Le citazioni di: Dante Alighieri

Dante Alighieri, il più grande scrittore di tutti i tempi

Dante Alighieri, oppure anche Alighiero, nome completo Durante di Alighiero degli Alighieri, è conosciuto dai più solo con il nome di battesimo. Nasce a Firenze tra il 21 maggio e il 21 giugno 1265 ed è uno scrittore, un poeta e un politico. Non solo: è considerato il padre della lingua italiana, grazie alla sua celeberrima Divina Commedia.

Espressione del Medioevo e del Dolce stil novo. Un’opera immensa e apprezzata a livello mondiale, veicolo allegorico della salvezza umana: un modo per offrire al lettore un’interpretazione di etica e morale. Dante viene soprannominato il “Sommo Poeta” oppure il “Poeta” per eccellenza.

Se non è certa la data di nascita dello scrittore, ricavata per sommi capi attraverso le sue opere, si conosce quella del battesimo: il 27 marzo 1266. La famiglia Alighieri passa da uno status nobiliare a uno borghese agiato. La madre di Dante si chiama Bella degli Abati e appartiene a un’importante famiglia ghibellina. Della formazione del poeta non si sa molto, si pensa abbia seguito l’iter tipico dell’epoca. Da Convivio II emerge l’importanza del latino, dello studio delle opere di Marco Tullio Cicerone e di Virgilio. A influenzare Dante è l’incontro con Brunetto Latini.

Dopo la morte dell’amata Beatrice si dedica all’approfondimento filosofico. Probabilmente soggiorna a Bologna e sicuramente partecipa al fervore culturale dell’epoca sulla lirica volgare e rielabora le tematiche amorose di quella provenzale.

Nel 1285 si unisce in matrimonio con Gemma Donati, sua promessa sposa, e appartenente a una delle più importanti famiglie di Firenze. Un punto di riferimento per lo schieramento politico di Dante. Pare che non sia un matrimonio felice, ma nascono comunque Jacopo, Pietro, Antonia e un possibile quarto, Giovanni.

Lo scrittore partecipa come cavaliere ad alcune campagne militari e si avvicina all’attività politica intorno al 1290. Sono anni convulsi per la Repubblica. Per via di un cavillo legale, che impedisce ai nobili di ricoprire cariche istituzionali, si iscrive all’Arte dei Medici e Speziali: condizione indispensabile. In seguito alla scissione fra guelfi bianchi e neri, si schiera moderatamente dalla parte dei bianchi.

Si scontra con papa Bonifacio VIII, ostacolandone l’operato. Durante il suo priorato, nel tentativo di ristabilire pace e ordine, fa esiliare otto esponenti dei guelfi neri e sette di quelli bianchi, compreso Guido Cavalcanti. Una disposizione che rischia di provocare un colpo di Stato da parte dei primi.

Dante si trova a Roma, quando Carlo di Valois, al primo subbuglio cittadino, mette a ferro e fuoco Firenze con un colpo di mano. Hanno il sopravvento i guelfi neri e, con due sentenze, Dante viene condannato al rogo e alla distruzione delle sue proprietà. Va in esilio, senza mai più fare ritorno, nonostante i numerosi tentativi.

Vive a Forlì, ma poi si sposta nel Casentino. È lì che comincia a scrivere l’Inferno della Divina Commedia. Successivo il periodo prima a Lucca e poi a Parigi. Tra il 1308 e il 1311 scrive il De Monarchia, manifestando le sue simpatie imperiali, e riesce a incontrare Arrigo VII. Le speranze di una nuova era, però, svaniscono con la morte dell’imperatore.

Si trasferisce a Verona ospite di Cangrande della Scala. Nel 1318 si sposta a Ravenna, alla corte di Guido Novello da Polenta, forse per ragioni politiche. Trascorre gli ultimi tre anni di vita in maniera tranquilla, si dedica alla sua passione letteraria e meno alle questioni sociali e politiche. Ad eccezione di un’intercessione davanti al Senato veneziano, che gli viene chiesta da Guido Novello per risolvere lotte interne alla città.

Ritornato a Ravenna contrae la malaria che gli sarà fatale. La sua morte si attesta nella notte fra il 13 e il 14 settembre 1321, un evento che provoca molto dispiacere nel mondo letterario dell’epoca e non solo.