
Paolo Crepet e l'IA: qual è il "rischio enorme"
"Il rischio è enorme": lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet parla dei problemi associati all'uso delle nuove tecnologie, in particolare l'IA
Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet si è più volte detto preoccupato per l’avanzare delle nuove tecnologie. In particolare, per lo psichiatra l’intelligenza artificiale (IA) porta con sé un “rischio enorme”. Ma di quale rischio si tratta?
Il “rischio enorme” dell’IA secondo Crepet
L’intelligenza artificiale ci renderà più incapaci di pensare e più omologati? “Il rischio è enorme“. Così ha risposto Paolo Crepet in una intervista a Il Resto del Carlino.
A questo rischio, ha proseguito lo psichiatra, si associa anche un “problema”: “In un mondo ‘ignorante’, chi inventerà il ‘nuovo’?”, ha chiesto l’esperto, sottolineando che l’IA è “la forza più straordinaria e più conservatrice che esista“. Questa, infatti, “si autogenera, ma utilizzando tutto ciò che già esiste, in maniera intensiva – ha spiegato Crepet -. Non inventerà mai nulla“.
Come ha sottolineato il professore, il massimo che questa tecnologia può offrire, nel suo stato attuale, è una riproduzione dell’esistente, a meno che non sia “interconnessa con un cervello pensante”.
Questa interconnessione è la chiave di volta secondo Crepet: senza l’apporto creativo, critico e originale della mente umana, l’IA rimane un mero strumento di replica, incapace di generare idee, concetti o soluzioni veramente inedite. Per il sociologo, dunque, il rischio è quello di un mondo in cui la capacità di innovare, di immaginare l’ignoto e di superare i confini del conosciuto si atrofizzi, lasciando spazio ad un’omologazione del pensiero.
Crepet avverte sull’intelligenza artificiale: “Attenzione”
L’avvertimento di Paolo Crepet sull’intelligenza artificiale si inserisce in una più ampia riflessione sui “cambiamenti che avvengono con molta lentezza”, ma che celano pericoli “molto più subdoli”, che per l’esperto sono legati alla tecnologia digitale. “A noi non viene chiesto il permesso di mettere l’intelligenza artificiale nei nostri telefonini – ha osservato -. Ce la vendono come il meglio che c’è oggi al mondo. Ma io sono perplesso al riguardo”.
Per lo psichiatra, è fondamentale “capire di cosa si tratta”, perché l’IA “non è un semplice Google 2.0 o 3.0. È molto di più. Se qualcuno ha intenzione di sostituire i nostri cervelli, io consiglio un po’ di attenzione“, ha specificato.
Questa cautela si estende anche all’uso di Internet in generale, che Crepet ha definito uno “strumento” che, pur essendo utile per la ricerca, oggi richiede “un’ulteriore fatica”, ovvero quella di “cercare di capire se ciò che trovo è vero, perché c’è sempre più il dubbio che non lo sia così tanto“.
“Ci sono foto e video che pensi siano veri – ha affermato -. Tipo il presidente della Francia che si prende uno schiaffo dalla moglie. Ma come sono andate davvero le cose? La mia risposta è: non lo so“. D’altronde “la fotografia ha sempre creato certi dubbi”, ha evidenziato, ricordando lo scatto della famiglia Kennedy dove “era stata ‘cancellata’ una delle sorelle di John, perché malata di mente”. E ha sentenziato: “Anche questa è una censura“.
Secondo Crepet, dunque, il rischio delle nuove tecnologie non è legato solo alla possibile perdita della capacità di pensare autonomamente, ma anche alla difficoltà di distinguere il vero dal falso.
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