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Valditara Fonte foto: ANSA

Smartphone a scuola, cosa prevede la proposta di Valditara all'Ue

Cosa prevede la proposta per limitare l'uso degli smartphone a scuola che il ministro dell'Istruzione Valditara ha presentato al Consiglio dell'Ue

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Come annunciato, Giuseppe Valditara ha presentato al Consiglio dell’Ue una proposta per limitare l’uso degli smartphone a scuola a livello europeo. In questo articolo parleremo di cosa prevede il progetto del ministro dell’Istruzione e di come funziona in Italia.

La proposta di Valditara all’Ue sugli smartphone a scuola

Nel corso della riunione del Consiglio dell’Unione europea dedicata all’Istruzione, che si è tenuta il 12 maggio, il ministro Giuseppe Valditara ha presentato la proposta per una raccomandazione europea che scoraggi l’utilizzo dei cellulari in classe in tutte le scuole primarie e secondarie di primo grado dell’Ue.

“I risultati degli studi scientifici dimostrano che l’abuso di dispositivi mobili durante l’infanzia e la preadolescenza incide negativamente sullo sviluppo cognitivo, causando perdita di concentrazione e memoria, riduzione delle competenze linguistiche e del pensiero critico – ha dichiarato Valditara -. Oltre al calo delle performance scolastiche, l’uso eccessivo degli smartphone in età precoce è riconosciuto come una delle principali cause di isolamento sociale“.

Per il ministro “è giunto il momento di intervenire con decisione per tutelare il benessere e l’apprendimento dei nostri giovani. Se vogliamo davvero bene ai nostri figli, dobbiamo garantirgli a scuola una pausa dai cellulari. Ora”. E, come aveva detto anche in altre occasioni, ha ribadito: “Valuteremo se estendere il divieto anche alle superiori“.

Non solo smartphone a scuola. Secondo Valditara “è necessario un approccio coordinato a livello europeo anche sul tema dell’accesso ai social network per contrastare fenomeni come il cyberbullismo, la pedopornografia, gli atti di autolesionismo, e la violenza di genere”.

Dal ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) hanno fatto sapere che la proposta di Valditara “ha riscosso una ampia condivisione all’interno del Consiglio. Diversi Stati membri sono intervenuti per sostenere l’iniziativa italiana. Nessun intervento contrario”.

Come riportato da Il Sole 24 Ore, sono 10 gli Stati che sono intervenuti a favore del progetto di Valditara: Francia, Svezia, Ungheria, Cipro, Belgio, Lussemburgo, Lituania e Grecia. A questi si aggiungono Austria e Slovacchia che, anche se non sono intervenute, hanno cofirmato la proposta.

Cellulari in classe, cos’è previsto in Italia

In Italia, i cellulari in classe fino alle scuole medie sono vietati da una ordinanza firmata dal ministro Giuseppe Valditara l’11 luglio 2024. Gli studenti under 14 non possono utilizzare gli smartphone neanche a scopo didattico. Rimane consentito l’uso dei dispositivi previsti nei piani didattici personalizzati per studenti con disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento e di tablet o pc (della scuola) sotto la supervisione degli insegnanti.

Al momento, dunque, nel nostro Paese il divieto dell’utilizzo dei cellulari in classe è previsto solo per le scuole d’infanzia, primarie e secondarie di primo grado. Ma, come sottolineato da Valditara anche durante la riunione del Consiglio dell’Ue, non si esclude la possibilità di estendere lo stop anche alle superiori.

Questa ipotesi ha generato polemiche da parte degli studenti. Per Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli studenti, “fermarsi a dire che bisogna vietare l’utilizzo del cellulare a scuola” è “un ragionamento miope e incapace di risolvere il problema alla radice: gli studenti in classe sono disattenti perché ci sono programmi e metodi didattici frontali e funzionali solo a impartire nozioni, senza stimolare la partecipazione e l’interazione degli studenti”.