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Crepet Fonte foto: IPA

Crepet ai genitori: "State al vostro posto". Cosa lo "terrorizza"

"State al vostro posto" è l'appello che Paolo Crepet ha rivolto ai genitori parlando di educazione e scuola: cosa "terrorizza" lo psichiatra

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Per Paolo Crepet i genitori “dovrebbero stare al loro posto“. Lo ha detto durante un’intervista in cui ha affrontato il tema dell’educazione sia all’interno della famiglia che nel contesto scolastico. Nel suo intervento ha anche detto di essere “terrorizzato“. Ma da cosa (o da chi)?

Da chi è “terrorizzato” Crepet

Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, da sempre attento al tema dell’educazione dei giovani, è stato intervistato da Il Corriere della Sera in merito al caso che ha coinvolto un 11enne che frequenta la quinta elementare in un istituto di Treviso. Stando a quanto denunciato dalla madre, a scuola il ragazzino sarebbe stato sottoposto a “metodi disciplinari severi e punitivi che hanno generato grave disagio” in lui.

“Premesso che non voglio commentare il caso singolo, sono terrorizzato dai genitori invadenti“, ha commentato Crepet. Per l’esperto, la scuola è un ambiente dove ogni bambino, anche in quinta elementare, deve avere la possibilità di esprimersi liberamente e di affrontare le proprie sfide.

A suo avviso, l’ingerenza dei genitori negli affari scolastici, invece di proteggere, finisce per ostacolare il processo di crescita e autonomia dei ragazzi.

Perché i genitori “dovrebbero stare al loro posto” per Crepet

Come ha spesso evidenziato Crepet e ribadito anche in questa occasione, un’eccessiva protezione e un intervento sistematico da parte degli adulti impediscono ai giovani di sviluppare le capacità necessarie per gestire le difficoltà in autonomia.

Per questo “i genitori, tranne in alcuni casi, dovrebbero stare al loro posto – ha spiegato -. Ma non per principio, non senza una ragione. Più che altro perché è educativo“. Stare al proprio posto “significa fare il bene dei propri figli”, ha aggiunto, perché permette loro di “rafforzarsi, anche nella difesa dei propri diritti. Se c’è sempre il ‘sindacalista’ (ovvero la mamma o il papà) che combatte per loro, non svilupperanno mai la capacità di farlo da soli”.

Come deve essere la scuola secondo Paolo Crepet

Paolo Crepet ha una visione molto chiara sul ruolo e sulle responsabilità che la scuola dovrebbe avere. Per lo psichiatra, la scuola deve essere innanzitutto “un’agenzia educativa in cui interagiscono insegnanti, gli educatori a vario titolo, bambini e bambine, ragazzini e ragazzine“. Non si tratta dunque di un contesto dove il genitore interviene costantemente, a meno che non si tratti di casi estremi e ben definiti, ha sottolineato l’esperto.

L’istituzione scolastica ha il compito di educare e di preparare i giovani alla vita, e questo, ha evidenziato Crepet, deve includere anche l’insegnamento delle regole e la gestione delle conseguenze. “Cosa dovrebbe fare una scuola se anche le punizioni dei compiti in più o dello star seduti durante la ricreazione diventano problematici? Deve star zitta? – ha chiesto -. Se chi viene punito viene subito difeso, le punizioni perdono di importanza. Poi, per carità, ci sono livelli e livelli”, ha chiarito il professore.

E ha proseguito: “La scuola deve essere esigente sennò non è scuola“, ma questa “rigidità non va bene tout court” perché “più sei rigido nella richiesta dei diritti ma anche nell’abolizione dei doveri, più perdi il contatto con la realtà”.

È però fondamentale, a detta dello psichiatra, che i ragazzini imparino a gestire la frustrazione, altrimenti “poi diventa problematico”.

La frustrazione, ha spiegato Crepet, è una parte intrinseca della crescita e deve essere concepita come tale. Negarla o evitarla attraverso l’intervento genitoriale per lui significa creare individui emotivamente fragili e incapaci di reagire di fronte alle inevitabili difficoltà della vita anche da adulti.

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