
Novara lancia l'allarme: cos'è la catastrofe dei ragazzi ritirati
Il pedagogista Daniele Novara riflette sulla teoria dei codici affettivi e sul ruolo genitoriale oggi lanciando un allarme sugli adolescenti
Il pedagogista Daniele Novara, direttore del CPP, Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, ha lanciato un allarme sugli adolescenti che tendono a ritirarsi in camera, magari davanti a un videogioco. Lo specialista ha anche parlato dei conflitti e del concetto di guerra.
Cos’è la catastrofe del bambino ritirato
Daniele Novara è stato intervistato dal Corriere della Sera per ricordare la figura di Franco Fornari, uno dei più grandi e influenti psicoanalisti italiani del XX secolo. Citando la teoria dei codici affettivi, elaborata da Fornari tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, si è sottolineati come negli ultimi anni i ruoli genitoriali siano molto cambiati e siano sempre più diffuse le culture educative a-conflittuali.
Alla domanda su quali siano i rischi di questo tipo di educazione, il pedagogista ha spiegato che “la crisi è stata soprattutto sul codice paterno, che negli ultimi 40 anni, si è eclissato, inabissato, e quindi i figli specialmente, ma non solo le nuove generazioni, restano in una bolla materna, che non permette loro di rompere il guscio e di affrontare le grandi sfide della vita, soprattutto in adolescenza”.
“Nel narcisismo si coltiva l’interesse puramente personale – ha aggiunto Novara – e quindi c’è una sorta di consumismo, assunto quasi a modello educativo. Ai bambini viene versata l’acqua fino a 8 anni, gli viene dato il cellulare dei genitori a 5 anni, in modo che non si annoino: c’è una continua saturazione narcisistica dei piccoli, che non permette loro di tirare fuori le autonomie. Avviene che poi, in adolescenza, tra il 20 e il 25% delle ragazzi si ritiri in camera, davanti a un videogioco. Questa catastrofe dei ragazzi ritirati è legata alla carenza di codice paterno, volto all’avventura e alla scoperta, quello che hanno sempre fatto gli adolescenti in epoca pre-narcisistica”.
Cos’è il conflitto per Daniele Novara
Passando al concetti di conflitto, Novara ritiene che sia “l’antidoto alla guerra“. Proprio gli studi di Franco Fornari avrebbero dato al pedagogista la consapevolezza che “se noi riusciamo a liberarci della paranoia che il problema non è chi non è d’accordo con noi e a vivere il disaccordo come un punto di vista che possiamo non solo tollerare ma anche ascoltare, ecco che allora si aprono le porte alla vera convivenza. È l’apprendimento primario“.
Ricordando come in passato il Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti si chiamasse Centro Psicopedagogico per la pace, è stato chiesto a Novara come mai si sia cambiato il nome.
“Abbiamo tolto il termine pace – ha spiegato – perché era troppo equivoco. Fornari sostiene che l’uomo si sente buono anche quando fa la guerra, sacrificandosi per il suo paese. È, quindi, la bontà paradossalmente che spinge gli uomini a combattere: facciamo la guerra per avere la pace! È un’assurdità in termini semantici, ma è un’assurdità che Fornari aveva già analizzato perché la bontà, nella logica della paranoia di appartenenza primaria, diventa una motivazione irreprensibile”.
Per questo motivo si è voluto spostare completamente “il baricentro sui conflitti – ha aggiunto – ovvero è l’assunzione del conflitto, della discordanza, del disaccordo, della convergenza come area di relazione possibile, di incontro, di apprendimento che diventa importante per evitare la guerra. In altre parole, finché c’è conflitto non c’è guerra”.
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