Niente smartphone a under 14: rischi e veri colpevoli per Novara
Niente smartphone a under 14 e social a chi ha meno di 16 anni: l'appello del pedagogista Daniele Novara che spiega rischi, vittime e veri colpevoli
In poco più di 2 settimane ha raccolto oltre 50mila firme. Stiamo parlando della petizione lanciata dal pedagogista Daniele Novara e dallo psicoterapeuta Alberto Pellai per chiedere al governo una stretta sui cellulari per bambini e adolescenti: niente smartphone a under 14 e nessun profilo social per chi ha meno di 16 anni. In un’intervista, il dottor Novara ha spiegato quali sono i rischi legati all’uso dei dispositivi elettronici da parte dei più piccoli e chi sono i veri colpevoli dell’attuale situazione che ha definito “fuori controllo”.
- La petizione sull'uso degli smartphone tra gli under 14
- I rischi per gli under 14 legati agli smartphone
- Chi sono i colpevoli secondo Novara
La petizione sull’uso degli smartphone tra gli under 14
“Chiediamo al governo italiano di impegnarsi per far sì che nessuno dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze possa possedere uno smartphone personale prima dei 14 anni e che non si possa avere un profilo sui social media prima dei 16. Aiutiamo le nuove generazioni”. È questa la petizione lanciata su Change.org da Daniele Novara, pedagogista, e Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta, e sottoscritta da numerosi esperti (da neuropsichiatri a insegnanti) nonché tanti personaggi del mondo dello spettacolo, tra cui Paola Cortellesi e Pierfrancesco Favino.
“Siamo oltre 50mila firme, la nostra petizione ha avuto un gran successo”, ha detto, soddisfatto, Daniele Novara intervistato dal magazine ‘DiLei’. Il 25 settembre “c’è stata la conferenza stampa in Senato – ha proseguito -. Tutti i gruppi politici sono d’accordo con la nostra idea, e sono già state depositate delle iniziative di legge”. Ora “si tratta solo di mettere insieme le varie idee così da poter arrivare ad un obiettivo: il riconoscimento dell’età giusta in cui un minore possa iscriversi sui social“.
I rischi per gli under 14 legati agli smartphone
Quali sono i rischi per la salute di bambini e adolescenti legati all’uso del cellulare? “Nel nostro cervello – ha spiegato Novara – ci sono delle aree deputate, ovvero specializzate, al ‘piacere’. Sono quelle che promuovono e registrano il godimento, le cosiddette aree dopaminergiche. Il bambino piccolo le vive giocando con gli altri, correndo, mangiando, imparando, vivendo la sua vita da bambino. L’area del piacere, per lui, è molto ampia. Per l’adolescente è quella che afferisce alla relazione con i compagni, ai primi rapporti affettivo-sessuali. Si tratta di un’area diversa da quella infantile, meno legata al gioco, più al contatto”.
Il pedagogista ha continuato: “Nel momento in cui lo smartphone, con tutti i suoi contenuti, compresi i siti porno, si sostituisce al ‘piacere’, impedendo che il bambino vada a giocare con i compagni o che l’adolescente si incontri e socializzi con gli amici, si crea un danno perché, sparendo le aree di crescita legate la gioco e alla socializzazione, si spegne anche la crescita. E ne scaturisce l’isolamento“.
Quella di oggi è una “generazione sempre più isolata”, ha chiosato Novara. Per questo “si deve intervenire. La situazione è completamente fuori controllo e il rischio maggiore è che si comprometta la crescita delle nuove generazioni”.
Nella petizione si evidenzia che quella dei promotori “non è una presa di posizione anti-tecnologica”, come ha ribadito il pedagogista durante l’intervista. Lo scopo dell’iniziativa è quello di “fare in modo che le nuove generazioni si avvicinino adeguatamente alle nuove tecnologie, senza esserne dominati“. Ma “la cosa che non si deve fare è lasciare uno smartphone a un 12enne liberamente, senza limitazioni”.
Chi sono i colpevoli secondo Novara
Il dottor Novara ha poi puntato il dito contro “tanti psicologi dell’adolescenza“, che “hanno continuato imperterriti a non vedere il problema e sostenere che a ragazzi e ragazze di 12-13 anni facesse bene stare ore sullo smartphone, come forma di libertà, di crescita, di autonomia, senza rendersi conto che si trattava di un paradosso. Nel momento in cui si chiudono nella loro stanza e si isolano, più che di autonomia si tratta di autolesionismo“, ha affermato.
Per il pedagogista, dunque, la colpa non è dei genitori, che a suo avviso “sono anche loro vittime della società“. E ha concluso: ” Se devo trovare dei colpevoli sono proprio loro, questi specialisti che hanno spinto i genitori a pensare che fosse una cosa giusta”. Mentre “i genitori vanno solo aiutati”.