Salta al contenuto
Test per scoprire il metodo di studio più efficace per te

Test per scoprire il metodo di studio più efficace per te

Il test per scoprire il metodo di studio più efficace per te, step by step delineamo insieme il tuo profilo di studente

Marta Rovagna

Marta Rovagna

GIORNALISTA PROFESSIONISTA E DOCENTE DI LETTERE

Sono una giornalista professionista, docente di Lettere, appassionata di tematiche legate al sociale. Da sempre racconto storie, sia nei miei reportage sia a scuola con i miei alunni. Sono una persona curiosa, amo ascoltare, conoscere e viaggiare, sia nello spazio sia nel tempo attraverso la letteratura.

Studiare tocca. Per anni, dalla primaria alla fine della scuola secondaria di secondo grado la sveglia suona sempre, inesorabile, per ricordarci che dobbiamo essere in classe. Alle 8.30 in primaria, molto prima, a volte anche 7.45 alle scuole medie e superiori. Non dobbiamo essere presenti solo fisicamente, ma anche con un piccolo bagaglio, lo zaino con i nostri libri e con qualcosa in testa. Concetti, formule, date storiche, poesie e argomenti ben ordinati, ciascuno disponibile per ogni materia al momento giusto, all’ora in cui arriverà quel docente a farci domande per vedere se 1) abbiamo studiato 2) se abbiamo capito 3) se siamo in grado di esporre quell’argomento in modo personale, se quindi lo abbiamo rielaborato. La vita non è molto diversa all’università, certo un buon orientamento ci ha presumibilmente portato a scegliere un settore che ci piace, ci incuriosisce o ci appassiona. Lo studio quindi in teoria dovrebbe essere maggiormente favorito da una motivazione interna o intrinseca, ovvero quando la spinta allo studio parte dall’interno e lo studente si muove per un’interesse personale, cercando risposte per un proprio desiderio di sapere. La motivazione esterna o estrinseca invece è legata a dei rinforzi che provengono dall’esterno: una caramella per i piccoli in prima materna, l’approvazione dell’insegnante o del genitore alla secondaria di primo grado (scuola media) o un buon voto per ottenere il permesso ad uscire la sera per un ragazzo delle superiori. In ogni caso con una motivazione esterna lo studente apprende solo in funzione di qualcosa che vuole ottenere, lo studio diventa quindi solo uno strumento funzionale ad altro. Come tutti gli strumenti vengono utilizzati ma presto scordati, in quanto l’obiettivo rimane esterno. Passare da una motivazione esterna a una interna è quindi fondamentale.

Gli ingredienti segreti del giusto metodo di studio

Sono quattro gli elementi principali per possedere un buon metodo di studio: la motivazione di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente, l’apprendimento, la memorizzazione e le sue tecniche e l’organizzazione. Sugli stili di apprendimento rimandiamo alla scheda già pubblicata in cui abbiamo dedicato ampio spazio ai diversi stili cognitivi.

La memorizzazione e le sue tecniche principali

Importante tanto quanto ciò che abbiamo già descritto c’è il nostro modo di memorizzare: è proprio capendo in che modo mettiamo “in magazzino” le informazioni che ci interessano o che dobbiamo comunque necessariamente imparare, che il nostro studio andrà più spedito e raggiungeremo risultati più soddisfacenti. La prima tecnica che viene studiata dalla psicologia è quella detta di Feynman, ideata dallo statunitense e fisico Richard Feynman. Secondo lui il metodo migliore per ricordare è quello di pensare di avere davanti uno studente immaginario al quale ripetere la lezione, in questo modo si cercherà la tecnica migliore per fare capire una cosa, utilizzando una propria rielaborazione, che sarà poi più facile da ricordare. Un’altra tecnica è quella del Locus, che in latino significa “luogo”, questa tecnica riguarda infatti proprio dei luoghi fisici: lo studente deve provare a visualizzare un vero e proprio tragitto, un percorso che gli sia familiare e lo deve suddividere in tappe. Ogni tappa che vediamo davanti a noi immaginandola, anche con i dettagli (un percorso che collega casa mia con quella dei nonni, o della mia località preferita al mare o la mia abitazione) la colleghiamo ad un concetto chiave che dobbiamo memorizzare. In questo modo ripetere tutto il discorso con la concatenazione dei vari luoghi si tiene in piedi con un “percorso a piedi” legato ad un luogo amato. La memorizzazione ha infatti proprio a che fare con il cuore, o più in generale con gli stati emotivi particolarmente connotati (forti emozioni, passioni o sentimenti sia positivi che negativi). Un luogo amato da quindi una connotazione emotiva che ci aiuta a ricordare.

Una terza tecnica di memorizzazione è quella detta delle “parole a piolo”, simile a quello del percorso da visualizzare solo che, invece delle stanze o degli angoli delle strade, si usano dei numeri. Da uno e dieci lo studente deve collegare un concetto ad un numero sempre crescente in modo da organizzare il discorso. Questa tecnica viene utilizzata moltissimo, è quella più conosciuta ed è sempre una buona chance per la memorizzazione.

Esiste poi una tecnica specifica di memorizzazione che viene utilizzata soprattutto per imparare una lingua straniera, viene detta delle “flash cards”. Ogni parola viene memorizzata su un suo foglietto (card) in cui si scrive quello che si vuole imparare e la sua pronuncia fonetica. A quel punto si collega la parola per come deve essere pronunciata a una, con significato completamente diverso, ma con suono uguale o simile, in italiano. Per esempio DOG, per essere memorizzato può suonare simile a DOGE, per un veneziano potrebbe essere un metodo facilitato per imparare la parola “cane” in inglese!

