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Lo psichiatra Paolo Crepet Ipa

Libertà, per Crepet "siamo in pericolo". Lo sfogo sui politici

In un'intervista lo psichiatra e scrittore Paolo Crepet ha parlato di libertà e creatività, dicendo che oggi siamo in forte pericolo

Patrizia Chimera

Patrizia Chimera

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Giornalista pubblicista, è appassionata di sostenibilità e cultura. Dopo la laurea in scienze della comunicazione ha collaborato con grandi gruppi editoriali e agenzie di comunicazione specializzandosi nella scrittura di articoli sul mondo scolastico.

Secondo Paolo Crepet abbiamo perso la capacità di pensare e di avere un pensiero libero, perché abbiamo paura di tutto questo. Lo psichiatra e scrittore italiano ne ha parlato in occasione di un’intervista, svelando qual è l’attuale situazione preoccupante e accusando i politici del clima che stiamo vivendo. Cos’è la libertà secondo Crepet e come possiamo ritrovare la creatività perduta?

Paolo Crepet: “Dove è finita la creatività?”

In un’intervista rilasciata a Il Tirreno, Paolo Crepet (che ha spiegato in un’altra intervista cosa sarà il fallimento dell’umanità) ha detto che siamo in pericolo. “Quel che sta accadendo ha del clamoroso: si fa fatica a parlare, a pensare di essere liberi. Tutto ciò è drammatico; non accade solo in Italia, ma ovunque”, ha detto lo psichiatra, aggiungendo poi: “Abbiamo parlato tanto di democrazia, ma la democrazia non c’è dal punto di vista creativo. Dove è finita la creatività? Non per fare i passatisti romantici, ma la creatività è scomparsa anche dall’arte”.

Tutto è accaduto secondo lo scrittore perché “ci siamo adattati alla mediocrità. Vai al mercato pensando di trovare qualcosa di buono e trovi solo arance insapori. Non protestiamo più, ci si adatta alle arance insapori”.

Secondo lo scrittore abbiamo bisogno di “una rivolta: cominciare a pensare è pericoloso e quindi giusto. Ci dev’essere qualcuno che fa una rivoluzione. Michelangelo non era politicamente corretto. Ognuno guarda e giudica quel che sente, ma non c’è chi pensa”. Per lui “l’importante è partire. C’è gente che per quarant’anni ha riciclato se stessa. Io non sono mai stato fermo”.

L’appiattimento del concetto di democrazia secondo Crepet

Paolo Crepet ha aggiunto, poi, che stiamo vivendo in un periodo caratterizzato da “un appiattimento legato a un’idea di democrazia“. Nella quotidianità tale concetto è visibile ovunque. “Che ci siano voli low cost è una forma di democrazia. Ma i voli low cost hanno fatto sì che la nostra bellezza sia consumata da chiunque. È democrazia questa?”, si è chiesto lo psichiatra.

“A Firenze, a Pisa: sembra che l’unico diritto sia usufruire dei luoghi senza soffermarsi sulla qualità della cucina, senza sedersi al tavolo di un ristorante. Se manca questa bellezza, mancano gli argomenti per pensare. Come si fa ad andare a Firenze per visitare il battistero e aspettare in una coda di mille persone?”, ha poi aggiunto Crepet, rivolgendosi poi ai giovani.

Cos’è la libertà per Crepet

“Che un tredicenne possa andare in piazza Santa Croce alle tre di notte, ubriaco, e starci fin alle quattro, è libertà?”, si è chiesto Paolo Crepet, aggiungendo poi cosa significa per lui essere liberi.

“Libertà è fare quello che piace a te stesso, è garbarsi. A me piace passeggiare per Firenze di notte, non incontrare torme di gente che vomita”. Secondo lui “il problema è la ricaduta sul senso di amore per la libertà e sul diritto a essere creativi e ribelli. Chi si ribella oggi? Nessuno. Oliviero Toscani è stato l’ultimo ribelle”.

Lo sfogo di Crepet sui politici

Crepet si rivolge anche al mondo della politica. “I politici li capisco e mi fanno anche pena. Oggi è difficile fare politica. Se apri un giornale, è tutto molto complicato. La soluzione in cui i politici cercano di rifugiarsi è il consenso. Ma la politica è il contrario del consenso: uno dice quello che pensa e se poi non aggrada chi se ne importa”.

Lo psichiatra ha poi raccontato un fatto accaduto a una sua conferenza: “Un importante politico venuto ad ascoltarmi, dopo la conferenza mi disse: ‘La invidio. Io non sono libero, sennò chi mi vota?’. Io che ci posso fare. La politica ha sempre avuto il problema del consenso, ma l’ha svolto diversamente. I politici del dopoguerra avevano uno status, personalità; la politica era glamour, oggi no”.

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