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Crepet Fonte foto: IPA

Per Crepet la follia è "una forma di intelligenza straordinaria"

Il noto psichiatra Paolo Crepet ha definito la follia come "una forma di intelligenza straordinaria": cosa ha detto in una recente intervista

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Cos’è la follia se non “una forma di intelligenza straordinaria“? Potrebbe sembrare una citazione, di quelle che si leggono nei libri di aforismi. Del resto, ad accostare il genio alla pazzia sono stati in molti, fin dall’antichità. Questa volta a farlo è stato Paolo Crepet. Cosa ha detto il noto psichiatra sull’intelligenza.

L’intelligenza secondo Paolo Crepet

Intervistato da ‘Il Corriere della Sera’ in vista dell’uscita della sua biografia, lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet ha raccontato la sua storia, passando in rassegna gli incontri che hanno segnato la sua vita. Una vita “divisa in due”, come ha spiegato: “la psichiatria da una parte, l’arte dall’altra”.

Da una parte il dolore, dall’altra la bellezza: “Oggi siamo diventati indifferenti, il dolore non ci fa più niente, ammazziamo qualcuno per un paio di cuffie – ha spiegato Crepet -. L’arte, invece, dà splendore al dolore”.

Ed è proprio parlando delle sue esperienze come psichiatra, dal lavoro nei manicomi di Rio agli ospedali psichiatrici dell’ex Unione Sovietica, che Crepet ha parlato del binomio follia-intelligenza. La follia, ha detto, è “una forma di intelligenza straordinaria, immaginifica, visionaria. Non sto parlando delle comuni nevrosi, ma della persona che pensa di avere un’otturazione a un dente attraverso cui però parla con la Nasa, come mi raccontava un indimenticabile mio paziente di qualche anno fa”.

Lui stesso si sente “un po’ matto” perché “ho sempre fatto cose inconsuete, perché me ne sono sempre fregato delle convenzioni e ho fatto quello che mi piace fare – ha affermato Crepet -. Certo, come tutte le persone libere mi è toccato un Golgota: l’accademia mi ha snobbato, ma sa che gioia incontrare la gente, parlare a tutti, andare in tv e entrare nei fatti, spiegarli. Solo oggi mi rendo conto di quanto valga la mia libertà”.

“Mai un livello di intelligenza così basso”

Ma cosa non è intelligenza secondo Crepet? Per esempio i comportamenti che alcuni genitori tengono nei confronti dei loro figli, deresponsabilizzandoli. “L’idea che i genitori si siano trasformati in zombie che girano anche lo zucchero nel caffellatte dei figli adolescenti è superba. L’umanità non aveva ancora mai conosciuto un livello di intelligenza così basso”, aveva detto a luglio in un’intervista rilasciata a ‘Style Magazine’.

Imbecille ti ci fanno diventare a forza di portarti il caffè già zuccherato. Uno diventa cretino“, aveva già affermato alla manifestazione Ospitalent 2022, aggiungendo che “l’intelligenza purtroppo ha un difetto, scivola“.

Per lo psichiatra, come ha avuto modo di spiegare al Festival della Comunicazione di Camogli 2024, l’intelligenza della figura educante sta nel “badati“, in quell’ammonimento che sua nonna gli dava quando era piccolo. In questo modo “mia nonna mi diceva: io scommetto in te – aveva argomentato Crepet -. Cadi dalla bicicletta, ti tiri su. Ti sei sbucciato? C’è acqua corrente in cucina. Io non faccio niente per te”. Oggi, invece, è “l’opposto. Ti asciugano i capelli, ti soffiano il naso, ti girano lo zucchero nel caffè latte. Io dico tutto questo con ironia, ma è la fine della civiltà“.

“Insegnare ai giovani ad essere bastian contrari”

Secondo lo psichiatra, ad interferire con l’educazione dei giovani d’oggi c’è anche la tecnologia. Parlando di intelligenza artificiale a ‘Radio Radio’ ha detto l’IA “si mette in difficoltà facendo cose imprevedibili”. Per questo “bisogna insegnare ai giovani ad essere bastian contrari“. Per farlo, è necessario ricordare loro che “prima di parlare occorre pensare, prima di pensare occorre leggere“.