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Crepet Fonte foto: IPA

Allarme di Crepet: "Sono infernali". Nuove regole per i giovani

"Sono infernali" e "servono regole": in un'intervista lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet ha lanciato un nuovo allarme sui giovani d'oggi

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Giovani, violenza e social: per Paolo Crepet queste tre parole sono collegate. Secondo lo psichiatra la violenza giovanile è un fenomeno che esiste da sempre, ma con i social la situazione è peggiorata. Per questo servono regole in grado di responsabilizzare le nuove generazioni. E ha lanciato l’allarme: “Sono infernali“. A cosa si riferisce e le proposte dell’esperto.

Crepet lancia l’allarme: “Macchine infernali”

“Ragazzini sempre più violenti? No, il problema è che servono regole”, ha detto lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet intervistato dalla Gazzetta di Reggio. La violenza giovanile, ha spiegato l’esperto, è un fenomeno che “non è di ieri e non è nato nemmeno dal Covid: mi occupavo del cyberbullismo vent’anni fa”. Ma la situazione è cambiata con l’avvento dei social. Una “svolta”, ha detto Crepet, che ha contribuito ad alimentare la violenza.

I social network, che in altre occasioni aveva definito “moltiplicatori di violenza incredibili“, sono “macchine infernali che tirano fuori la cattiveria, l’indifferenza nei confronti del prossimo, la volontà di visibilità – ha continuato lo psichiatra -. Si fa qualcosa solo per postare il video. Woody Allen diceva che si fa qualsiasi cosa per 5 minuti di celebrità, ora siamo arrivati a 5 secondi”.

Come ha più volte sottolineato, la sua posizione sui social è drastica: “Io sono per proibirli fino ai 16 anni. Punto e basta”. E anche sul cellulare: “lo consegnerei a 16 anni, come avviene in Svezia, in Inghilterra, in Australia, dove si è capito l’enorme effetto negativo che hanno sulla crescita a quell’età”. Anche perché “non serve a niente e a nessuno sapere dov’è tua figlia alle 10.30. Anzi – ha aggiunto Crepet – cercando di controllare i propri figli a distanza si comunica solo disistima e ansia”.

Lo psichiatra ha anche espresso preoccupazione sullo sviluppo dell’Intelligenza artificiale, definendola una “incognita enorme” che porta con sé molti rischi. “Tra un anno rischiamo di non sapere se il compito di maturità l’ha fatto il ragazzo o una chat – ha affermato -. La guerra tecnologica tra le grandi potenze è già iniziata, e i fautori del futurismo digitale sono il vero pericolo”.

“Servono regole per i giovani”: le proposte di Crepet

Tornando a violenza e criminalità giovanile, Paolo Crepet ha ribadito che “servono regole“, senza le quali “non si va da nessuna parte”. Quello attuale è “un mondo ‘liquido’ dove non si dice di no a nulla”, facendo “danni enormi”.

Come se ne esce? “Dal sindaco ai cittadini, occorre tirarsi su le maniche e fare scelte coraggiose. Se a Bologna non si può viaggiare oltre i 30 km/h, perché non mettere regole per i ragazzi? – ha chiesto – Non ho nessuna memoria della scuola in cui ci si mena, ho un’ottima memoria della scuola autorevole“.

Lo psichiatra ha così avanzato tre proposte. Primo: “Metterei la maggiore età a 16 anni, perché questo responsabilizza”. Secondo: “A scuola i genitori non devono entrare“. A suo avviso dovrebbe essere “proibito” l’accesso alle famiglie nel contesto scolastico: “ci abbiamo provato, non aiuta – ha evidenziato -. A scuola lo studente se la cava da solo con il prof, com’è sempre stato”. Terzo: “A scuola niente devices, si usano i computer nell’aula informatica”.