Marco Tullio Cicerone è un avvocato, politico, scrittore, oratore e filosofo romano. Nasce il 3 gennaio del 106 a.C. ad Arpino, località a un centinaio di chilometri a sud-est di Roma. Appartiene alla piccola nobiltà locale, è figlio di Marco Tullio Cicerone il Vecchio e di Elvia, donna di casato nobile.
Fin da subito dimostra un’intelligenza fuori dal comune tanto da venir condotto a Roma dal padre, dove viene introdotto nel circolo degli oratori più bravi dell’epoca.
Formatosi in giurisprudenza presso il giurista Quinto Mucio Scevola, conosce Servio Sulpicio Rufo, Gaio Mario il giovane e Tito Pomponio. Si avvicina alla poesia traducendo Arato e Omero e, nel 91 a.C., incontra il filosofo epicureo Fedro. Quattro anni più tardi entra in contatto con Apollonio Molone, maestro di retorica, e Filone di Larissa, accademico che esercita una profonda influenza nei suoi confronti. In seguito conosce anche lo stoico Diodoto, che diventa un suo protetto e che si fa ospitare da lui sino alla morte.
Nell’81 a.C. esordisce nella carriera forense con la Pro Quinctio, la sua prima orazione pubblica. Tra il 79 e il 77 a.C. si trasferisce in Grecia, un soggiorno che si rivela particolarmente significativo, sia perché gli permette di incontrare Attico, sia perché gli consente di visitare l’Accademia di Platone e altri luoghi sacri della filosofia.
Torna a Roma dove comincia la sua vera carriera politica. Nel 76 a.C., infatti, si presenta come candidato alla prima magistratura del cursus honorum. Divenuto questore di Lilibeo, in Sicilia, ottiene la fiducia degli abitanti del posto. All’eta di trentasette anni viene eletto alla carica di edile curule, mentre tre anni più tardi è dichiarato all’unanimità pretore.
Nello stesso periodo pronuncia la Pro lege Manilia de imperio Cn. Pompei, il suo primo discorso politico a sostegno dell’assegnazione di pieni poteri a Pompeo. Nel 65 a.C. si candida al consolato, e viene eletto l’anno successivo insieme a Gaio Antonio Ibrida.
Scampa a un tentativo di attentato messo in atto dai congiurati, e come reazione convoca il senato nel tempio di Giove Statore. Qui pronuncia la cosiddetta Prima Catilinaria, ovvero l’accusa contro Catilina, il quale non può fare altro che abbandonare Roma e trovare riparo in Etruria.
Dopo la morte di Giulio Cesare, Cicerone diventa uno dei capi della fazione degli optimates, mentre la fazione dei populares viene guidata da Marco Antonio: Cicerone difende i propositi e gli interessi della nobilitas del senato ed è a favore della repubblica, Marco Antonio, seguendo l’esempio di Cesare, vuole instaurare un potere di tipo monarchico.
Con l’ascesa di Ottaviano, Cicerone si schiera ancor più fortemente contro Antonio, e tra il 44 e il 43 a.C. pronuncia contro di lui le Filippiche. Antonio, tuttavia, ottiene la collaborazione di Ottaviano, con il quale costituisce un triumvirato, e Cicerone viene inserito nelle liste di proscrizione.
Lascia Roma e decide di ritirarsi a Formia, dove viene raggiunto da alcuni sicari spediti da Antonio dai quali viene decapitato il 7 dicembre del 43 a.C.