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Perché la scuola tradizionale non funziona più (secondo Novara) Fonte foto: iStock

Perché la scuola tradizionale non funziona più (secondo Novara)

Il pedagogista e scrittore Daniele Novara ritiene che la scuola tradizionale non sia quella più adatta a stimolare gli studenti

Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv di cronaca, politica, scuola, economia e spettacolo. Ha esperienze nella redazione di testate giornalistiche online e Tv e lavora anche nell’ambito social

Daniele Novara è un pedagogista e scrittore molto attento sul tema della scuola e dell’educazione dei giovani, con diverse pubblicazioni sul metodo di Maria Montessori e ideatore del Metodo Maieutico nell’apprendimento e nella relazione d’aiuto e del metodo Litigare Bene, per gestire i conflitti dei bambini. Interpellato sul caso della maestra di Treviso che ha perso le staffe con un suo alunno per un compito pieno di errori ortografici, Novara ha analizzato ed espresso la sua opinione sulla scuola al giorno d’oggi.

Cosa pensa Novara della scuola tradizionale

Daniele Novara ha sottolineato al Corriere della Sera che “si va a scuola per imparare“, chiedendosi: “Se non si commettono errori “come si fa a imparare?”.

Da questa domanda è nata una riflessione sulla scuola italiana oggi che il pedagogista ritiene sia “una scuola per pigri“. Il motivo “non è perché è troppo moderna – ha specificato – ma al contrario perché è ancora basata sul vecchio modello della lezione frontale, che fa lavorare soprattutto gli insegnanti, mentre gli alunni possono tranquillamente mettersi in modalità sguardo catatonico”.

Per lo specialista “non è vero che la scuola tradizionale, nozionistica, è più esigente”, al contrario “è molto ripetitiva e prevedibile: basta mandare tutto a memoria. Se c’è una scuola, invece, in cui gli alunni non smettono mai di lavorare è quella montessoriana, incentrata sui laboratori e sulla ricerca attiva”.

Cosa rimpiange della scuola tradizionale

Nonostante Daniele Novara ritenga che la scuola tradizionale non funzioni più, c’è un aspetto che tuttavia rimpiange al giorno d’oggi: la calligrafia.

“Io sono contrarissimo all’uso non solo dei telefonini, ma anche del tablet – ha detto in un’intervista al Corriere della Sera – perché da pedagogista ho ben chiara l’importanza della scrittura manuale nello sviluppo cognitivo dei bambini. Ma per il resto, per carità. Quella era una scuola che funzionava come un tribunale: l’alunno non era lì per imparare, ma per essere raddrizzato”.

Come educare gli adolescenti a scuola, secondo Novara

Riguardo all’educazione dei più giovani, il pedagogista ha affermato di essere “contrario a trattare gli adolescenti come dei criminali in erba“, piuttosto per educarli bisognerebbe “saper vedere il bicchiere mezzo pieno: puntare sull’apprendimento, non sulla mortificazione”.

Questa è la ricetta di Daniele Novara che sottolinea come il problema delle aggressioni non va circoscritto solo alla scuola ma è diffuso anche in altri ambienti, per esempio nel settore sanitario.

“Siamo di fronte a un fenomeno collettivo, che riguarda gli adulti prima dei ragazzi. Sono i danni di una società che ha subito una involuzione narcisistica”, ha spiegato.

Sarebbe legato all’educazione familiare e, principalmente, alla scomparsa del padre come figura autorevole. Sia a scuola che in famiglia si sarebbe persa la giusta distanza.

“A volte però anche gli insegnanti si comportano in modo molto confidenziale con gli alunni, salvo poi ricordarsi che hanno uno strumento di morte come il voto per vendicarsi” ha affermato Novara aggiungendo che “gli insegnanti debbano aiutare i genitori a fare in modo che il loro figlio arrivi a scuola nella condizione giusta per poter imparare”.

In questo senso la scuola potrebbe fare moltissimo “spiegando alle famiglie alcuni principi pedagogici di base: il tempo-sonno, l’importanza di una buona colazione, la riduzione dell’esposizione ai videoschermi”.