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Stop cellulari in classe, la reazione degli studenti alla proposta di Valditara Fonte foto: iStock

Smartphone vietati a scuola, la reazione polemica degli studenti

Secondo il coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti, i giovani sono disattenti in classe per un motivo diverso dall'uso degli smartphone

Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv di cronaca, politica, scuola, economia e spettacolo. Ha esperienze nella redazione di testate giornalistiche online e Tv e lavora anche nell’ambito social

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha fatto della battaglia contro l’uso degli smartphone in classe uno dei suoi principali obiettivi. Già a luglio 2024 ha firmato un’ordinanza che ha vietato l’uso dei telefoni fino alle medie anche a scopo didattico. L’idea ora è di presentare una proposta a Bruxelles di raccomandazione per il divieto di utilizzo nelle scuole dei Paesi Ue. È circolata anche l’ipotesi di un’estensione del divieto anche alle scuole superiori, ma per il momento si tratta solo di un’idea. Gli studenti, in ogni caso, sembrano non essere d’accordo con l’obiettivo dello stop all’uso degli smartphone a scuola e con le sue motivazioni. A prendere posizione è stato Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti.

Lo stop di Valditara agli smartphone in classe

Il ministro Valditara, già a settembre 2024, aveva dichiarato che la reazione al provvedimento che vieta l’uso dei cellulari nelle scuole elementari e medie “è stata molto positiva“. “Siccome ormai la scienza è abbastanza univoca sul fatto che il cellulare, soprattutto per i ragazzi più giovani, per i bambini, fa male – aveva detto il ministro in una puntata di Porta a Porta – torniamo ad abituarci ad avere relazioni positive, belle, immediate, dirette con i nostri figli”.

L’obiettivo del divieto è quello di evitare disattenzioni da parte degli studenti in classe, ma i giovani non sembrano condividere che il problema delle distrazioni sua legato ai cellulari.

Cosa dicono i rappresentanti degli studenti

Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti, ritiene per esempio che gli studenti siano disattenti in classe non per via dei telefoni cellulari, ma perché ci sono programmi e metodi didattici frontali e funzionali solo a impartire nozioni, senza stimolare la partecipazione e l’interazione degli studenti.

Il rappresentante studentesco ha sostenuto che “fermarsi a dire che bisogna vietare l’utilizzo del cellulare a scuola” è “un ragionamento miope e incapace di risolvere il problema alla radice: gli studenti in classe sono disattenti perché ci sono programmi e metodi didattici frontali e funzionali solo a impartire nozioni, senza stimolare la partecipazione e l’interazione degli studenti”.

Per Tommaso Martelli, “l’utilizzo dei dispositivi tecnologici può rappresentare un’opportunità, ma solo se è funzionale all’utilizzo di materiali open source accessibili a tutti gli studenti, così da abbassare anche i costi dell’istruzione. Invece, raccomandazioni mirate ad impedire l’uso del cellulare dimostrano una mentalità punitiva che si è già dimostrata fallimentare nel metodo educativo”.

Le regole sugli smartphone a scuola

Nella circolare dell’11 luglio 2024 il ministro dell’Istruzione e del Merito ha vietato l’uso degli smartphone nelle scuole dell’infanzia, primarie e medie. Per quanto riguarda l’estensione alle scuole superiori, Valditara ha ammesso che il dibattito “è aperto” ma, attualmente, non ha intenzione di emanare alcun provvedimento, lasciando la decisione ai singoli istituti.

“Credo che le scuole nella loro autonomia sappiano regolarsi sulle misure adeguate per affrontare il divieto di utilizzo“, ha detto il ministro aggiungendo che “la misura più diffusa è l’armadietto da tenere in classe e quindi sotto vigilanza diretta”. Un metodo da lui definito “efficace e trasparente” in grado di “auto-responsabilizzare” gli studenti.