
Un ragazzo su 5 subisce bullismo, l'allarme dell'Istat
Il report dell'Istat "Bullismo e cyberbullismo nei rapporti tra ragazzi" ha reso noti i dati sulle vittime di comportamenti offensivi e violenti
Il bullismo è un fenomeno sul cui contrasto si lavora costantemente. Diverse scuole hanno attivato progetti specifici e anche i ministeri della Famiglia e dell’Istruzione sono impegnati a studiare misure per ridurre la diffusione di comportamenti aggressivi, offensivi e di sopraffazione tra coetanei. Intanto a Palazzo Chigi è stato presentato il report dell’Istat “Bullismo e cyberbullismo nei rapporti tra ragazzi” con i dati sul numero delle vittime.
I dati sul bullismo in Italia
Nel report si legge che nel 2023 il 68,5% dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni ha dichiarato di essere rimasto vittima di almeno un comportamento offensivo non rispettoso e/o violento, online e/o offline, nei 12 mesi precedenti.
Il 21% ha dichiarato di essere stato vittima di bullismo, cioè di aver subito questi comportamenti in maniera continuativa.
Il 71% dei ragazzi 11-19enni del Nord-ovest dichiara di aver subito, nel corso dell’anno precedente, comportamenti offensivi, non rispettosi e/o violenti contro il 66,5% riscontrabile tra chi risiede nel Mezzogiorno.
Nel Nord gli episodi di bullismo subiti con continuità sono più frequenti: 22, 1% tra i ragazzi del Nord-est e 21,6% tra quelli del Nord-ovest contro il 20% nel Mezzogiorno.
Chi sono i giovani più bullizzati
Riguardo alle caratteristiche dei giovani più bullizzati, i ragazzi stranieri sembrano essere quelli che subiscono di più il problema.
Il 26,8% dei ragazzi stranieri dichiara di avere subito, nell’ultimo anno, comportamenti offensivi, non rispettosi e/o violenti con una cadenza più che mensile contro il 20,4% riscontrato tra i coetanei italiani.
Tra alcune collettività straniere il fenomeno è più accentuato: i ragazzi di nazionalità romena e ucraina sono più frequentemente vittime di atti di bullismo, rispettivamente il 29,2% e il 27,8%.
Cosa dice la ministra Rocella
Secondo la ministra per la Famiglia Eugenia Rocella non è un caso “che nel Sud ci sia un po’ meno la tendenza al bullismo, perché probabilmente ancora resistono le reti parentali e questo interviene su vari fronti”.
“La rete parentale è anche una rete educativa, è una comunità educante – ha spiegato – per esempio, il ragazzo, il giovane si trova a confronto non soltanto col gruppo dei pari esterno, che quindi non ha una tendenza alla protezione, ma col gruppo dei pari interno, cioè all’interno della rete parentale, quindi con i fratelli, i maggiori, i cugini che sono in grado di essere il primo momento di confronto senza però quella durezza che c’è quando si esce nel mare aperto dei rapporti e poi anche proprio come protezione”.
La ministra Rocella ha aggiunto ancora che “la rete parentale è educante ma è anche protettiva” ed è quello che si è “perso nel corso degli ultimi decenni e che dobbiamo in qualche modo ricostruire attraverso invece un welfare di prossimità”.
“L’impostazione che abbiamo dato ai nostri interventi – ha concluso – è di non sottrarre competenze alla famiglia. C’è una tendenza a spostare tutto sulla scuola, invece è fondamentale un’alleanza scuola famiglia, non un trasferimento di competenze esclusivamente alla scuola, lasciando la famiglia sguarnita anche di responsabilità”.
Per combattere il fenomeno del bullismo, secondo la ministra, è quindi necessaria una collaborazione tra scuola e genitori nell’educare i giovani al rispetto degli altri.