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Paolo Crepet vuole rivoluzionare la scuola: tutte le novità

Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet critica la scuola e svela come sarebbe la sua "rivoluzione" se potesse cambiare tutto con una bacchetta magica

Francesca Pasini

Francesca Pasini

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Content Writer laureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, vivo tra l'Italia e la Spagna. Amo le diverse sfumature dell'informazione e quelle storie di vita che parlano di luoghi, viaggi unici, cultura e lifestyle, che trasformo in parole scritte per lavoro e per passione.

Se avessimo una bacchetta magica come cambieremmo il mondo della scuola? Un’idea chiara ce l’ha Paolo Crepet, sociologo e psichiatra che in più occasioni ha lanciato l’allarme sulle difficoltà dell’istituzione scolastica e dei rapporti tra giovani, insegnanti e genitori.

Crepet ha svelato come "rivoluzionerebbe" la scuola, non senza lanciare una critica alla scuola, che avrebbe smesso di insegnare un concetto secondo lui fondamentale.

Cosa non si insegna più al giorno d’oggi secondo Crepet

"Non insegniamo più a pensare, a creare, a immaginare. E questo è gravissimo", ha dichiarato lo psichiatra nell’intervista a Termolionline. Perché è un dramma secondo Crepet? "Perché senza immaginazione non c’è futuro", ha detto con preoccupazione.

La critica dello studioso e divulgatore va soprattutto alla scuola, vittima e artefice di una crescente "mediocrità formativa". "Viviamo in una comunità che si sta divaricando, dove aumentano l’odio, l’insofferenza, l’aggressività verbale e fisica", ha aggiunto.

Una questione che non riguarda solo l’Italia, chiarisce, ma il mondo intero: "È un fenomeno planetario: si cerca ovunque di imporre un pensiero unico. E chi prova a discostarsi, viene marginalizzato. Le voci critiche sono sempre più flebili, spesso tardive, e raramente ascoltate".

Il problema principale, secondo Crepet, è la mancanza di "contraltari forti": manca una contro-narrazione solida, strutturata, coraggiosa". Ad essere responsabili di tale situazione sono tutti, dalle famiglie alle istituzioni, dai media alle comunità locali, fino alle scuole. "Tutti hanno smesso di fare la loro parte. Abbiamo delegato troppo, a volte tutto. Ma la libertà richiede responsabilità. Pensare costa fatica, e noi ci stiamo abituando a non farlo più".

È proprio la scuola l’ambito di maggior interesse dello psichiatra, che in una recente occasione ha spiegato come il sistema educativo abbia smarrito la propria autorevolezza: "La formazione è il cuore di tutto. Se le università cominciano a censurare le opinioni non allineate per adeguarsi al politicamente corretto, allora non stiamo più educando. Stiamo addestrando. E questo è un pericolo enorme per una democrazia", ha spiegato.

Smartphone a scuola e IA: la critica di Crepet

Tra gli elementi che minacciano la libertà di pensiero rientrano anche le nuove tecnologie, secondo Crepet. Dai telefonini (per cui si è detto favorevole alla decisione di vietarne l’uso a scuola e di limitare l’uso dei social nei giovani) fino all’Intelligenza Artificiale, si tratta di strumenti che ci portano "a non pensare più", delegando tale impegno a un algoritmo.

"È sempre più raro incontrare qualcuno che abbia un pensiero strutturato. Troppa gente ha paura di uscire dal coro. Se non sei allineato, vieni etichettato, ignorato, o peggio deriso. E molti preferiscono il silenzio a questa esposizione", ha messo in guardia il sociologo.

Cosa farebbe Crepet se avesse una bacchetta magica

Ma se potesse avere a disposizione una bacchetta magica con la quale stravolgere in un attimo il mondo odierno, e in particolare la scuola, cosa farebbe? Paolo Crepet ha le idee chiare: partirebbe innanzitutto dalla "rivoluzione della scuola", dando vita a "un sistema educativo che stimoli pensiero critico, creatività, autonomia". Secondo lo studioso, infatti, "la scuola deve tornare a essere fucina di futuro, non officina di conformismo", sottolineando quindi l’urgenza di trovare una soluzione a questa "mediocrità formativa".

Quali altri interventi metterebbe in pratica? Crepet, oltre alla scuola, dedicherebbe molta attenzione anche ai legami sociali. In particolare, punterebbe a ricostruire il legame sociale: "Se ognuno pensa a salvarsi da solo, allora lo Stato non esiste più. È un insieme di persone, non un’entità astratta. […] E quando la voce collettiva si spegne, resta solo il rumore di fondo dell’indifferenza".

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