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Paolo Crepet Fonte foto: Comi/Terenghi / IPA

Paolo Crepet: "Scuola sparita". Perché i prof sono "imbarazzati"

In un'intervista Paolo Crepet ha detto che "la scuola è sparita, come la famiglia" e i prof sono "imbarazzati": ecco perché secondo lo psichiatra

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Durante un’intervista Paolo Crepet ha lanciato l’allarme: “La scuola è sparita“. Inoltre ha detto che i prof, “quei pochi che ancora hanno amore per la loro professione”, sono “imbarazzati“. Ecco perché secondo lo psichiatra.

“La scuola è sparita come la famiglia”

Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet è tornato a parlare di violenza tra i giovani in un’intervista rilasciata a ‘Il Corriere della Sera’. Indagando i motivi che stanno alla base anche dei recenti fatti di cronaca, l’esperto ha sottolineato che è entrato in crisi il ruolo di educatori che spetta ai genitori e alla scuola.

La famiglia non c’è più, intesa anche in senso più contemporaneo, per intenderci quella del Dopoguerra”, ha spiegato Crepet. I genitori “non sanno cosa fare, l’unica cosa che hanno capito è che bisogna concedere tutto ai figli, aprire totalmente la diga”.

E ribadendo una posizione che ha più volte espresso, lo psichiatra ha aggiunto: “I genitori di questi 12enni hanno 40-45 anni, e sono i peggiori della storia, perché sono cresciuti con l’idea che mettere limiti è una cosa riprovevole, che va agevolata la vita dei ragazzi in tutti i modi”.

Per Crepet “sono i 40enni” di oggi ad aver inventato il concetto di comfort zone, rappresentando “una generazione privilegiata, sono persone che rifiutano la fatica” e “che vogliono abolire tutti i voti scuola“.

A proposito di scuola, lo psichiatra ha sentenziato: “è sparita, come la famiglia”. Crepet ha continuato raccontando che “i professori che sento o che mi scrivono, quei pochi che ancora hanno amore per la loro professione, mi dicono che sono imbarazzati, intimoriti perfino atterriti perché hanno paura di fare qualsiasi cosa”. Il motivo è che oggi gli insegnanti “vengono emarginati, derisi, diventano oggetto di violenza“. Anche “nella scuola materna i bambini sono abituati a comandare: se i maestri li puniscono, arriva un genitore a protestare: ‘Come si permette di trattare così mio figlio?’”.

L’impatto dei social sui giovani secondo Paolo Crepet

Per il sociologo, questi cambiamenti che si stanno osservando nella società “sono in atto da anni, anche decenni, ma di cui non ci siamo voluti accorgere”, ha detto. “La prima avvisaglia è arrivata con la tv. Siamo passati dalla nonna del Corsaro nero ai cartonati animati giapponesi senza colpo ferire”. Poi “è arrivata la Playstation. Ma adesso con i social è come aver fatto un salto da una 500 alla Formula 1”.

I social network “sono stati dei moltiplicatori di violenza incredibili”, ha aggiunto. Per questo “credo che i telefonini andrebbero vietati almeno fino a 12 anni“.

Crepet ha poi raccontato che anche il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara gli ha chiesto un parere sul divieto dell’uso dei dispositivi elettronici e dei social da parte dei più piccoli: “sono d’accordo su tutta linea a una decisione di questo tipo”, ha affermato. Ma, ha proseguito, “mi chiedo quanti sarebbero d’accordo, anche tra i leader politici, e quanti invece inizierebbero a eccepire dei se e dei ma. Penso più a questa seconda possibilità, espressione della nostra resa generale, anche della nostra pavidità”, ha concluso lo psichiatra Paolo Crepet.