Il rimpianto di aver perso troppo presto Giorgio Faletti – morto nel 2014 a soli 63 anni – è ancora intenso. Tanto più se si guarda a ciò che l’artista piemontese è riuscito a costruire nella sua luminosa carriera. Abbiamo perso le interpretazioni dell’attore, i personaggi del cabarettista formidabile, la tensione del cantante impegnato, diverso da tutti gli altri, la profondità dell’autore geniale, il ritmo dello scrittore di successo.
Faletti ha vissuto molte vite, tutte ugualmente meravigliose, tutte segnate dal medesimo, evidentissimo, talento. Antonio D’Orrico, giornalista, saggista e critico letterario sul Corriere della Sera ha scritto: "Giorgio Faletti è come Diabolik. Quando vuole si mette una maschera e diventa un’altra persona".
Lo scrittore Faletti è stato un outsider da 15 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Un autore di thriller, di gialli, come in Italia non se n’erano mai visti davvero.
E probabilmente il talento irrequieto di Faletti, incapace di riconoscersi relegato a una sola espressione artistica, a un solo genere, avrebbe offerto molto altro ancora. In fondo è pure successo, con alcune opere più brevi.
Un esempio su tutti? Tre atti e due tempi. Qui Silvano Masoero detto "Silver", magazziniere di una squadra di calcio ed ex pugile, e suo figlio Roberto detto "il Grinta", mediocre calciatore della stessa squadra per cui il genitore lavora, danno vita a una storia appassionante. Una storia incentrata sulla responsabilità individuale, sul conflitto genitori e figli, sulla potenza dell’amore e sulla qualità dei sentimenti. Sullo sfondo si ritrovano il calcio scommesse e il grande tema della corruzione all’interno della società. E poi La piuma, pubblicato a quasi un anno dalla scomparsa dello scrittore. Si tratta di una breve favola morale in cui una piume, spinta dal vento, si posa in luoghi strategici facendosi testimone di un’umanità che rivela meschinerie e bassezze.
Io uccido è invece il primo libro di Giorgio Faletti che, esordiente a 52 anni, diventa il sorprendente caso del mercato editoriale italiano con 4 milioni di copie vendute: molti anni prima di Elena Ferrante e Stefania Auci.
Con la storia di questo serial killer che vive a Montecarlo, in quel Principato di Monaco "in cui nulla succede", che chiama a una radio rivelando al deejay di essere un assassino, ha inizio la grande serie di gialli falettiani.
In un contributo all’ultima edizione, Jeffery Deaver, autore dal successo globale e grande amico dello scrittore astigiano, scrive: "Uno come Faletti dalle mie parti si definisce larger than life, uno che diventerà leggenda".
In Io sono Dio il lettore viene trascinato a New York, in un continuo gioco di tensioni e misteri. La Grande Mela è sconvolta da esplosioni causate da un assassino che non rivendica le proprie azioni e non lascia alcuna traccia. Uno che si è proclamato Dio e che una giovane detective e un fotoreporter irrisolto proveranno a fermare. Dalla New York dei giorni nostri alla Milano di fine anni ‘70, quella stessa città che si appresta a diventare la "Milano da bere" degli affari e del lusso.
Appunti di un venditore di donne è la storia di Bravo, un uomo enigmatico e cinico, menomato in circostanze oscure, i cui affari gravitano intorno allo sfruttamento delle donne. La comparsa di Carla, una giovane donna che per sfuggire alla povertà entra nel giro della prostituzione, sarà il motore di una storia ben riuscita.
Appunti di un venditore di donne
Tra i libri di Giorgio Faletti va ricordato senza dubbio Niente di vero tranne gli occhi. Siamo a cavallo tra Europa e America, tra una Roma assolata e distratta e una sfavillante ma cupa New York. I protagonisti di questo romanzo sono due persone, due investigatori del New York Police Department e della Polizia di stato che – sebbene lontanissime, e non solo per motivi geografici – si troveranno accomunate dalla lotta ad uno spietato assassino. Un killer che con lucidità e sadismo si diverte a comporre i copri delle sue vittime come personaggi dei Peanuts. Tra un’istantanea d’orrore e l’altra, Faletti dà vita ad un’altra straordinaria composizione di personaggi.
Niente di vero tranne gli occhi
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