Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, nasce a Parral il 12 luglio 1904, è un poeta, diplomatico e politico cileno. Ancora oggi è considerato una delle più importanti figure della letteratura latino-americana del Novecento.
L’uomo sceglie di farsi chiamare ‘in arte’ Pablo Neruda, in onore dello scrittore e poeta ceco Jan Neruda. Il nome gli viene poi riconosciuto anche a livello legale. Gabriel García Márquez lo definisce il più grande poeta del XX secolo, in qualsiasi lingua; per Harold Bloom è uno degli scrittori più rappresentativi del canone Occidentale. Nel 1971 viene insignito del Premio Nobel per la letteratura.
Ricopre incarichi diplomatici e politici rilevanti per il suo Paese, primo tra tutti il ruolo di Senatore. Aderisce al comunismo, e per questo motivo viene perseguitato e subisce diverse censure. A causa della sua opposizione al governo autoritario di Gabriel González Videla, si vede costretto ad espatriare. Neruda è noto per la sua candidatura a Presidente del Cile nel 1970 e per il sostegno, negli anni a seguire, al socialista Salvador Allende.
Il poeta inizia presto a mostrare grande interesse per la letteratura, in disaccordo con il padre. È invece Gabriela Mistral, futuro Premio Nobel, ad incoraggiarlo ad intraprendere la sua carriera (la donna è la sua insegnante durante la formazione scolastica). L’articolo Entusiasmo y perseverancia è il suo primo e ufficiale lavoro come scrittore, pubblicato quando ha soli 13 anni, sul giornale locale La Manana. Inizia a usare lo pseudonimo di Pablo Neruda per le sue pubblicazioni poi a partire dal 1920.
Il suo primo libro è Crepuscolario, pubblicato nel 1923, quando lo scrittore ha solo 19 anni. E l’anno dopo riscuote grande successo con Venti poesie d’amore e una canzone disperata. Dirige la rivista Caballo de bastos dal 1925, e nel 1927 inizia la sua carriera diplomatica, nominato prima console a Rangoon, poi a Colombo (Ceylon).
Nel 1930 sposa un’olandese a Batavia, nel 1933 è console a Buenos Aires, è qui che conosce Federico Garcia Lorca. Nel 1936, quando scoppia la Guerra Civile, sta dalla parte della Repubblica e viene destituito dall’incarico consolare. Si trasferisce a Parigi, nominato console per l’emigrazione dei profughi cileni repubblicani. Diventa console per il Messico nel 1940, dove incontra Matilde Urrutia, e per lei scrive I versi del capitano. Nel 1945 si iscrive al partito comunista e diviene senatore.
Vive un periodo da clandestino, a causa del governo anticomunista di Gabriel González Videla, scappa dal Cile e viaggia, passando anche per l’Italia tra il 1951 e il 1952; fa altri viaggi poi tra il 1955 e il 1960 in Europa, Asia, America Latina. Muore a Santiago il 23 settembre 1973 in ospedale, ufficialmente di tumore, ma in circostanze dubbie.