Indira Gandhi, al secolo Indira Priyadarshini Nehru-Gandhi, nasce ad Allahabad il 19 novembre 1917. È una politica indiana, la prima e unica donna (oggi) a essere stata Primo ministro in India. È una figura di spicco del Congresso Nazionale Indiano. I periodi di maggiore attivismo sono dal 1966 al 1977 e dal 1980 fino al giorno del suo assassinio, a Nuova Delhi.
Figlia unica del Primo ministro indiano, Jawaharlal Nehru, viene designata proprio dal padre Capo di Stato maggiore. Dopo la morte del padre decide di rinunciare alla corsa alla presidenza e diventa Capo di Gabinetto nel Governo di Lal Bahadur Shastri. Nelle elezioni di partito, a seguito della morte di Shastri, vince e diventa il leader, così diviene Primo ministro indiano.
Sostenitrice dell’indipendenza del suo Paese, a cambiarle la vita è l’incontro con Mahatma Gandhi. Dopo periodi passati in Svizzera per le cure della madre, affetta da tubercolosi, a 17 anni inizia gli studi a Oxford. Espulsa per cattiva condotta, torna in India.
Dopo il matrimonio con Feroze Gandhi, non parente del Maharma, ne prende il cognome. Dalla loro unione, che non dura però a lungo, nascono due figli. Rajiv diventerà Primo ministro dopo di lei.
L’esordio in politica di Indira Gandhi coincide con l’indipendenza del suo Paese, nel 1947. Durante la sua carica come Primo ministro non mancano gli scontri tra due opposizioni molto divergenti.
Le sue decisioni mettono al centro la riforma terriera, ponendo limiti alla proprietà privata e cancellando i privilegi e le rendite a favore dei nobili. Il suo obiettivo massimo è l’eliminazione della povertà, ma la strada appare lunga e non priva di insidie. Ne sono la prova gli ostacoli incontrati per l’attuazione pratica del documento Towards Self-Reliance, Approach to the Fifth Five Year Plan.
Nel 1971 firma un trattato di vent’anni di cooperazione con l’Unione Sovietica. Nonostante il consenso politico, le riforme di Indira Gandhi non ottengono il successo sperato. A incidere negativamente anche la vittoria nelle terza guerra indo-pakistana, e il conseguente esodo di profughi in India, per non parlare della crisi energetica e lo sforzo contemporaneo di dotarsi della bomba atomica
Nel 1975 viene dichiarata colpevole delle accuse a suo carico circa dei presunti brogli elettorali, viene interdetta dai pubblici uffici per sei anni. Intanto il Paese affronta un periodo di scioperi, proteste e spinte secessioniste, che spingono Indira a proclamare lo stato di emergenza fino al 1977. In questo lasso di tempo, punisce le opposizioni, sospende i diritti civili e promulga delle leggi speciali per rendere nulla la sentenza a suo carico. Oppositori e sindacalisti vengono messi in prigione e la libertà di stampa quasi annullata.
Alle elezioni successive perde e viene incarcerata per qualche giorno. Passa all’opposizione e ne diventa il capo. In pochi mesi fonda un nuovo partito con cui vince alle elezioni del 1980. Il nuovo periodo al potere di Indira Gandhi vede tumulti nazionali, rivolte politiche e sociali che la spingono a ricorrere all’esercito.
All’inizio degli anni Ottanta si sviluppa in India un movimento sikh per l’indipendenza del Punjab indiano. Indira scatena un’offensiva militare per porvi fine. Muore il 31 ottobre del 1984, uccisa proprio dalle sue guardie del corpo sikh che vogliono punire la repressione da lei voluta delle spinte indipendentiste. Le sue ultime parole sembrano profetiche: “Non ho l’ambizione di vivere a lungo, ma sono fiera di mettere la mia vita al servizio della nazione. Se dovessi morire oggi, ogni goccia del mio sangue fortificherebbe l’India”.