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Crepet Fonte foto: IPA

Crepet: "Bisogna disobbedire". Il nuovo sfogo dello psichiatra

Per Paolo Crepet "bisogna disobbedire": il nuovo sfogo dello psichiatra e sociologo sull'educazione dei giovani e sul rapporto genitori-figli

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Bisogna disobbedire“. È con questo forte messaggio che Paolo Crepet si è rivolto alle nuove generazioni, presentando il suo libro ‘Mordere il cielo’ al Cortile Maqueda del Palazzo Reale di Palermo. Questa breve frase rappresenta il cuore del nuovo sfogo dello psichiatra contro le convenzioni sociali, i metodi educativi odierni e la tecnologia, nonché un invito alla riscoperta dell’autenticità e del desiderio.

Perché “bisogna disobbedire” per lo psichiatra Paolo Crepet

Il coraggio non s’insegna, si allena. E per allenarlo bisogna disobbedire“. È con questa provocazione che lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet ha aperto l’incontro che si è tenuto il 12 giugno nel Cortile Maqueda del Palazzo Reale di Palermo, come riportato da Balarm.

Per il professore, disobbedire non significa infrangere le regole a priori, ma “resistere all’addomesticamento“, ovvero all’omologarsi alla mediocrità e a rinunciare alla propria unicità. ‘Mordere il cielo’, titolo del suo libro, è un invito a tornare ad avere “fame di vita”, quell’urgenza di essere se stessi anche quando la società spinge a diventare “copie, cloni, esecutori”, ha spiegato l’esperto.

La libertà di pensiero è il pilastro su cui si fonda questa disobbedienza. Crepet, pur ammettendo di fare fatica a dare consigli persino a se stesso, esorta gli altri ad essere “liberi di pensare quello che ritenete giusto“, pur riconoscendo l’esistenza di limiti. Limiti per lo psichiatra non devono tradursi in un venir meno della “voglia di vivere” o della “voglia di cambiare”.

Viviamo in un tempo in cui il rischio è anestetizzato, dove l’unicità viene scambiata per errore e il fallimento per colpa“, ha affermato. In questo contesto, secondo Crepet, la disobbedienza diventa un atto di resistenza culturale per mantenere viva la capacità di essere autentici e liberi di sentire, senza rimanere imbrigliati in schemi predefiniti.

Cosa significa educare per Crepet

La riflessione di Crepet sulla disobbedienza si intreccia inestricabilmente con la sua visione dell’educazione. Per lo psichiatra, educare non significa proteggere i figli da ogni rischio o guidarli “passo passo”, ma piuttosto aiutarli a “diventare unici, anche sbagliando da soli”.

Educare, ha spiegato ancora rivolgendosi ai genitori, “non è costruire una replica di se stessi o di un modello socialmente approvato. È semmai aiutare una creatura a scoprire chi è, anche se questo vuol dire vederla sbagliare, inciampare, perdere la rotta. Perché è proprio lì che nasce la personalità”.

E sull’educazione dei giovani ha concluso: “Bisogna insegnare a cercare, non solo a trovare. A desiderare, non solo a ottenere“.

Il nuovo sfogo di Crepet sull’IA

Secondo Paolo Crepet, l’intelligenza artificiale (IA) rappresenta un ulteriore ostacolo alla piena espressione dell’autenticità umana. Per lo psichiatra, “il problema oggi è l’eccessiva connessione” che, a suo avviso, ci sta facendo perdere i veri rapporti umani e la capacità di sentire.

La sua posizione è netta: “No all’intelligenza artificiale” intesa come sostituta dell’intelligenza umana, perché “essere umani significa sentire”. Il suo messaggio è un invito a disconnettersi per riconnettersi a se stessi e agli altri tornando a provare quelle emozioni che, secondo Crepet, rischiano di svanire.

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