
Scena muta alla Maturità, preside attacca: i dubbi sullo studente
La preside del liceo Fermi di Padova ha sollevato dubbi sullo studente che ha fatto scena muta all'orale della Maturità per protesta: cosa ha detto
Un caso singolare ha scosso l’attenzione pubblica durante la Maturità 2025: un maturando del liceo scientifico Fermi di Padova ha deciso di fare scena muta all’orale per protestare contro il metodo di valutazione degli studenti. Da alcuni questo gesto è stato etichettato come coraggioso, ma per la preside dell’istituto ha assunto tutt’altro significato, come ha spiegato in un’intervista sollevando dei dubbi sulla scelta dello studente.
- I dubbi della preside sullo studente che ha fatto scena muta alla Maturità
- Perché per la preside gli studenti hanno un problema con le valutazioni a scuola
- Cos'ha detto la preside sul valore formativo della scuola
I dubbi della preside sullo studente che ha fatto scena muta alla Maturità
“C’è chi ha detto che lo studente ha avuto molto coraggio. A me pare che le cose non stiano proprio così”. A parlare, in un’intervista al Corriere del Veneto, è Tiziana Peruzzo, preside del liceo Fermi di Padova finito al centro del dibattito pubblico dopo che un maturando ha deciso di fare scena muta all’orale per protesta.
La dirigente scolastica ha sollevato dubbi sulla presunta “scelta coraggiosa” dello studente, sottolineando che “per mettere in atto la sua protesta ha dovuto comunque aspettare la fine degli scritti, per essere sicuro di essere stato promosso“. Il ragazzo, infatti, aveva già accumulato 62 punti tra il credito scolastico e la valutazione delle prove scritte d’esame. Dunque, aveva già raggiunto (e superato) i 60 punti necessari per diplomarsi.
Peruzzo ha spiegato che i commissari hanno comunque consigliato allo studente di “avere almeno uno scambio minimo” per evitare di fare totale scena muta rischiando “di invalidare tutto il suo percorso di studi”. Il giovane, ha proseguito la preside, “ha accettato”. E le “poche e semplici parole” che ha pronunciato durante il colloquio hanno dato la possibilità ai commissari “di dare un voto al suo orale”. Così “il voto globale è passato da 62 a 65”, ha detto la preside.
Per questo “non condivido chi parla di scelta coraggiosa – ha concluso la dirigente scolastica -. A me pare più una scelta di comodo. Sapeva di esser passato e non ha voluto studiare per l’orale”.
Perché per la preside gli studenti hanno un problema con le valutazioni a scuola
Questa vicenda è per Tiziana Peruzzo un sintomo di un problema più ampio che riguarda il rapporto tra gli studenti e la valutazione. Secondo la dirigente si è persa “la percezione del valore formativo della valutazione in sé e di conseguenza dell’esame di Stato, che considera lo sviluppo del senso critico, la capacità di analisi oltre che il mero voto numerico”.
La difficoltà dei ragazzi ad accettare le valutazioni, per la preside, non riguarda solo la scuola, ma si estende anche alla famiglia e al “giudizio sociale”. La valutazione, infatti, è per natura un “feedback che serve di stimolo al miglioramento personale”, ha detto. Ma il problema, a suo avviso, sta nella “mancanza di distacco” da parte degli studenti che genera “sofferenza”. E anche da parte dei genitori, che “si immedesimano sempre di più nel voto del figlio, come se si trattasse di una gratificazione personale della madre o del padre e non della conquista dello studente”, ha aggiunto.
Cos’ha detto la preside sul valore formativo della scuola
Nonostante le criticità legate alla percezione delle valutazioni, la preside Tiziana Peruzzo ha evidenziato che “quasi sempre i ragazzi si rendono conto del valore della scuola in ritardo“, aggiungendo che “non credo che questo sia cambiato nel tempo”.
I giovani, secondo la dirigente, “vivono la loro vita nell’oggi, a maggior ragione in una società utilitaristica che è attenta solo alle cose spendibili immediatamente”. Per questo, “l’importanza delle materie che studiano e imparano a scuola diventa chiaro solo con gli anni”, ha chiosato.
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