • gli avverbi che presentano un’origine latina: bene, male, volentieri.
  • le locuzioni avverbiali di modo: pian piano, di malavoglia, in particolare, in generale, faccia a faccia ecc.

Alcuni esempi: “L’ha detto chiaramente”; “Ha spiegato bene la lezione”; “Se n’è andato di cor

Quali sono gli avverbi di tempo

Gli avverbi di tempo esprimono il momento o la circostanza in cui si svolge un’azione o un fatto. Rispondono alla domanda: “Quando?” Appartengono a questa categoria di avverbi:

  • ieri, domani, oggi, mai, dopo, presto, tardi, adesso, stanotte.
  • successivamente, precedentemente, recentemente, anteriormte
  • le locuzioni avverbiali di tempo: una volta, poco fa, d’ora in poi, in futuro, all’improvviso ecc.

Alcuni esempi: Ieri sono andato a scuola”; “Sta piovendo sempre di recente”; “Ha aperto improvvisamente la porta”.

Quali sono gli avverbi di luogo

Gli avverbi di luogo indicano dove si trova qualcuno o qualcosa oppure dove si svolge un’azione. Risponde alla domanda: “Dove?”. Tra gli avverbi di luogo troviamo:

  • , , vicino, lontano, quassù, quaggiù, accanto, altrove, sopra, sotto, avanti, qui, qua, ovunque.
  • le locuzioni avverbiali di luogo: di qui, di qua, da lontano, da vicino, di sopra, a destra, a sinistra, di lì, di là, ecc.

Alcuni esempi: “Il telefono sta ”; “Mario cammina davanti a passo spedito”; “E’ andato altrove.

Quali sono gli avverbi di quantità

Gli avverbi di quantità specificano una quantità indicativa e non precisata, che riguarda un verbo, un aggettivo o un altro avverbio. Rispondono alla domanda: “Quanto?”. Sono avverbi di quantità:

  • poco, parecchio, tanto, abbastanza, meno, troppo, grandemente, minimamente, affatto.
  • le locuzioni avverbiali di quantità: più o meno, un poco, del tutto, fin troppo, all’incirca, ecc.

Alcuni esempi: “Oggi ho dormito poco”; “Hai studiato parecchio per l’esame”; “Ha lavorato fin troppo nella vita”.

Quali sono gli avverbi di affermazione, negazione, dubbio

Gli avverbi di affermazione, negazione, dubbio prendono anche il nome di avverbi valutativi perché esprimono sempre un giudizio o una valutazione. Tra questi rientrano:

  • , certamente, proprio, davvero, esattamente, indubbiamente, ecc.
  • no, non, né, neanche, nemmeno, neppure, ecc.
  • circa, quasi, forse, probabilmente, eventualmente, ecc.
  • le locuzioni avverbiali di affermazione: di certo, senza dubbio, senz’altro, di sicuro, per l’appunto, ecc.
  • le locuzioni avverbiali di negazione: senza dubbio, nemmeno per sogno, neanche per idea, ecc.
  • le locuzioni avverbiali di dubbio: quasi quasi, chissà mai, caso mai, ecc.

Alcuni esempi: “E’ davvero un bel racconto”; “Neanche io andrò a scuola domani”; “Forse arriverò in ritardo stasera”.

Quali sono gli avverbi interrogativi

Gli avverbi interrogativi hanno la funzione di introdurre una domanda diretta nel discorso. Tra questi troviamo:

  • quando?, perché?, quanto?, come? ecc.
  • le locuzioni avverbiali interrogative: da quando?, come mai?, fino a dove?, per quando? ecc.

Alcuni esempi: “Come ti chiami?”; “Dove abiti?”; “Quando sei nato?”; “Perché non studi?”; “Quanto sei alto?”.

Quali sono gli avverbi esclamativi

Gli avverbi esclamativi hanno il compito di introdurre un’esclamazione nel discorso. Rientrano in questa categoria di avverbi:

  • come!, quanto! quando!, dove!, ecc.
  • le locuzioni avverbiali esclamative: da quanto!, da dove! ecc.

Alcuni esempi: “Come si è fatto tardi!”; “Dove andremo a finire!”; “Perché è colpa tua!”; “Quando mai hai aiutato!”; “Quanto ti voglio bene!”.

Quali sono gli avverbi presentativi

A differenza di tutte le altre tipologie, gli avverbi presentativi comprendono un solo avverbio. Si tratta dell’avverbio ecco, che ha la funzione di indicare, mostrare o annunciare qualcuno, qualcosa, un fatto e un evento. E’ spesso accompagnato dai pronomi atoni (mi, ti, ci, vi, lo, la, le, ne):

  • rieccomi, rieccoti, ecc.
  • le locuzioni avverbiali: ecco fatto, ecco tutto, ecc.

Alcuni esempi: “Ecco mia sorella”; “Ecco che arriva il professore”; “Eccoci finalmente a casa”; “Eccola sta arrivando”.

Alterazioni e gradi, quando gli avverbi si “comportano da aggettivi”

In molteplici occasioni, gli avverbi si “comportano da aggettivi”, presentando alterazioni e gradi: se ne potranno dunque incontrare di vezzeggiativi o dispregiativi, come di accrescitivi o diminutivi con grado positivo, comparativo e superlativo.

Per quanto riguarda le alterazioni:

  • diminutivi: suffisso -ino; ad esempio, pianino;
  • vezzeggiativi: suffisso -etto, -uccio; ad esempio, lontanuccio;
  • accrescitivi: suffisso -one; ad esempio, benone;
  • dispregiativi: suffisso -accio; ad esempio, malaccio

Per quanto riguarda, invece, i gradi:

  • positivo: è rappresentato dall’avverbio nella sua forma base; ad esempio, Marco parla piano
  • comparativo: esprima una comparazione che può essere di maggioranza, minoranza o uguaglianza; ad esempio: Marco parla più piano/meno piano/piano come (o quanto) Giorgio.
  • superlativo: indica il massimo grado di ciò che esprime l’avverbio e può essere relativo o assoluto; ad esempio: Marco parla il più piano possibile/Marco parla pianissimo/Marco parla molto piano.