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Daniele Novara Fonte foto: Ufficio Stampa Daniele Novara

Bullismo, Novara: "Vi dico l'antidoto alla violenza". Intervista

Il pedagogista Daniele Novara ci parla di bullismo tra i giovani e delle difficoltà nei rapporti con i genitori: l'intervista di Virgilio Sapere

Francesca Pasini

Francesca Pasini

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Content Writer laureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, vivo tra l'Italia e la Spagna. Amo le diverse sfumature dell'informazione e quelle storie di vita che parlano di luoghi, viaggi unici, cultura e lifestyle, che trasformo in parole scritte per lavoro e per passione.

Daniele Novara, noto pedagogista, formatore e autore, è stato nominato membro del tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo, coordinato dal Ministero dell’istruzione e del Merito. Un impegno significativo su fenomeni fortemente dibattuti a livello sociale e politico, che stanno ottenendo particolare attenzione anche a seguito dei più recenti episodi di violenza nelle scuole italiane.

Intervistato da Virgilio Sapere, il dottor Novara ci spiega quale sarà il suo ruolo all’interno di questo tavolo tecnico, ma non solo. Emergono anche interessanti riflessioni sull’incapacità dei giovani d’oggi di gestire un conflitto, sul baratro educativo e sul ruolo dei genitori, ai quali dà un importante consiglio, contenuto anche nel suo nuovo libro “Mollami! Educare i figli adolescenti e trovare la giusta distanza per farli crescere”.

L’intervista a Daniele Novara su bullismo, giovani e genitori

In occasione dell’uscita del suo nuovo libroMollami! Educare i figli adolescenti e trovare la giusta distanza per farli crescere”, Daniele Novara ha affrontato con Virgilio Sapere anche i delicati temi legati alle difficoltà relazionali tra le giovani generazioni, i genitori e gli insegnanti; difficoltà che si manifestano a scuola come a casa. “Il genitore perfetto non esiste, esiste il genitore organizzato”, dichiara il noto pedagogista, docente del Master in Formazione Interculturale presso l’Università Cattolica di Milano dal 2004 al 2024. Di seguito l’intervista integrale.

Lei parteciperà al tavolo tecnico come esperto in psicologia, pedagogia e comunicazioni sociali: quali saranno i suoi obiettivi in questo ruolo all’interno del tavolo tecnico e su quali soluzioni vorrà puntare?

Non ci sono certo soluzioni singole che si possono trovare con la bacchetta magica. Il punto per me principale è portare uno sguardo scientifico e professionale, che possa sganciarsi dalle logiche mediatiche ed emergenziali che troppo spesso dominano alcuni temi.

Faccio un esempio su tutti: pensare che possano esistere bulli di 4 o 6 anni è del tutto fuorviante. Il fenomeno del bullismo ha determinate caratteristiche che, in bambini o bambine che non sono ancora in pre-adolescenza, mancano totalmente. Certamente potranno esserci soggetti più o meno dispettosi, verso cui è maggiormente difficoltoso rapportarsi in modo canonico. Questo non lo nego. Ma non parliamo di bullismo perché fare di tutta l’erba un fascio accarezza il sentore comune, ma allontana dalla realtà scientifica e, di conseguenza, dal trovare soluzioni davvero efficaci.

Il mio iniziale contributo, quindi, non sarà tanto quello di arrivare con una soluzione in tasca quanto quello di portare scientificità e realtà in contesti che rischiano di muoversi sull’onda delle emozioni o delle notizie di cronaca. Ponendo basi solide, si potrà poi ragionare collegialmente su proposte concrete.

In più occasioni ha ribadito che una delle problematiche legate alla violenza e al bullismo è l’incapacità di gestire un conflitto: può dirci brevemente che cosa significa?

Significa che bisogna riconsegnare al termine “conflitto” il suo significato originario, in antitesi con la guerra. Anzi, il conflitto è proprio il miglior antidoto alla violenza. Questo perché, se si accetta l’esistenza di pareri discordanti dal nostro, si accetta che ci siano persone che, legittimamente, possono pensarla in modo differente da noi. Il conflitto è connaturato nella natura umana, capirne la valenza porta ad averne maggiore consapevolezza e, quindi, più capacità di gestione.

I conflitti, se accettati e gestiti, arricchiscono, portano dinamicità di pensiero, fanno nascere nuove domande che stimolano una crescita anche personale. Se invece si nega il conflitto, lo si considera una cosa puramente negativa, allora si nega anche il riconoscimento della validità delle opinioni altrui. Cosa che conduce all’incapacità di sopportare pareri e visioni differenti. E che sfocia in una violenza data dalle poche capacità conflittuali.

Ha parlato anche di baratro educativo. Secondo la sua esperienza, cosa dovrebbero imparare i giovani e che ruolo hanno i genitori e gli insegnanti in tal senso?

