Adriano Olivetti nasce a Ivrea l’11 aprile 1901. È un ingegnere, un imprenditore e un politico. Figlio di Camillo Olivetti, fondatore della prima fabbrica italiana di macchine per scrivere, e Luisa Revel. Ha due fratelli, Massimo e Dino, entrambi industriali. Non riceve nessuna educazione religiosa, il battesimo lo ottiene solo formalmente per sfuggire alle leggi razziali fasciste del 1938. Si converte al cattolicesimo da adulto, in previsione del suo secondo matrimonio.
Si tratta di una figura carismatica, di rilievo e che fa la differenza nel panorama economico italiano. È convinto, fra le altre cose, che il profitto aziendale debba essere a servizio del benessere comunitario, e per questo reinvestito.
Si diploma all’Istituto tecnico di Cuneo e si arruola come volontario fra gli Alpini, successivamente si iscrive al Politecnico di Torino e si interessa del dibattito politico e sociale. Scrive per L’azione riformista e Tempi Nuovi, riviste di cui il padre è rispettivamente l’editore e il principale finanziatore. Conosce Pietro Gobetti e Carlo Rosselli. Il rapporto con la figura paterna è caratterizzato dal confronto, dalla dialettica.
Adriano Olivetti è un innovatore e precursore dell’urbanistica, considerato fra i modelli di sostenibilità più attuali e all’avanguardia. Tra il 1932 e il 1960 guida al successo – a livello mondiale – la nota azienda di famiglia. Ancora oggi un nome fra le macchine per scrivere e prodotti per l’ufficio (a distanza di oltre 100 anni dalla fondazione).
Dopo la Seconda Guerra Mondiale sviluppa un sistema di interventi sociali, iniziative culturali e politiche che racchiude in un unico progetto che chiama Comunità, il suo simbolo è una campana. Il suo obiettivo è dare un ordinamento costituzionale innovativo, creare un sistema di comunità in uno Stato socialista e federalista. Un’ambizione che descrive al meglio in L’ordine politico delle Comunità, un saggio che prende vita mentre è in esilio in Svizzera (fra il 1944 e il 1945).
La sua visione futuristica trova ostacolo nella morte, che sopraggiunge improvvisamente il 27 febbraio del 1960 ad Aigle. Familiari e collaboratori vogliono dare seguito al progetto pensato dall’industriale e danno vita alla Fondazione Adriano Olivetti. Vogliono tutelarne la figura e l’opera. Nel 2018 il complesso di architetture industriali di Olivetti a Ivrea diventa Patrimonio Mondiale dell’Unesco, affermando il valore universale di quello che può essere definito un visionario, un precursore dei tempi che ancora oggi condiziona l’operato sociale ed economico di un Paese.