
Paolo Crepet sbotta su genitori, giovani e scuola: "È penoso"
Paolo Crepet sbotta contro i genitori: cosa "è penoso" per lo psichiatra e quale ruolo possono avere la scuola e lo Stato nell'educazione dei giovani
“È penoso”. Paolo Crepet non ha mai usato mezzi termini, e non l’ha fatto neanche questa volta. Il noto psichiatra e sociologo è tornato a parlare del ruolo dei genitori e di come sia cambiato nel tempo, puntando il dito contro la “distrazione” di mamme e papà nell’educazione dei giovani. Quello che manca oggi, secondo l’esperto, è una rete sociale educante, che in passato si trovava nella famiglia (genitori, nonni e zii) ma anche in figure esterne come “l’allenatore di calcio”. In questo contesto, a suo avviso, la soluzione si può comunque trovare nella scuola. Ma anche nello Stato, che per il professore dovrebbe avere il coraggio di imporre delle regole, come limitare l’uso di smartphone e social per gli adolescenti.
- Cosa è "penoso" per Crepet nel rapporto tra genitori e figli
- Lo sfogo di Crepet sull'inizio dell'adolescenza
- Crepet e il ruolo di scuola e Stato nell'educazione dei giovani
Cosa è “penoso” per Crepet nel rapporto tra genitori e figli
“Una volta esisteva un firmamento di persone adulte che avevano nei confronti dell’infanzia un ruolo utile. Adesso tutto questo non c’è più, quindi tutto è possibile. Non è colpa dei social, ma è nostra“. Lo ha detto Paolo Crepet a La Nazione commentando la notizia dei minorenni – denunciati – saliti sulla gru all’interno del cantiere sotto sequestro di via Mariti a Firenze, dove lo scorso anno sono morti cinque lavoratori.
Per lo psichiatra, questa “bravata” è anche frutto della “distrazione” dei genitori: “Questi ragazzini, una volta tornati a casa, non so a che ora, che cosa hanno trovato? Forse qualcuno che ha fatto tardi sui social”, ha affermato.
Per Crepet, oggi “non esiste un luogo dove si discute di educazione“. E di educazione “se ne parla solo quando c’è la cronaca. Ma – ha aggiunto – è penoso che ci siano genitori che di notte aspettano in auto i loro figli sperando che facciano le tre invece che le cinque. Che messaggio è?”.
Lo sfogo di Crepet sull’inizio dell’adolescenza
Un altro “problema” per Crepet riguarda la percezione dell’adolescenza e l’età in cui essa viene convenzionalmente fatta iniziare. “Se è così facile dare una coltellata durante una serata di movida, il resto viene ricatalogato come sciocchezza”, ha detto lo psichiatra, contestando l’idea che a 13 anni si possa già parlare di adolescenti.
Se l’inizio dell’adolescenza adesso viene fissato a questa età, si è chiesto Crepet, perché non dovrebbe valere anche oggi ciò che valeva in passato, ovvero la necessità di una “vita regolamentata” e con limiti chiari? “Non è che nel frattempo il cervello si è evoluto”, ha evidenziato.
Ha così citato la celebre serie Netflix ‘Adolescence‘, dove un ragazzino è accusato di aver ucciso una coetanea. “Ne hanno parlato tutti – ha osservato -, ma nessuno ha guardato il titolo: Adolescenza, appunto, e il protagonista è un 13enne. Se l’adolescenza parte a 13 anni qualcuno finisca i conti”, ha chiosato.
Crepet e il ruolo di scuola e Stato nell’educazione dei giovani
Ma qual è la soluzione? Per Paolo Crepet “tornare indietro è molto complicato”, perché significherebbe recuperare “l’autorità perduta di certe figure”, intesa come “autorevolezza”, che oggi è “certamente compromessa”.
Secondo lo psichiatra, però, la scuola può fare ancora tanto per l’educazione delle nuove generazioni. Per esempio, a suo avviso sarebbe importante discutere in classe episodi come quello accaduto a Firenze perché “servirebbe a far capire loro (gli studenti) la gravità della situazione”.
Crepet ha infine chiamato in causa direttamente lo Stato, prendendo ad esempio la decisione della Francia di vietare per legge l’uso dei telefonini a scuola fino alla terza media. Questa misura, secondo il sociologo, dimostra come interventi concreti possano portare a risultati tangibili, favorendo una crescita “più entusiasta e intelligente” dei ragazzi attraverso l’interazione e il “ragionare insieme”.