Panoramica sul Foro Romano, polo archeologico con monumenti di varie epoche, nonché centro politico, giuridico, religioso ed economico di Roma Fonte foto: 123rf
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Le memorie di Adriano: riflessioni sull'uomo moderno

A 70 anni dalla pubblicazione delle Memorie di Adriano, alcune riflessioni sulla straordinaria contemporaneità di un romanzo scritto da Marguerite Yourcenar in quasi trent’anni e stampato nel 1951.

Elena Arneodo

Elena Arneodo

ESPERTA DI LIBRI

Traduttrice e autrice, editor e copywriter per case editrici, magazine e siti web, specializzata in viaggi e food. Da sempre appassionata di libri di vario genere, dai romanzi della letteratura classica ai best seller, dagli albi illustrati per bambini ai graphic novel, fino ai ricettari e ai fotografici.

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Un capolavoro della letteratura mondiale che parla di vita e di morte, di conflitti e di amore – anche omosessuale -, di libertà e diritti umani. Adriano rispecchia l’uomo moderno che, artefice del proprio destino, abbandona dogmi e preconcetti per attraversare in profondità gli anni che gli sono stati dati su questa terra e concludere la propria esistenza divinizzandola grazie al riconoscimento della sua intrinseca finitudine.

Adriano e il profondo amore per la cultura

Il romanzo della Yourcenar è una lunga epistola dell’imperatore Adriano, arrivato all’età di sessant’anni gravemente ammalato, al nipote adottivo Marco Aurelio, destinato a prendere il suo posto. Si tratta di una lettera in cui racconta con sincera trasparenza la sua vita di uomo – non di figura pubblica -, i suoi pensieri e i suoi sentimenti più intimi.

Il libro inizia con la descrizione dell’infanzia e della giovinezza di Adriano, caratterizzata da una forte propensione all’azione e al piacere: dalla passione per sport quali la caccia, il nuoto e il cavallo al buon cibo, dall’amore per l’astrologia e le arti a quello per la letteratura e la filosofia.

Con il trascorrere del tempo e l’esperienza della maturità, l’imperatore raggiunge l’equilibrio tra l’essere e i doveri che incombono in quanto personaggio pubblico, tempo libero e responsabilità dell’età adulta. E lo fa a seguito dell’accettazione del dolore, delle disgrazie e delle gioie inaspettate che la vita dispensa.

Adriano, un uomo che ripudia la guerra e promuove la pace

Nella seconda parte del libro non manca una riflessione sulla guerra e sui crimini perpetrati dai Romani. L’imperatore promuove la pacifica convivenza tra popolazioni diverse impegnandosi a far sì che la legge rispecchi i reali bisogni dell’uomo.

Affronta quindi temi estremamente attuali come la condizione dei più deboli – gli schiavi e i contadini – e delle donne, sostenendo i diritti umani e riducendo per quanto possibile le differenze di classe. Attraverso i viaggi nell’impero capisce che humanitas, libertas e felicitas dovrebbero essere i valori seguiti da qualsiasi individuo.

Viene poi affrontato il tema dell’amore omosessuale per il giovane Antinoo – a dispetto del matrimonio con una moglie fredda e distante -, prematuramente scomparso e causa di un dolore lacerante che lo porterà a riflettere sulla finitezza di ogni cosa.

La morte come inno alla vita

La mancanza e il vuoto che invadono il suo cuore lo portano ad una riflessione più ampia sulla morte che, vista l’incombente malattia, lo spinge a riflettere sul necessario passaggio di consegna.

Adriano sa che non gli rimane molto da vivere, ma è consapevole di aver dato il massimo e aver vissuto in profondità ogni istante. Per questo motivo accetta la sua sorte con una rassegnazione non passiva, abbandona l’idea del suicidio perché incarna in sé l’idea che tutto abbia un inizio e una fine.

Ciò che serve è la pazienza, che permette ad ognuno di accogliere serenamente il destino che è stato disegnato per lui. La vita deve essere onorata e la morte accolta come specchio che retrospettivamente dona senso a quanto è stato. Sono le tenebre squarciate da un lampo luminoso.

Adriano, l’essere umano al centro di tutto

Adriano è colui che sfugge ai pregiudizi e ai limiti imposti da religioni e miopi condotte per rincorrere la libertà individuale e abbracciare l’altro, considerato sempre un essere umano degno di rispetto indipendentemente dalla classe sociale, dal suo potere economico e dal suo grado di cultura.

Ecco perché l’imperatore vissuto nel II secolo dopo Cristo si trasfigura in un personaggio del nostro tempo. Con le sue riflessioni è infatti anticipatore della modernità: guardando ai conflitti della sua epoca parla delle guerre del nuovo millennio e della mancata convivenza pacifica tra i popoli; ragionando sulle disuguaglianza presenti nell’impero romano apre la discussione sul divario tra ricchi e poveri oggi presente in ogni Paese del mondo; affrontando il tema della condizione della donna riflette sull’attuale posizione dell’essere femminile all’interno della coppia.

Per lui l’unico linguaggio davvero universale è quello dell’arte e della bellezza, che permette di apprezzare la magnificenza che sta nel diverso da sé. È la morte stessa a portarlo a queste conclusioni perché di fronte ad essa tutto si scioglie diventando inconsistente e insignificante.

Le memorie di Adriano sono quindi un classico da riscoprire poiché riflettono in modo puntuale su questioni cruciali per l’essere umano di qualsiasi epoca.

Le memorie di Adriano

Le memorie di Adriano

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