
Crepet sbotta: "Basta, finiamola". L'accusa durissima sui giovani
"Basta, finiamola", ha tuonato Paolo Crepet commentando l'omicidio della 14enne di Afragola: dallo psichiatra arriva una durissima accusa sui giovani
Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet è intervenuto sul caso di femminicidio della 14enne di Afragola lanciando un’accusa durissima nei confronti della società odierna, in particolare per quanto riguarda l’educazione dei giovani. “Basta, finiamola“, ha tuonato puntando il dito contro genitori e istituzioni.
Crepet attacca sui giovani: “Basta, finiamola”
“Basta, finiamola. Che facciamo l’ennesima fiaccolata? Rispetto per chi non c’è più”. Lo ha detto Paolo Crepet a Adnkronos commentando l’omicidio della 14enne di Afragola (Napoli). Lo psichiatra ha lanciato una dura accusa contro la società di oggi, colpevole, a suo avviso, di restare immobile e di non prendersi alcun tipo di responsabilità di fronte ai numerosi casi di violenza giovanile.
Crepet ha iniziato la sua riflessione evidenziando che definire certi atti di violenza come “raptus” è “un’insolenza per l’umanità”. Per l’esperto, l’idea che un individuo possa trasformarsi da “santo” a “feroce assassino” in pochi giorni è una “brutta favola” che serve a nascondere una realtà ben più complessa.
“Sono 30 anni che lo dico, ma per favore”, ha aggiunto. I casi di violenza giovanile che riempiono le pagine dei giornali, femminicidi in primis, per Crepet sono “quello che abbiamo voluto”. A suo parere, è la società ad aver permesso il proliferare di condizioni favorevoli a tali fenomeni: “Siamo in un baratro per puro egoismo, per pace sociale, perché non vogliamo sentire il peso di tutta questa cosa”. E ha aggiunto: “Abbiamo celebrato la serie ‘Adolescence‘, ma nessuno ha, però, ragionato sul suo significato, sulla storia”.
Il problema, a suo avviso, è anche l’assenza di controllo e di guida da parte dei genitori: “Questa sera decine di migliaia di ragazzine a 13 anni usciranno, non alle nove, a mezzanotte. Non ho mai conosciuto un padre che si mette davanti alla porta. Anzi, quel padre o quella madre non solo aprono la porta e gli dicono ‘divertiti’, ma gli danno pure 100 euro“.
Per Crepet, “la colpa è di chi sceglie di star zitto, di far l’indifferente“, di chi si autoassolve attribuendo le responsabilità ad altri, “di chi sceglie di dire ‘ah, ma chissà da quale famiglia è venuto fuori quello lì, noi siamo un’altra cosa'”.
L’accusa di Crepet: “C’è qualcuno contro i social?”
“C’è qualcuno contro i social?”, ha proseguito Paolo Crepet puntando il dito contro l’assenza di una regolamentazione efficace sull’uso delle piattaforme da parte dei minori. La critica è feroce e mirata: “Qualcuno che ha detto che a 13 anni non si possono usare i social? Se uno ha un profilo social a 11 anni c’è un problema“, ha sentenziato.
Secondo lo psichiatra la violenza giovanile è stata alimentata dall’avvento dei social, “macchine infernali che tirano fuori la cattiveria, l’indifferenza nei confronti del prossimo, la volontà di visibilità”, come li ha definiti in un’intervista di febbraio scorso a la Gazzetta di Reggio.
In quell’occasione, ha anche ribadito che a suo avviso i social dovrebbero essere vietati per legge fino ai 16 anni. E anche lo smartphone “lo consegnerei a 16 anni, come avviene in Svezia, in Inghilterra, in Australia, dove si è capito l’enorme effetto negativo che hanno sulla crescita a quell’età”.
Resta sempre aggiornato: iscriviti al nostro canale WhatsApp!