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Crepet e il rapporto tra scuola e genitori: c'è un "problema"

Lo psichiatra Paolo Crepet è tornato a discutere del rapporto tra scuola e genitori: quando c'è "un problema" in questa relazione secondo l'esperto

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

La scuola e la famiglia concorrono nell’educazione delle nuove generazioni. A dirlo è la stessa Costituzione. Il rapporto tra queste due entità, però, non è sempre roseo. Qual è il “problema” secondo lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet nella relazione tra scuola e genitori.

Qual è il “problema” nel rapporto tra scuola e genitori per Crepet

“Da che mondo è mondo la scuola si svolge al mattino e, a volte, nelle prime ore del pomeriggio. In tutto il resto, compresi i sabati e le domeniche, Ferragosto, l’Epifania e l’ultimo dell’anno, c’è la famiglia”. Inizia così l’intervento di Paolo Crepet a Radio Radio sul rapporto tra scuola e famiglia nell’educazione dei giovani.

Nel dialogo sul ruolo educativo, lo psichiatra ha difeso la complementarità tra scuola e famiglia: “Uno non sostituisce l’altro, è un complemento dell’altro“, ha affermato. Il “problema”, secondo il professore, emerge quando questi due mondi trasmettono messaggi differenti, creando disorientamento nei giovani e perdita di autorevolezza nei genitori e/o nella scuola: “Certo, se poi ciò che dicono i genitori è l’opposto di ciò che viene insegnato a scuola, questo è un problema“.

Chi è il maestro secondo Crepet e quali sono le sue caratteristiche

Crepet ha così spostato il discorso sul concetto di autorevolezza. “Quando un genitore è autorevole, o più in generale quando una persona è autorevole, difficilmente perde consenso“, ha spiegato facendo l’esempio del Dalai Lama. “Il Dalai Lama ha compiuto 90 anni, ed è autorevole tanto quanto lo era 30 anni fa quando l’ho conosciuto. Anzi, forse addirittura di più. Non deve spiegarsi, lui parla, vive in maniera coerente con le sue parole”.

Lo psichiatra ha proseguito: “Esistono persone autorevoli che anche chi non professa una fede o qualsiasi altra cosa può leggere. Sono delle persone che ci ispirano. Se poi le persone che ci ispirano sono di meno – ha aggiunto -, questo non è perché c’è il riscaldamento della terra, è perché c’è qualcosa che non è andato tra di noi“.

L’autorevolezza, che secondo Crepet non contraddistingue solo chi parla dei “massimi sistemi”, è propria del maestro. L’esperto ha precisato che, a differenza di quanto si possa pensare, “il maestro non ha necessariamente l’età dell’anziano, può essere anche un giovane maestro. Abbiamo avuto dei giovanissimi maestri che sono stati straordinari. Don Milani è morto giovane”. Sul tema ha chiosato: “Non capisco perché ci siamo disimpegnati dall’impegno“.

Cos’ha detto Crepet sugli “schiaffi educativi” ai figli

Infine, rispondendo alle domande degli ascoltatori, Paolo Crepet ha detto la sua anche sugli “schiaffi educativi” ai figli. Per lo psichiatra, “non c’è dubbio che lo schiaffo sia violenza“.

E ha continuato: “Lo schiaffo è innanzitutto sintomo di stanchezza. Quando sei stanco, meni. Finché ragioni, ragioni: è la forza delle tue idee non quella dei tuoi muscoli. Quando non ce la fai, allora forse fai prima, ma non fai certo meglio, a dare lo schiaffo“.

Crepet ha concluso: “Io non sono un buonista, ma torno a dire che una persona autorevole non ha bisogno di menare“.

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