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Crepet Fonte foto: IPA

Bullismo a scuola, l'allarme dello psichiatra Paolo Crepet

Visti i recenti fatti di cronaca, Paolo Crepet è intervenuto sul tema del bullismo a scuola e ha lanciato l'allarme: cosa ha detto lo psichiatra

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Negli ultimi giorni, complici i recenti fatti di cronaca, è tornato di grande attualità il tema legato al bullismo a scuola. Su questo argomento è intervenuto lo psichiatra Paolo Crepet, che ha lanciato l’allarme. Ecco cosa ha detto.

Il bullismo secondo Paolo Crepet

A fronte dei numerosi casi di violenza, sia fisica che verbale, a opera di giovani contro giovani nel contesto scolastico, ‘Il Corriere della Sera’ ha intervistato lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, uno degli analisti più attenti alla condizione giovanile.

Quanto alla diffusione del bullismo, l’esperto ha chiarito che “non si tratta di un’epidemia, ma piuttosto di casi isolati che si ripetono”. Per questo “ogni episodio deve essere contestualizzato e analizzato singolarmente”.

Il bullismo, come il mobbing, è “una forma di violenza” che “esiste nella società da molto prima dell’era digitale“, ha detto lo psichiatra. Perciò “non siamo nuovi a situazioni in cui individui considerati più forti aggrediscono quelli più vulnerabili o in difficoltà”. Si tratta “di un fenomeno intrinsecamente umano, purtroppo”. A differenza del passato, però, “oggi, queste dinamiche sono ulteriormente complicate dalla presenza del digitale”, ha evidenziato Crepet.

Cosa fare di fronte ai fenomeni di bullismo o cyberbullismo? “È cruciale che la vittima si confidi con i genitori”, ha proseguito lo psichiatra. “Questi episodi avvengono spesso in modo silenzioso, sia nelle aule che nei luoghi di ritrovo dei ragazzi”. Per questo “è essenziale incoraggiare i giovani a parlare ogni volta che si sentono vittime di bullismo, affinché i genitori possano agire. Non bisogna pensare che, essendo accaduto una sola volta, non si ripeterà. Purtroppo, in molti casi accade il contrario”, ha concluso.

Bullismo e cyberbullismo in Italia

Secondo l’ultima indagine dell’osservatorio Health Behaviour in School-aged Children (HBSC), riferita all’anno 2022 e pubblicata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), nel periodo dell’età dello sviluppo gli atti di bullismo e di cyberbullismo tendono a essere più frequenti nelle ragazze e tra i più giovani, con proporzioni di circa il 20% negli 11enni che progressivamente si riducono al 10% nei più grandi.

Nel confronto con la rilevazione del 2017/2018, la frequenza di episodi di bullismo sembra essere grosso modo stabile, ma è nel cyberbullismo che si osserva un “preoccupante incremento soprattutto nei ragazzi di 11 e 13 anni, indipendentemente dal genere”, hanno spiegato dall’ISS. Un aumento che “sembra essere associato alla preoccupante diffusione di smartphone e social network tra i giovani”.

La legge contro il bullismo e il cyberbullismo

Il 15 maggio scorso, il Parlamento ha approvato la legge 70/2024 che reca le disposizioni volte a prevenire e contrastare i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo.

Tra gli interventi, oltre all’incremento dei finanziamenti per campagne informative, si prevede la possibilità per le regioni di promuovere iniziative “affinché sia fornito alle istituzioni scolastiche che lo richiedano un servizio di sostegno psicologico per gli studenti”. Ma anche l’adozione, da parte di ciascun istituto scolastico, di un codice interno per la prevenzione e il contrasto del fenomeno. E ancora, si sancisce l’obbligo del dirigente scolastico di informare i genitori dei minori coinvolti in episodi di bullismo e di applicare “le procedure previste dalle linee di orientamento ministeriale”, promuovendo “adeguate iniziative di carattere educativo”

La legge contro il bullismo ha anche istituito, per il 20 gennaio, la Giornata del rispetto, dedicata alla sensibilizzazione alla non violenza fisica e psicologica e al contrasto ad ogni forma di discriminazione e prevaricazione. Il 20 gennaio non è una data scelta a caso. È il giorno in cui è nato Willy Monteiro Duarte, il giovane ucciso in un pestaggio il 6 settembre 2020 a Colleferro (Roma).

Infine, nel testo è stata data una definizione precisa di bullismo, ovvero una “aggressione o molestia reiterate, da parte di un singolo o di un gruppo di persone, contro un minore o un gruppo di minori” che provocano “sentimenti di ansia, timore, isolamento o emarginazione attraverso atti e comportamenti vessatori, pressioni o violenze fisiche o psicologiche, istigazione al suicidio o all’autolesionismo, minacce o ricatti, furti o danneggiamenti, offese o derisioni”.