
Arrivano le scuole per genitori in Italia? La proposta di Novara
Per il pedagogista Daniele Novara "serve una scuola per genitori in ogni quartiere": la sua proposta e perché anche le mamma e i papà vanno educati
Una scuola per genitori in ogni quartiere. È questa la proposta del pedagogista Daniele Novara che vuole avanzare al sindaco di Bologna Matteo Lepore. Ecco perché anche i genitori vanno educati (e a cosa) secondo l’esperto.
- Novara: "Servono scuole per genitori per non educarli alla paura"
- Perché c'è una "deriva neuropsichiatrica" per Novara
- La proposta di Novara (e Pellai) su smartphone e social
- Cosa pensa Daniele Novara della serie 'Adolescence'
Novara: “Servono scuole per genitori per non educarli alla paura”
L’educazione dei figli è un compito complesso e spesso rappresenta fonte di preoccupazione per i genitori. Come risposta alla crescente “fragilità” delle famiglie e di fronte alle nuove sfide educative che si trovano ad affrontare, il pedagogista Daniele Novara ha proposto di “aprire una scuola per genitori in ogni quartiere”. Come ha raccontato in un’intervista al Corriere di Bologna, mamme e papà “hanno bisogno di dotarsi di un’organizzazione educativa, di fare squadra” perché le “famiglie sono fragili”.
Secondo il pedagogista, mentre gli adolescenti mantengono le loro dinamiche di distacco e ricerca di autonomia, i genitori si trovano spesso disorientati, oscillando tra divieti inefficaci e un dialogo eccessivo e invadente. Novara ha così sottolineato l’importanza di fornire loro strumenti concreti per gestire le relazioni con i propri figli, promuovendo un “giusto distacco” attraverso la negoziazione, il silenzio attivo di fronte a reazioni violente e la definizione di limiti chiari.
E sui numerosi casi di violenza che vedono protagonisti giovani e giovanissimi, il pedagogista ha aggiunto: “Non possiamo educare i figli con la paura. Dobbiamo infondere loro il coraggio di vivere. Non servono corsi di autodifesa, non vanno preparati alle risse, ma educati a gestire i conflitti, a litigare bene”.
Sul tema Novara ha concluso spiegando che la sua preoccupazione principale si rivolge ai “ragazzi chiusi in casa davanti a uno schermo” più che alle “bande giovanili”, evidenziando la necessità di un intervento educativo mirato a contrastare l’isolamento e promuovere la socializzazione.
Perché c’è una “deriva neuropsichiatrica” per Novara
Riferendosi alla città di Bologna, “sensibile e attenta ai temi dell’educazione”, Novara ha parlato di una “deriva neuropsichiatrica“. Lo specialista ha spiegato: “Il Comune ha uno staff di pedagogisti a disposizione di scuole e famiglie. È l’unico in Italia, dovrebbe essere così ovunque”. Però, ha continuato, “ci sono troppe neurodiagnosi, screening e autocertificazioni. Questo eccesso è un problema serio”.
Il rischio, secondo l’esperto, è quello “di etichettare come patologici comportamenti basati per lo più sull’immaturità. I bambini sono immaturi, gli adolescenti di più. L’immaturità è naturale, non va rimossa”, ha dichiarato.
La proposta di Novara (e Pellai) su smartphone e social
Insieme al medico dell’età evolutiva Alberto Pellai, Daniele Novara ha promosso un appello al governo per vietare gli smartphone fino a 14 anni e i social fino a 16. La petizione, lanciata a settembre 2024 su Change.org, sta riscuotendo molto successo. Al momento sono state raccolte quasi 100mila firme, tra le quali ci sono quelle di tanti personaggi del mondo dello spettacolo come Paola Cortellesi e Pierfrancesco Favino. I due esperti sono stati anche ascoltati in Parlamento sulla questione.
Grazie all’eco mediatica, ha spiegato durante l’intervista, “si è ottenuto un primo risultato: i genitori hanno sostituito l’iniziale tecnoentusiasmo con la consapevolezza che vadano posti limiti“.
Cosa pensa Daniele Novara della serie ‘Adolescence’
Infine, Daniele Novara ha espresso il suo parere sulla serie Netflix ‘Adolescence‘, che sta suscitando un ampio dibattito pubblico. “Trovo sempre molto imbarazzante che ci sia chi crea storie sugli adolescenti che necessariamente contengano violenza, se non omicidi“. Secondo il pedagogista l’età adolescenziale, pur essendo un periodo complesso e delicato, non deve essere compresa attraverso “situazioni limite”, in questo caso l’omicidio di una 13enne di cui è accusato un coetaneo.
Novara ha poi denunciato la tendenza a spettacolarizzare l’adolescenza, trasformandola in un mero pretesto per creare opere di finzione per fare audience e catturare l’attenzione mediatica: “Lo spettacolo non deve prevalere sulla comprensione del mondo adolescenziale”, ha affermato.