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Paolo Crepet Fonte foto: IPA

Paolo Crepet attacca: "Smidollati". La frase sul voto in condotta

Lo psichiatra Paolo Crepet interviene sulla riforma del voto in condotta e attacca "smidollati": con chi ce l'ha e la frase sui giudizi a scuola

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Paolo Crepet interviene sulla tanto discussa riforma del voto in condotta voluta dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che è stata approvata mercoledì scorso alla Camera. Secondo lo psichiatra e sociologo, il dibattito deve andare oltre il concetto di severità e bocciatura, riportando il discorso sul ruolo della famiglia, “la primaria forma di educazione dell’individuo”. E attacca: “Smidollati“. Ecco cosa ha detto e la frase sui giudizi a scuola.

Crepet, la famiglia e il voto in condotta

Il professore Paolo Crepet è stato intervistato da Francesco Vergovich a ‘Radio Radio’. Argomento: la riforma del voto in condotta, che la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva la scorsa settimana. Un provvedimento che nelle intenzioni del suo promotore, il ministro Giuseppe Valditara, “rappresenta un passaggio fondamentale per la costruzione di un sistema scolastico che responsabilizzi i ragazzi e restituisca autorevolezza ai docenti“.

“Vorrei chiedere alla gente di buon senso cosa farebbero di fronte a un gruppo di ragazzini che lega il prof alla sedia”, ha iniziato Crepet. “E questi geni dell’educazione contemporanei (ovvero i genitori) che cosa prevedono? Secondo me non prevedono niente – ha proseguito lo psichiatra -. Dicono che è stato un momento di défaillance, che (i ragazzi) hanno l’ansia. Quando c’ero io a scuola – ha aggiunto -, così io non potevo farlo, e non siamo cresciuti male per questo”.

E ancora: “Vogliamo smetterla con questi genitori smidollati che non sanno dire un no, che non sanno dire niente. Ma dicono sì quando un ragazzino di 13-14 anni esce alle 23.30 del sabato e Dio solo sa dove vanno a finire. Quello riescono a dirlo. Tutto il resto è una difesa assoluta, marmorea: non vogliono i voti, né quello di comportamento né quello sulle materie. Non vogliono le pagelle e vogliono che siano tutti promossi“.

Lo psichiatra ha poi raccontato che “ci sono dei licei dove i genitori sono chiamati a fonare, usare il fon, sui capelli dei figli perché hanno sudato essendo stati a ginnastica”. Ma “in quale manicomio siamo finiti – ha chiosato Crepet -. Questi mono neuronici di madri e padri che vanno con il fon sennò i loro figli non ce la fanno. Come quello che regala al figlio di 16 anni la bici con la pedalata assistita: siamo allo stesso livello intellettivo, una frazione dello zero”.

“È scomodo parlare di certe cose”

Paolo Crepet ha anche affrontato l’argomento della sex roulette, una delle ultime challenge lanciate principalmente online e che si stanno diffondendo tra i giovanissimi. Consiste in una gara di sesso in cui non si usano protezioni. Perde chi rimane incinta o viene contagiato da malattie sessualmente trasmissibili.

Si tratta di un fenomeno “che c’è da alcuni anni”, ha spiegato il sociologo. “Me ne parlò il capo della polizia di Brescia. Ragazze di 13-14 anni che vanno a prostituirsi in feste organizzate da adulti, in appartamenti di adulti dove vanno adulti, professionisti della città. Perché pago e pretendo, questa è la filosofia”, ha continuato Crepet. Le giovani “vanno perché si guadagna qualcosa”. Qui si mette in atto “una sorta di roulette, perché dentro questo ‘meraviglioso’ party ci sono anche i sieropositivi”. Quindi “il ‘gioco’ diventa fare sesso e non prendersi l’Aids, o fare sesso senza precauzioni e non rimanere incinta. Perché chi prende l’Aids o rimane incinta perde come a Monopoli”.

Crepet ha proseguito: “Ma la vogliamo smettere una volta per tutte di essere così cechi, menefreghisti, non sapere neanche dove va tua figlia? Tu non ti accorgi che c’è una ragazzina che a 15 anni si mette il rossetto malizioso, la gonna corta in un certo modo? Non ti fai due domande che questa torna a casa a una certa ora? Niente, non ci si accorge più di niente”.

E ha concluso: “È scomodo parlare di certe cose”. Scomodo, a suo avviso, perché obbliga tutti a fare i conti con una realtà che molti preferiscono non vedere. Per Crepet la responsabilità non è solo di chi delinque, ma anche della società che non si accorge di ciò che avviene davanti ai propri occhi.