
Paolo Crepet avverte i giovani: "Sarà il fallimento dell'umanità"
Cosa "sarà il fallimento dell'umanità" per lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet: l'avvertimento ai giovani e qual è la sua paura più grande
“Sarà il fallimento dell’umanità”. Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, partendo dal titolo dello spettacolo che sta portando nei teatri di tutta Italia, ‘Mordere il cielo’, ha spiegato perché al giorno d’oggi la libertà è in pericolo e qual è la sua più grande paura. Ecco cosa ha detto.
- Perché siamo sempre meno liberi (per Crepet)
- Crepet e la sua più grande paura
- Crepet attacca i social: "Cloaca"
Perché siamo sempre meno liberi (per Crepet)
Paolo Crepet è in tour con il suo spettacolo ‘Mordere il cielo‘, dal titolo del suo libro. Il 4 marzo, alle 21, andrà in scena al Palacongressi di Riccione (Rimini). La data, anche in questo caso, è sold out.
In occasione dello show, è stato intervistato da Il Resto del Carlino, a cui, in prima battuta, ha spiegato cosa significa ‘Mordere il cielo’: “È un appello a non piegare la testa, ma a guardare le stelle”.
Crepet ha proseguito: “È in atto un pericolosissimo appiattimento delle idee, delle curiosità, delle scoperte”. Inoltre, ha aggiunto, “siamo sempre meno liberi”. Il motivo, a suo avviso, non risiede tanto nelle guerre in atto, ma soprattutto nell’Intelligenza artificiale “che ci renderà come degli automi“. Secondo l’esperto le persone saranno sempre meno autonome e delegheranno all’IA, “qualcosa di artificioso”, qualsiasi aspetto della loro vita. Per questo “sarà il fallimento dell’umanità”.
Non è la prima volta che Crepet ha espresso le sue perplessità nei confronti dell’Intelligenza artificiale. In un’intervista al programma Radiosamente di RadioTouring, per esempio, lo psichiatra ha definito l’IA “un grido pessimistico sulle capacità umane“.
Crepet e la sua più grande paura
Paolo Crepet ha poi raccontato qual è la sua più grande paura: “Più di tutto mi fa paura la perdita della libertà. Non quella di un Paese che viene invaso e che è in guerra, quella era la non libertà che hanno conosciuto i nostri nonni. Il pericolo ora è di perdere la libertà risucchiati da un enorme computer che ci dice cosa fare“.
Per chiarire la sua posizione, ha portato come esempio il modo di comunicare del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha definito “un grande influencer”, simbolo di un trend che lo preoccupa molto: “Non si accetta più il pensiero individuale”.
In questo contesto, il rischio è anche quello che “milioni di persone si divertiranno a riscrive la storia”, ha detto Crepet sentenziando: “È come vivere in un mondo fac-simile“.
Crepet attacca i social: “Cloaca”
Infine, lo psichiatra si è scagliato contro i social network. O meglio, contro i loro utenti. I social, così come la radio, sono solo “uno strumento”, ha evidenziato Crepet. Il punto è “come li si usa”. Di per sé “possono essere anche utili”, per esempio “per promuovere un progetto”. Ma il problema è che “nella stragrande maggioranza dei casi questi mezzi diventano una cloaca, dove c’è tutto e senza controllo“.
In questa situazione di smarrimento generale, dove “c’è una fragilità che fa paura”, secondo lo psichiatra “il pensiero” resta l’unico strumento che gli essere umani possiedono per invertire la tendenza. La ‘rivoluzione culturale’ di cui il mondo necessita deve partire dalla scuola. Una scuola in cui “i ragazzi possono fare altro che solo usare i telefonini”.