C’è infine la tecnica del paradosso, che consiste nell’immaginare situazioni comiche, bizzarre o paradossali che però aiutano a rendere il concetto immaginato più vivido. Questo può essere fatto o immaginando un’azione, come un piccolo cortometraggio, o vivendo la scena in prima persona oppure pensando a cose molto comiche o anche un po’ irriverenti che però daranno come sicuro risultato quello che riusciremo a ricordare tutto meglio.

Come organizzare al meglio il tempo e il materiale di studio

L’organizzazione è per definizione qualcosa di molto personale, dipende dal proprio temperamento ma anche dalla pressione bassa o alta (chi di media ha la pressione bassa si sveglia la mattina con maggiore difficoltà e carbura maggiormente la sera ad esempio) o dalle proprie abitudini di vita, come il consumo di caffeina o meno o la necessità di trovarsi in luoghi particolari (biblioteca si o no, studio di gruppo o assolutamente individuale, si o no in casa, camminando o stando seduti, alla scrivania o sdraiati sul divano).

In ogni modo bisogna tenere conto di alcune regole. Innanzitutto bisogna considerare sempre almeno due ore di studio al giorno, fino ad un massimo di otto magari sotto data. Il momento di studio individuale viene alla fine di un percorso in cui si è letto, si sono presi appunti e si sono organizzati o abbozzati degli schemi, scrivendoli o avendoli comunque in mente. Quindi questa fase, anche un po’ passiva (ascolto in classe mio malgrado, sento il prof con l’occhio mezzo alzato mezzo abbassato) ha già portato alcuni frutti: non siamo completamente a digiuno dell’argomento.

Un’altra indicazione interessante è sulla quantità di materie o esami da studiare: nella scuola dell’obbligo il fatto di passare ogni pomeriggio da una materia all’altra mantiene molto plastico il cervello. All’università alcuni studiosi indicano come una maggiore opportunità quella di preparare due esami contemporaneamente. Non vale per tutti chiaramente ma bisogna provare! Le materie devono essere più di tre e si possono studiare a giorni alterni. In ogni modo ogni giornata va organizzata a cicli: un’ora al massimo di studio, piccola pausa (senza avvicinarsi troppo al frigorifero!) e poi ripresa. I momenti di riposo devono essere salvaguardati fino all’ultimo giorno prima della prova, interrogazione compito in classe o esame universitario che sia. Il cervello ha bisogno di riposare e di ritemprarsi, benissimo uno sport o un’attività all’aria aperta che possa riposare e far “ricaricare le pile”. Ultima indicazione, iniziare la giornata sempre dal ripasso degli argomenti del giorno precedente, aiuta a fissare i concetti e a riprendere la “costruzione” del sapere.

Finalmente il test

Eccoci finalmente a fare un’esame finale (niente panico, non ci sarà un voto alla conclusione!)Sono diverse le domande che ci possiamo porre per una analisi del nostro modo di studiare e capire se è efficace o meno:

  1. Cerco di studiare in biblioteca o in sale di studio per favorire una maggiore concentrazione nel clima di silenzio e lavoro generale? 1 2 3 4
  2. Riesco ad essere puntuale circa i risultati che mi pongo a breve e a lungo termine sulla quantità di cose da studiare? 1 2 3 4
  3. Riesco ad organizzare in modo realistico il carico di lavoro che devo affrontare e in quanto tempo mediamente riesco a raggiungere l’obiettivo? 1 2 3 4
  4. Studio insieme ad un compagno di classe o del mio corso in modo che possiamo farci domande a vicenda aiutandoci? 1 2 3 4
  5. Mi piace approfondire diversi argomenti legati alla materia da studiare? 1 2 3 4
  6. Come prima cosa leggo rapidamente il testo per averne un quadro generale immediatamente? 1 2 3 4
  7. Nell’organizzazione del lavoro tengo conto delle distrazioni che potrei avere evitando di averle vicino? (cellulare, pc, tablet, tv, amica chiacchierona o che ha l’esame tra due mesi)
  8. Ho bisogno di studiare in un luogo silenzioso e privo di stimoli? 1 2 3 4
  9. Riesco a studiare diverse materie/esami universitari per facilitare la memorizzazione?1 2 3 4
  10. Riesco a non rimandare lo studio all’ultimo ma lavoro con costanza secondo i piani che ho stabilito? 1 2 3 4

Profilo 1: metodo efficace (da 45 a 48)

Hai messo in campo un metodo ottimo: hai buone strategie di studio e una buona organizzazione che ti daranno ottimi risultati grazie alla giusta attenzione ai nuclei fondamentali di quanto devi apprendere

Profilo 2: metodo abbastanza efficace (da 25 a 44)

Il tuo modo di affrontare lo studio è adeguato ma non ottimale: con alcune attenzioni maggiori agli aspetti di cui abbiamo parlato potresti potresti migliorare sia nell’organizzazione sia nel mantenimento dell’attenzione con una più attiva azione di limitazione delle distrazioni, migliorando il rendimento.

Profilo 3: metodo disorganizzato (da 12 a 24)

Il tuo metodo è troppo approssimativo, non riesci in alcun modo a limitare le distrazioni e a studiare in modo costante nel tempo. Non riesci a programmare l’attività di studio e quella di un’efficace memorizzazione. Devi rivedere il tuo metodo di studio.