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Valditara Fonte foto: ANSA

Bullismo, cosa deve insegnare la scuola per il ministro Valditara

Giuseppe Valditara in visita a Latina per parlare di bullismo: ecco cosa si deve insegnare a scuola per contrastare il fenomeno secondo il ministro

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Bullismo e violenza giovanile sono stati gli argomenti al centro di un tavolo tecnico che si è tenuto il 5 dicembre alla Prefettura di Latina alla presenza del ministro Giuseppe Valditara. Dopo di che, il titolare dell’Istruzione ha partecipato ad un convegno organizzato dall’Istituto comprensivo Alessandro Volta della città sul tema del bullismo e del cyberbullismo. Ecco cosa deve insegnare la scuola secondo lui per contrastare il fenomeno.

La cultura del rispetto come antidoto al bullismo

Combattere il bullismo partendo dalla cultura del rispetto” affinché “l’amicizia, il dialogo e la comprensione siano il tratto unificante del nostro vivere insieme”. Lo ha detto il ministro Giuseppe Valditara a Latina a margine dei due incontri che lo hanno visto protagonista, prima in Prefettura e dopo al teatro Ponchielli, dove ha parlato di bullismo insieme agli studenti e agli insegnanti dell’Istituto comprensivo Alessandro Volta.

Il ministro ha proseguito: “Da una parte nelle scuole dobbiamo sempre valorizzare l’entusiasmo, l’amicizia e i talenti, per far sì che i giovani si sentano realizzati. Dall’altra, però, dobbiamo anche saper sanzionare comportamenti che possono dar luogo a gesti violenti nei confronti delle persone e delle cose, avendo sempre presente la stella polare della persona al centro della scuola costituzionale, che chiede e pretende rispetto verso chiunque”.

Scuola fondamentale per contrastare il bullismo

Come riportato da ‘Latina Today’, una volta salito sul palco del teatro Ponchielli, Valditara ha iniziato il suo intervento rivolgendo alcune domande agli studenti: “Perché l’odio? Perché il disprezzo, il bullismo? Perché ferire qualcuno, perché perseguitarlo? Non è meglio accoglierlo, giocarci insieme, studiare insieme, discutere. Talvolta anche litigare, perché è naturale farlo con gli amici, ma poi fare pace e trovare un momento di sintesi, di unione?”.

Per vincere il bullismo, ha proseguito il ministro dell’Istruzione, la scuola svolge un ruolo fondamentale: è qui che si deve “insegnare la cultura del rispetto”, su cui si incentrano “le nuove linee guida sull’Educazione civica“, fortemente volute da Valditara.

Ma la scuola “deve essere anche il luogo del bene, della serenità e dell’amicizia”, ha aggiunto. E questo “è un grande compito che hanno innanzitutto i docenti“, ai quali “deve essere riconosciuta l’autorevolezza dall’autorità politica, dall’istituzione, ma anche dalle famiglie e dai giovani”.

Educare i giovani alla cultura del no e al senso del limite

Durante il suo intervento, Valditara ha anche rivolto un appello alle famiglie, raccomandando di non lasciare lo smartphone ai bambini piccoli, che hanno bisogno di “narrazioni” e di “fiabe”, non di cellulari.

Il ministro ha poi sottolineato l’importanza di educare i giovani alla “cultura del no” e al “senso del limite“, perché “se non si sa sopportare il no, allora si compiono gesti che possono diventare persino estremi”, ha detto parlando dell’incontro che ha avuto con Gino Cecchettin, il padre di Giulia, vittima di femminicidio.

Infine, Valditara ha chiuso il suo discorso citando la riforma del voto in condotta. Una riforma “che ho voluto per una scuola che sappia insegnare che cos’è la vera solidarietà” e che sia in grado di “sanzionare” e “responsabilizzare chi sbaglia” per “farlo crescere e maturare”.