Non si può parlare generalmente di genitori e figli. Ogni età ha le sue caratteristiche e deve essere affrontata in modo coerente e organizzato. Sicuramente oggi i genitori hanno difficoltà a interpretare il proprio ruolo, sono fragili, vittime di un sistema che li bombarda con informazioni discordati e con influencer che non hanno alcuna base scientifica, ma puntano solo a fare soldi.

Da qui derivano tanti atteggiamenti che, pur agiti in totale buona fede, non favoriscono i propri figli. Dal mettersi al loro livello, abdicando quindi al ruolo genitoriale, al tenerli in una campana di vetro. Dal sostituirsi a loro, impedendo il pieno sviluppo delle autonomie, al lasciarli per troppo tempo in balia di smartphone e strumenti digitali.

Quindi, senza entrare nello specifico di ogni età e ogni situazione, il mio consiglio è quello di essere genitori organizzati e informati. Di non credere a tutto quello che gira in rete, specialmente se ha un palese fine monetario, ma di fidarsi dei professionisti senza aver la minima paura di chiedere aiuto quando si hanno dei dubbi o ci si sente troppo fragili. Il genitore perfetto non esiste, esiste il genitore organizzato.

Oggi si parla molto di IA: lei pensa che l’Intelligenza Artificiale potrebbe essere un ostacolo oppure un aiuto per la crescita degli adolescenti?

L’intelligenza artificiale è uno strumento e io non sono certo contrario alla tecnologia, che però deve essere usata per il giusto tempo e alla giusta età. Quindi dipende dall’uso. Se diventa un modo per evadere dalla realtà e isolarsi in cameretta, non è assolutamente una svolta positiva. Anche se si pensa di giocare con amici, il virtuale non potrà mai sostituire l’esperienza reale del mondo, con tutte le possibilità e gli imprevisti imponderabili. E un adolescente ha bisogno di vedere il mondo, di viverlo, di conoscere altre culture e altri punti di vista. E di farlo toccando con mano.

Poi non sono un programmatore o un esperto di intelligenza artificiale. Di certo, se l’IA diventa uno strumento che porta i ragazzi e le ragazze a chiudersi in camera o ad evitare relazioni e scambi, la prospettiva è assolutamente nefasta. Ma immagino ci possano essere altri utilizzi molto meno totalizzanti che possano essere d’aiuto. Come, ad esempio, convincere anche le ultime persone rimaste che a scuola il nozionismo (metodo di insegnamento che privilegia la quantità di nozioni acquisite rispetto alla formazione critica dell’alunno, ndr), non ha più senso. Ma qui si aprirebbe un altro capitolo…

Il 28 gennaio 2025 è uscito il suo nuovo libro “Mollami! Educare i figli adolescenti e trovare la giusta distanza per farli crescere”. Al centro, quindi, i giovani alle prese con il passaggio dall’infanzia all’età adulta e i genitori: qual è il consiglio più importante che si sente di dare ai padri e alle madri?

Avere ben in mente il tema della libertà. Un bambino ha bisogno di essere accudito, pur aiutato nella ricerca delle sue autonomie. Finita l’infanzia inizia una strada diversa, che deve portare i figli ad abbandonare il nido materno affrontando il mare aperto della vita, con le sue sfide quotidiane, le sue sorprese e i suoi imprevisti. Dall’idea di accudimento, che rischia di sfociare in controllo spasmodico, bisogna passare all’organizzazione.

Con queste basi, l’adolescente sarà alfabetizzato ad affrontare la vita, le difficoltà e le divergenze con le giuste capacità conflittuali. Quelli di cui accennavo nella precedente domanda.

Proprio per sostenere i genitori e aiutarli nell’essere organizzati, nel mio libro propongo tante tecniche molto pratiche da mettere in atto, dal paletto alla tecnica del gatto, per agire in modo coerente con l’età dei propri figli e sostenerli nella loro crescita che li porterà ad allontanarsi da casa e ad essere individui autonomi.

Cos’è il tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del bullismo

Istituito il 18 novembre 2024 e operativo dall’8 gennaio 2025 presso il Ministero dell’Istruzione, il tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo ha il compito di redigere un piano di azione integrato per il contrasto e la prevenzione del cyberbullismo. Inoltre, punta a realizzare un sistema di raccolta di dati finalizzato al monitoraggio dell’evoluzione dei fenomeni e al controllo dei contenuti per la tutela dei minori, in collaborazione con la Polizia postale e le altre Forze dell’ordine. Il piano prevede anche iniziative di informazione e di prevenzione del fenomeno del cyberbullismo rivolte ai cittadini, per le quali sono coinvolte le scuole e i servizi socio-educativi.